Salviamo l'ospedale, “La svolta”: sindaco dimettiti
MOLFETTA – 30.10.2003
Grande mobilitazione per salvare l'ospedale di Molfetta, fortemente penalizzato dal piano di riordino ospedaliero del presidente della Regione Puglia, Fitto. Sembra che all'improvviso ci sia stato un improvviso risveglio da parte di tutte le liste civiche. Un risveglio che non può che essere salutare, ma suscita un interrogativo: come mai solo ora e non al momento della presentazione del piano? (il riferimento è, naturalmente, alle liste civiche e ai movimenti di opinione, perché i partiti di opposizione avevano già fatto sentire la loro voce). C'è il sospetto che si senta odore di elezioni e tutti cerchino di raccattare qualcosa. Oppure ci si è resi conto che quest'amministrazione fa solo danni alla città e si chiedono con insistenza le dimissioni del sindaco Tommaso Minervini? Ai lettori la riposta.
Comunque registriamo anche questa presa di posizione del gruppo “La Svolta”.
“Il diritto di sapere, il dovere di partecipare. La Regione Puglia ha di fatto smantellato interi reparti del nostro Presidio Ospedaliero, col Piano di Riordino della rete ospedaliera, favorendo la città di Bisceglie che sicuramente gode di grande stima politica – dice il manifesto della Svolta -. Il sindaco, con pubbliche dichiarazioni, ha offerto la sua adesione al progetto, impegnando in qualche modo il paese senza nemmeno preoccuparsi di verificare il consenso della gente attorno ad una scelta così importante per la salute dei cittadini. I danni derivati dalla chiusura di alcuni reparti e la violazione al diritto alla Salute si fanno sentire. Pertanto, visto che il sindaco non è stato in grado di difendere e garantire il diritto alla salute dei propri cittadini deve dimettersi.
Nei prossimi giorni organizzeremo manifestazioni, girotondi e raccolte firme per chiedere le dimissioni del sindaco di Molfetta. I molfettesi non devono essere sudditi di altre città per accordi elettorali o di altra natura. La salute dei cittadini va tutelata, non deve essere: né merce di scambio né prezzo elettorale!”.