MOLFETTA - Una delibera di dubbia legittimità, quella approvata dalla giunta Azzollini per il rinnovo dei contratti di quattro dirigenti comunali, come
Quindici ha già spiegato in
esclusiva ieri pomeriggio.
Da un punto di vista legislativo, il rinnovo si dovrebbe basare sulle novità introdotte dal Decreto Fiscale dell’aprile 2012 (Legge n.44/12), con l’ampliamento del limite percentuale per il conferimento degli incarichi dirigenziali a termine, conferibili secondo il comma 1 dell’art. 110 del TUELL (per Molfetta il 20% della dotazione organica). Il dubbio di legittimità si pone, però, nell’applicabilità della nuova normativa ai contratti di diritto privato, ovvero a quei dirigenti che hanno ricevuto una nomina politica (di fiducia).
Ad esempio, l’ing. Enzo Balducci (Settore Lavori Pubblici) e il dott. Enzo Roberto Tangari (Settore Demografia-Appalti) sono due funzionari subapicali, collocati in aspettativa senza assegni dal posto d’organico ricoperto. Sono di nomina politica il dott. Giuseppe de Bari (Settore Economico-Finanziario) e il dott. Mimmo Corrieri (Settore Affari Generali): il primo ex consigliere di Forza Italia a Molfetta, il secondo già assessore al Bilancio, Finanze e Programmazione della prima giunta Azzollini, assessore del Pdl detronizzato nel secondo mandato di Azzollini, per la questione delle quote rosa (una nomina dal vago sapore compensativo).
Dunque, l’applicabilità è in discussione per i dirigenti de Bari e Corrieri, ma come Balducci e Tangari, nonostante questa delibera giuntale, potrebbero (e dovrebbero, per buon senso amministrativo) essere detronizzati dalla prossima amministrazione. Questo, però, potrebbe aprire gravissimi contenziosi interni al Comune che ricadrebbero inevitabilmente sui portafogli dei cittadini in un tempo di restrizioni economiche.
Inoltre, il Decreto Fiscale consente un unico rinnovo per gli incarichi dirigenziali a tempo determinato in corso e con scadenza al 31 dicembre solo «con provvedimento motivato volto a dimostrare che il rinnovo sia indispensabile per il corretto svolgimento delle funzioni essenziali degli enti» («a valere sule ordinarie facoltà assunzionali a tempo indeterminato»). Come Quindici ha evidenziato ieri, la giustificazione della delibera è quantomeno ipotetica e risibile, dunque non ha i caratteri di «provvedimento motivato».
Il DPR n. 361/57 e il D.Lgs. n. 533/93 prevedono la cessazione del mandato elettivo del sindaco almeno 180 giorni prima della data di scadenza per l’incompatibilità elettiva delle figure di sindaco-senatore. Siccome il sindaco di Molfetta, Antonio Azzollini, anche senatore e presidente della V Commissione Bilancio in Senato, prevede (con chi?) di candidarsi al Parlamento nelle prossime elezioni politiche del 2013, sarà costretto a dimettersi 6 mesi prima, qualora sia questa la pianificazione politica dei prossimi mesi. Di conseguenza, cesserebbero le funzioni dei dirigenti comunali, il cui incarico è legato al mandato del sindaco: quindi, il Comune «si ritroverebbe privo delle figure dirigenziali con la conseguente impossibilità ad assicurare lo svolgimento delle funzioni essenziali».
Insomma, un vero e proprio artificio politico, perché la candidabilità di Azzollini è per ora una semplice ipotesi che oggi non giustificherebbe in nessun senso il provvedimento giuntale assunto. Che pare sia stato pubblicato sull’albo pretorio senza che Azzollini, emigrato a Roma per adempiere ai suoi affaire romani (ecco i danni del doppio incarico), fosse stato avvisato in anticipo. Infatti, la delibera ha di sicuro frantumato la maggioranza, come Quindici ha già spiegato ieri: una pubblicazione forse forzata, ma di certo voluta e programmata.
Tra l’altro, il provvedimento comunale è contrario alla spending review al varo in Parlamento, ai cui lavori partecipa anche Azzollini come senatore Pdl: la revisione della spesa pubblica potrebbe implicare la riduzione del numero dei dirigenti da 8 a 6 per il Comune di Molfetta, creando non poche difficoltà interne agli uffici comunali dopo la delibera pubblicata ieri, ma approvata il 16 luglio. E probabilmente proprio in vista di questa eventuale riduzione, sono stati affrettati i tempi in Comune.
Infine, è opportuno ricordare che i contratti a tempo determinato devo essere in quantità inferiore al 40% della spesa del personale andato in pensione l’anno precedente (in questo caso nel 2011). E forse il rinnovo dei 4 contratti non solo oltrepassa questa soglia, ma anche quella del 20% fissato per legge.
Sarebbe stato opportuno che l’amministrazione comunale e il senatore Azzollini chiedessero un parere al Ministero del Lavoro o dell’Economia e Finanze per non incappare nell’ennesima figuraccia politica (questa volta pure nazionale), la cui gravità potrebbe accendere su Molfetta anche i lampioni della Magistratura.
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