Scuola, i tagli della riforma Gelmini, dibattito a Molfetta sulla situazione in Puglia
MOLFETTA - Riforma Gelmini, riforma epocale: au contré, perché in Puglia si sono registrati 5mila posti in meno. Un taglio orizzontale alle finanze scolastiche, mentre la crisi continua a mietere vittime e si discute di salvaguardia dell'occupazione: si perdono risorse umane, professionalità, energia per una scuola nazionale che, si dice a parole, deve rinnovarsi.
Un attacco a un grande servizio pubblico nazionale, mentre i Paesi europei destinano fondi per il potenziamento della scuola.
Si riducono le ore, ma non s'incrementa il tempo-scuola per gli studenti, soprattutto per quelli che hanno bisogno di più attenzioni. La promozione di una cittadinanza attiva resta solo un lontano ricordo.
Il dibattito pubblico "Una scuola migliore in Puglia", svoltosi nella Sala Consigliare in Piazza Municipio, ha focalizzato la sua attenzione su "una scuola che non crea innovazione, che non modifica le modalità d'insegnamento, che lascia poco sperare su un'effettiva idea di rinascita" (Caterina Montaruli, dirigente dell'ITG "Tannoia" di Ruvo di Puglia, ndr).
Una scuola riformata che nasce da un governo nazionale di centrodestra "allergico all'idea di futuro, che gioca sulle paure del popolo italiano - ha gridato Guglielmo Minervini, assessore regionale alla Trasparenza e Cittadinanza Attiva, aprendo la campagna elettorale, ufficialmente sarà domenica 28 al Teatro Odeon - che demolisce e sconquassa i beni pubblici".
Il leit motiv di queste ultime settimane è stata l'estrema confusione nell'applicazione della riforma, la cui idea di riordino "nasce dall'emergenza del risparmio, non reinvestito nella razionalizzazione della scuola, ma fondo cassa dei conti pubblici": l'assessore al Diritto allo Studio Gianfranco Viesti ha sottolineato che la scuola della provincia di Bari e della BAT, fatto qualche conto in tasca, "ha un reddito attivo di 49milioni di euro, un credito nei confronti dello Stato che lo stesso Stato non potrà mai colmare".
La scuola nazionale vanta un credito di 1 miliardo di euro: denaro versato dalle tasche delle famiglie. E le scuole più deboli rischiano nel 2010 un fallimento tecnico.
"La scuola deve garantire il diritto all'istruzione e al successo", ha giustamente affermato la dirigente Montaruli: questa riforma, invece di nuove risorse e professionalità, garantisce solo "incertezza dei regolamenti e depressione delle finalità". Soprattutto, un impoverimento culturale per una generazione che volutamente deve essere ignorante.
Nonostante i tagli governativi, un illuminato governo regionale ha stanziato i fondi POR (in particolare, per progetti per la lotta alla dispersione scolastica, come l'iniziativa "Diritti e Scuola") alle scuole primarie, con la speranza di poter allargare l'iniziativa politico-finanziaria alle scuole secondarie.
Illuminato perché, invece di imporre dictat dall'alto, ha cercato un confronto dal e con il basso, attraverso una concordanza tra Regione, Provincie e istituti scolastici provinciali: "venerdì mattina - ha annunciato l'assessore Viesti - una giunta regionale straordinaria approverà i nuovi indirizzi scolastici determinati da questa consultazione, per garantire a famiglie e discenti una formazione costante e variegata, ai docenti la tutela del loro lavoro".
Evitando lo "sconquasso" del Ministero dell'Istruzione, che, pur non conoscendo il territorio, ne stabilizza l'organizzazione scolastica secondo personali criteri.
Il federalismo scolastico (il tit. V assicura l'autonomia costituzionale della scuola e la concorrenza tra Stato e regione) ha permesso alla scuola pugliese di godere dal 30 novembre 2009 dei progetti POR (25 milioni di euro) nelle elementari e medie in italiano e matematica: 300 scuole accettate, 1200 docenti precari assunti, con il completo assenso, poi indifferenza, del Ministero.
A marzo un tavolo di concertazione sintetizzerà i risultati: i monitoraggi per il corretto svolgimento di questi progetti sono effettuati da 28 tutor, presidi ripescati dalla pensione, in sincronia con l'INVALSI.si sarebbe potuto fare di più se Fitto non avesse bloccato 325milioni di fondi FAS indirizzati alla Puglia.
La Puglia, rispetto alle stesse regioni del Nord, tra cui la Lombardia, che si vantava di aver anticipato le riforme governative, usufruirà di una scuola più qualitativa: è un peccato che oggi i ragazzi di III media sappiano leggere molto bene, ma non capiscano quanto letto. Perché "l'intensità dell'insegnamento non garantisce pari opportunità e le classi sono segregate e ghettizzate": l'effetto politico, avere individui privi di coscienza critica e per la maggior parte disoccupati e/o malpagati e a nero. Questa, la qualità delle classi.
La qualità della scuola, invece, rappresenta un nodo un po' più ostico: ridisegnare la rete scolastica pugliese significherà chiudere alcuni plessi, "quei plessi che non raggiungono l'utenza minima e sottraggono fondi agli altri istituti che ne hanno realmente bisogno".
Una chiusura "che puzza di tagli - ironizza il dott. Viesti - i soldi risparmiati non finiranno nelle casse del bilancio pubblico regionale, ma reinvestiti nel potenziamento strutturale, organizzativo e educativo delle altre scuole, nell'assunzione dei docenti, nel miglioramento dei mezzi scolastici". Il centrodestra avrà di che diffamare e criticare.
In Puglia si cerca di disegnare una società e un'idea di sviluppo "in cui non manchi la giustizia sociale e s'investa sulla persona che, con il lavoro, deve essere considerata una risorsa": per questo motivo, secondo Guglielmo Minervini, "le elezioni regionali in Puglia hanno una rilevanza nazionale perché decideranno non solo il destino di noi pugliesi, ma anche una fetta delle politiche nazionali".
Autore: Marcello la Forgia