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Scontro in consiglio comunale a Molfetta sulla vendita dei locali comunali nel Fashion District, come anticipato da Quindici
09 ottobre 2007

MOLFETTA - Quello che “Quindici”, unico media cittadino ha denunciato nell'articolo di presentazione del consiglio comunale, anticipando quando sarebbe accaduto, si è puntualmente verificato: il sindaco Antonio Azzollini e la sua maggioranza di centrodestra si sono venduti un bene di proprietà comunale per fare “cassa”. Si tratta di un locale all'ingresso del Fashion District Molfetta Outlet che la società bresciana aveva assegnato al Comune di Molfetta nell'accordo sottoscritto in occasione della realizzazione della “Città della Moda”. La destinazione di questo spazio di circa 400 mq, era quella di una “vetrina” promozionale della città, soprattutto a beneficio degli operatori economici. Infatti, tutti i forestieri che giornalmente arrivano all'Outlet, avrebbero avuto la possibilità di vedere fotografie di monumenti, gustare prodotti tipici locali, conoscere le iniziative turistiche, sportive e quant'altro e quindi essere spinti a fermarsi in città. Purtroppo negli ultimi anni questi locali, occasione unica per la città, sono stati abbandonati a se stessi dalla precedente e dall'attuale amministrazione di centrodestra. Oggi il sindaco Azzollini scopre che sono inutili e, invece, di attivare tutte le iniziative per renderli operativi, pensa di disfarsene per fare cassa e spuntare un buon prezzo, cedendoli allo stesso Fashion District per ben 1 milione e 350mila euro, cifra enorme, forse un prezzo di amicizia verso una città che ha permesso ai bresciani di fare business sul territorio. E la “promozione del territorio e delle attività culturali, turistiche ed economiche della città”? E i commercianti locali che si sono battuti tanto per avere questa vetrina, ma poi hanno fatto molto poco anche loro per renderla operativa e funzionale, preferendo contributi dall'Outlet per qualche manifestazione di basso livello del Natale molfettese. E così anche loro hanno dimostrato scarsa lungimiranza e attaccamento solo al “vil denaro”, senza una vera e propria capacità imprenditoriale. Ora il sindaco Azzollini ottiene una barca di soldi “a scopo di indennizzo” e decide, udite, udite, di destinare questi soldi al suo meraviglioso unico obiettivo: il porto dei sogni (1 milione di euro) e all'arredo urbano (350mila euro). E l'affare è fatto. Ma non basta, il... business è ancora più grosso, perché la convenzione con i bresciani obbliga Molfetta Outlet a versare al Comune 150mila euro annui per la realizzazione delle manifestazioni culturali di promozione del territorio. Tanto per intenderci, quella pagliacciata dell'Estate molfettese. Chissà che idea si saranno fatti i bresciani di noi: gente che si può comprare per quattro soldi... Comunque questa vendita, come abbiamo già detto resta un'operazione vergognosa e scandalosa. Naturalmente l'opposizione di centrosinistra non poteva non insorgere alla richiesta di approvazione di questa nuova convenzione. E questa volta ha fatto sentire pesantemente la propria voce attraverso le richieste di Lillino Di Gioia sulle promesse mancate: parcheggi, biblioteche, centri polifunzionali, auditorium. Di Mino Salvemini (DS), Nino Sallustio (Margherita), Antonio Ancona (socialisti), eTommaso Minervini. Nino Sallustio, anche a nome degli altri colleghi del costituendo Partito Democratico, ha avanzato alcuni interessanti rilievi sia sull'incapacità di gestire e valorizzare i locali da parte delle due amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo. Tra l'altro, non poteva giustificarsi una vendita solo perché non si era riusciti a far funzionare questo progetto. Se passasse questo principio, ha aggiunto Sallustio, dovremmo chiudere tutti gli uffici comunali perché non funzionano. La realtà è diversa: è il sindaco che non li ha fatti funzionare. Perché il primo cittadino, si è chiesto ancora, non ha consultato i commercianti (che si erano battuti per ottenere i locali), prima di decidere la vendita? Ma è soprattuto sulla destinazione della somma che Sallustio ha usato le parole più dure: destinarli al porto? Quale porto? Quello che verrà, se verrà? Alle strade di collegamento di un porto che non c'è ancora? Secondo Sallustio l'operazione serve solo a riversare in questo progetto porto, altri soldi da poter gestire da parte del Comune. “E chi decide che il porto sia più urgente di strade e parcheggi?” Perché non pensare, invece, a fare un grande parcheggio in piazza Verdi e rendere più vivibile la città, oggi intasata di auto? Ma forse rinunciare alla vendita sarebbe la strada migliore, secondo l'opposizione, proprio per avviare quel progetto promozionale e turistico con vendita dei prodotti tipici locali, primo fra tutti l'olio che l'Oleificio cooperativo produce a Molfetta. Insomma, bocciatura totale. Ma la maggioranza ha deciso di andare avanti per la propria strada, come ha fatto anche con l'altro provvedimento relativo all'annullamento del regolamento che affidava gli incarichi legali a rotazione. Ora sarà il sindaco a decidere volta per volta chi dovrà difendere il Comune in giudizio. E qui il sindaco ha minacciato di fare i nomi di avvocati che avrebbero ottenuto copiose parcelle dal Comune. Altro che rotazione! Ma li faccia i nomi, sindaco. La città ha il diritto di sapere, anche per valutare se la sua decisione è stata giusta oppure no. Altrimenti può alimentare il sospetto di non imparzialità nelle sue scelte. Le manca il coraggio? L'opposizione ha inutilmente protestato per questa modifica di regolamento di una decisione già assunta anni fa e che appare più equa rispetto a una scelta arbitraria del sindaco. Insomma, molta carne al fuoco, sufficiente a creare tensione fra maggioranza e opposizione. Ma alla fine, la forza dei numeri ha avuto la meglio, anche contro gli interessi della città.
Autore: V. R.
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