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Ritardi nella costruzione del nuovo porto di Molfetta, ma il sindaco vanta i successi dello sminamento Dopo la notizia del ritrovamento di altre bombe nei fondali, che ritarderanno i lavori di oltre un anno, l'amministrazione comunale non risponde all'opposizione che chiedeva un consiglio comunale ad hoc, ma preferisce parlare di “completamento con successo della prima fase di bonifica”
29 luglio 2009

MOLFETTA -Qualche giorno fa “Quindici” ha dato la notizia del ritrovamento di nuovi ordigni bellici nelle acque antistanti il porto di Molfetta nonché nelle vicinanze di Torre Gavetone. Per conto dell'Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale il nucleo operativo dello Sdai, che per più di un anno si è occupato di far brillare gli ordigni sui nostri fondali, ha fatto sapere che sarebbe opportuno procedere a nuove azioni di sminamento in seguito a recenti operazioni di ricognizione. In sintesi il mare di Molfetta, malgrado il decantato raggiungimento dello sminamento, erano stati raccolti 63 ordigni, resta una polveriera: sui fondali ci sono ancora cassette di munizioni, bombe da mortaio, pezzi di un aereo incendiario, un bidone rotto ed un altro probabilmente integro di disfogene. Il disfogene è un arma ampiamente usata nella Prima Guerra Mondiale e fa parte della categoria dei gas asfissianti. L'opposizione di centrosinistra, già prima ancora che questa nuova notizia fosse nota aveva richiesto al sindaco e alla maggioranza di riferire in Consiglio Comunale circa i verbali del Consiglio della Società del Porto. Non avendo risposte da fornire, né volendo informare i cittadini sulla situazione dei lavori del porto, il sindaco Azzollini, pensa bene di venire fuori alla maniera del suo maestro-padrone Silvio Berlusconi: alterando la realtà e vantando successi inesistenti per continuare a drogare i cittadini con la propaganda politica. E così il Comune decide di diffondere un comunicato stampa con il quale comunica che «con il disinnesco e il brillamento degli ultimi 50 ordigni bellici risalenti alla Seconda Guerra Mondiale è terminata sabato scorso la prima fase di bonifica da ordigni bellici nel bacino portuale di Molfetta. Le operazioni di bonifica sono cominciate a luglio del 2008 e fino ad oggi hanno permesso di bonificare completamente ben 54 aree per un totale di circa 2.500 bombe di vario tipo rinvenute in mare, alcune anche a caricamento speciale con fosforo (nessuna però contenente iprite). L'operazione di bonifica completata nel Porto di Molfetta è stata realizzata nell'ambito dell' “Accordo di Programma per la definizione del Piano di Risanamento delle Aree Portuali del Basso Adriatico” finanziato con 5 milioni di euro attraverso la Legge finanziaria 448 del 2001. Il progetto coinvolge i ministeri dell'Interno, della Difesa, dell'Ambiente insieme a Regione Puglia e Comune di Molfetta e individua cinque aree di intervento prioritarie quali il Porto di Molfetta, l'area costiera tra Molfetta e Giovinazzo (presso località Torre Gavettone) il Porto vecchio di Manfredonia, il Porto nuovo di Bari e l'Isolotto di Sant'Emiliano a Otranto. In particolare, la bonifica degli ordigni bellici è stata attuata dallo SDAI – Corpo Speciale dello Stato Maggiore della Marina Militare che per gli ordigni a caricamento speciale al fosforo si è avvalso del supporto dell'11° Reggimento Genio Guastatori di Foggia. La Prefettura di Bari e la Regione Puglia hanno coordinato le operazioni di brillamento a terra all'interno di cave appositamente individuate, operazione quest'ultima resa possibile grazie anche all'impegno diretto da parte del Comune di Molfetta. È stata avviata, intanto, la “fase due” del piano, ultima tappa della definitiva bonifica da ordigni bellici nel Porto di Molfetta. Anche in questo caso la caratterizzazione dei fondali è affidata agli esperti dall'ISPRA con il concorso del Centro di Ricerca della NATO “NURC” (NATO Underwater research Centre). Gli obiettivi dell'intera operazione, commenta il sindaco Antonio Azzollini, “riguardano la messa in sicurezza dei fondali interessati dai lavori di dragaggio per la realizzazione della più grande opera pubblica marittima del Sud Italia quale è oggi il nuovo Porto commerciale e soprattutto la sicurezza sul lavoro di armatori e marinai i quali potranno finalmente operare senza alcun rischio legato agli esplosivi presenti in mare” ». Insomma, invece di parlare dei motivi dei ritardi (rilevati dall'Autorità di vigilanza dei Lavori pubblici) che costeranno fior di milioni ai cittadini molfettesi (ogni ritardo comporta penali da pagare alla ditta appaltatrice), l'amministrazione comunale si limita a dire che è stata completata con successo la fase 1 dello sminamento. Questa storia del nuovo porto sta diventando veramente un peso per la città che rischia di pagarne per anni le conseguenze sul piano economico di un errore politico e amministrativo di non poca rilevanza.
Autore: Carlo Gadaleta
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