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S. Domenico: cosa contiene l’Archivio storico A colloquio con il responsabile, Mauro Uva
15 dicembre 1999

Per studenti universitari alle prese con tesi di laurea e per ricercatori di ogni età sarà un piacere destreggiarsi fra mille documenti, adesso che è stata aperta al pubblico la nuova sede dell’Archivio Storico Comunale. Da ora in poi chi avrà bisogno di consultare gli antichi atti del Comune di Molfetta dovrà recarsi, non senza l’apposito permesso di entrata, presso l’ex Convento di San Domenico; la struttura adibita all’Archivio è situata a pianoterra e si compone di segreteria, ufficio dell’archivista capo, sala di consultazione e ovviamente di ampie sale per la custodia del materiale cartaceo. L’Archivio si articola in due sezioni: nella prima i documenti sono divisi in diciassette categorie tematiche, secondo l’ordine del vecchio titolario borbonico; la seconda, invece, rispetta l’attuale ordinamento, con suddivisione per quindici categorie secondo il disposto della circolare ministeriale n.17100 del 1897. “ La richiesta del Comune di Molfetta di poter mantenere l’ordine del titolario borbonico per gli atti già in tal modo archiviati fu accolta dal ministero degli Interni- spiega Mauro Uva, responsabile ufficio archivio e protocollo - ; il decreto che autorizzò questa deroga alla nuova normativa constatò infatti che tale ordine di catalogazione differiva solo in minima parte da quello appena entrato in vigore”. E’ così che sono conservati i documenti più risalenti della nostra città, in materie che vanno dal campo relativo a catasti, censimenti ed elezioni, a quello della beneficenza, della pubblica istruzione, dell’agricoltura, dell’industria e del commercio, sino alla giustizia e alla contabilità. Gli atti più antichi risalgono al 1508, mentre gli ultimi che sono stati inventariati, allo stato attuale, sono del 1945. Sarà possibile visionare tale materiale presso l’apposita sala consultazione, provvista di computer che al più presto saranno attivati per facilitare in modo particolare l’accesso ai dati dei documenti più antichi, come gli “apprezzi generali” del secolo XVI. “La nostra intenzione - continua Mauro Uva - è di realizzare al più presto la microfilmatura della documentazione archiviata, così da semplificare il lavoro di ricerca e da massimizzare la fruibilità del materiale”. Per quanto riguarda l’aspetto gestionale, è stato già assegnato l’incarico di archivisti a lavoratori socialmente utili, dotati di tutte le qualifiche necessarie ad espletare tale opera in maniera professionale. Antonella Riefolo
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