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Rita, rosa fra le spine: successo del musical della parrocchia S. Achille
15 aprile 2015

Rita è il suo nome per chi non lo sa/ ha il cuore pieno di pace e bontà/ è tanto forte ma con tanta umiltà!: quali altre parole se non queste potrebbero meglio spiegare il significativo messaggio del musical “Rita, una rosa tra le spine”, andato in scena al Teatro “Don Bosco” nei giorni 28 e 29 marzo. Il pubblico ha molto apprezzato l’impegnativo lavoro di preparazione svolto dalla Comunità Parrocchiale “Sant’Achille” di Molfetta, che ha iniziato le prove lo scorso settembre, applaudendo ad ogni fine canzone, partecipando emotivamente alla storia di Margherita Lotti, a tutti nota come Santa Rita da Cascia. Sinceri complimenti vanno ai registi Gianni Antonio Palumbo (apprezzato redattore di “Quindici”) e Duccio Poli che hanno reso possibile la realizzazione del musical. A tale successo hanno decisamente contribuito la scenografia dotata di effetti speciali, le coreografie ben curate con balletto e canto dal vivo, i costumi fedeli alla moda quattrocentesca, l’audio limpido, le luci e i colori che sul palco scandivano i momenti salienti della rappresentazione. Appropriate le musiche di don Vincenzo Giovino, ritmate, melodiche, tristi e gioiose. Un allegro menestrello (Mauro Cilardi) accompagnato da festosi e colorati giullari introduce il personaggio di Rita, nata nel 1381 a Roccaporena da Antonio Lotti e Amata Ferri. La protagonista sposò il nobile Paolo Ferdinando di Mancino, dal quale ha avuto due figli. Rita non apprezza né ammette lo stile di vita di suo marito e dei signori del luogo che, nel contesto storico delle lotte tra guelfi e ghibellini, si ammazzano l’un l’altro per vendetta, per il potere o per onore. È per questo che lei preferisce stare fuori dal palazzo insieme ai poveri, cercando per quanto le sia possibile, di aiutarli e di pregare per loro. Fantastica è la voce di Rita, interpretata da Maria Pappagallo, così forte da far vibrare le corde dei cuori degli astanti, così diretta da dare l’idea di una preghiera cantata. I poveri (Cosimo Giancaspro, Gianni Giancaspro, Mauro Zaza, Michele La Grasta) sono felici delle attenzioni di Rita; il marito (Lorenzo Messina), invece, è furioso e rivolge alla donna parole taglienti e provocatorie arrivando ad accusare Dio di averla indotta alla pazzia: “Non ne posso più di te! La sfortuna sei di me! Vuoi cambiare il mondo con la pace che non c’è!”. Rita, sconfortata, piange e prega il Signore che possa redimere il cuore di suo marito affinché possa condurre una vita migliore all’insegna dell’amore verso il prossimo. Il coro dei popolani (Anna Ciccolella, Anna d’Elia, Anna Gagliardi, Alfonso Calò, Caterina Sallustio, Enza Mongelli, Filomena Sciancalepore, Nicola Poli, Stefano Pansini, Pasquale Gadaleta, Tonia Allegretta, Leonardo Pisani, Maddalena Losito) intanto ricorda le meraviglie dell’Universo creato da Dio. Ed ecco che Paolo Ferdinando di Mancino, consapevole del male che ha commesso, “dall’odio incatenato”, ritiene che sia ormai vano chiedere perdono a Dio. La moglie, invece, lo incoraggia a non rassegnarsi, poiché non è mai troppo tardi per chiedere perdono al Signore, fonte infinita di bontà. Dopo poco giunge sulla scena il menestrello che annuncia la morte di Paolo Ferdinando, barbaramente ammazzato. Secondo il codice d’onore dell’epoca spetta ai figli vendicare il padre, perciò Rita, per proteggere i figli dall’odio e dal rancore, cerca di nascondere la camicia del loro padre intrisa di sangue, ma il suo gesto viene vanificato dai nobili (Angela Amato, Dino Gadaleta, Giovanni Armenio, Rosa Spadavecchia, Stella Mongelli, Susanna De Fazio, Isa Altamura) tra i quali canta una parente del marito (Cetta Piccininni): “Tu parli di pace ma noi vogliamo la guerra. Insegniamo vendetta ai nostri figli e ne siamo fieri./ Il tuo Dio resta cieco./ Non puoi salvare il mondo dal dolore!”. E così sulla spinta di queste parole i due figli Giangiacomo (Tony Tavella) e Paolomaria (Cosimo Giancaspro) brandiscono le spade per vendicare il padre. La Santa è addolorata poiché non è riuscita a dissuadere né i nobili né i suoi figli e così supplica intensamente il Signore con una croce in mano con queste parole struggenti: “Ascolta il grido di una mamma che soffre tanto, piange e spera” che il Signore possa prenderli con sé prima che diventino degli assassini. Il Signore esaudisce la sua preghiera: prima che potessero compiere la loro vendetta i due gemelli muoiono di peste. Rita disperata, sola e vagabonda si reca dalla cugina (Daniela La Forgia) per avere un conforto: “Dio, perché è toccato a me?!”. Decide di entrare nel monastero delle Agostiniane, ma la cugina del marito nonché madre superiora, Caterina di Mancino (Marta Mongelli), glielo impedisce poiché vedova di un uomo morto ammazzato. Mentre Rita è prostrata davanti alla porta del monastero appaiono due angeli custodi (Laura Panunzio e Alinda Magarelli) insieme ad altri piccoli angeli (Antonio Minervini, Claudia D’Agostino, Elisabetta de Gennaro, Nicolò Poli e Karina Ruggiero) per vegliare su di lei e alleviarle il dolore. Il mattino seguente si compie il miracolo: due suore (Stefania Altomare e Martina Camporeale) trovano Rita accasciata all’interno del monastero e corrono ad avvisare la madre superiora e le altre sorelle (Alessandra De Nichilo, Daniela Porcelli, Eleonora Mongelli, Maria Luisa Giancaspro, Marianna Minervini, Marinella Ragno, Monica Pisani, Ottavia Fiorentino, Rossella Pansini, Rossella Ragno). Il miracolo c’è stato e la madre superiora, pentita, accetta Rita nel monastero. Intanto i poveri, fuori dalle mura del monastero, sono tristi, perché ormai Rita non potrà tornare tra loro: toccanti le parole di una povera infelice (Vittoria Tatulli), che soffre per l’assenza della loro protettrice. Quando, però, tutto sembra ormai perduto ecco che Rita spalanca le porte e con le altre suore rallegra e accudisce i poveri. Sull’inginocchiatoio Rita prega davanti alla Croce del monastero: “Signore parlami! Mio Dio rispondimi! Ascolta questa mia preghiera!”, vuole condividere le stesse sofferenze di Cristo crocifisso sul Golgota, poiché solo in questo modo potrà sentirsi vicina a lui per l’eternità. Il Signore l’ascolta e le fa comparire una stigmata sulla fronte che le procura la stessa sofferenza che la corona di spine provocò a Cristo. Dispensata dalla sofferenza solo in occasione del giubileo indetto da Niccolò V, Rita accasciata su una poltrona prega la cugina di raccoglierle dal giardino innevato una rosa senza spine e due fichi. La cugina esaudisce il suo desiderio: rientra con la rosa senza spine e i due fichi: un altro miracolo. La Santa allo stremo delle forze chiede perdono a Dio: “per le cose che non ho detto, per le cose che non ho fatto, per l’amore che non ho dato, per tutte le volte che ho sbagliato!” dando così un esempio di grande umiltà. Le sue ultime parole sono per il Signore: “Ti amo!” e spira. Le monache e la cugina piangono la sua morte. La voce del Signore (Sabino Calò) innalza l’umiltà di spirito e tutti gli attori cantano e ballano gioiosamente. Al termine del musical don Raffaele Tatulli, parroco di Sant’Achille, ha ringraziato tutti coloro che hanno dato vita a questo musical mettendoci impegno e sacrificio. Ha ringraziato inoltre il vicesindaco Bepi Maralfa e l’assessore alla cultura Betta Mongelli che hanno voluto assistere alla performance. Ha detto Kate Reid, attrice del Novecento, “Recitare è essere capaci di trasmettere un’emozione” e gli attori di questo musical ne sono una valida testimonianza.

Autore: Dora Adesso
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