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Rinasce il quartiere Madonna dei Martiri Intervista al Rettore della Basilica, Padre Filippo
15 marzo 2002

Un nuovo punto di aggregazione per i ragazzi e gli adulti del quartiere Madonna dei Martiri (nella foto) sta nascendo. È questo il primo effetto legato alla transazione che ha chiuso la questione della proprietà dell'ex Casa di Riposo Madonna dei Martiri. Pur tra le polemiche, cui abbiamo accennato anche nella ricostruzione della vicenda pubblicata sul numero di dicembre 2001, il Comune ha infatti deliberato di procedere in via definitiva alla conclusione della vicenda, riconoscendo la proprietà della Diocesi sui locali del Convento annesso alla Basilica. Come detto già nel nostro precedente articolo, questo ha permesso ai Frati, tramite la Curia, di entrare in possesso dell'intero Convento, in passato anche sede di una casa di riposo per anziani, e di ottenere la con-cessione di utilizzare i campi di calcetto realizzati in passato, a ridosso della stessa Basilica, dal Comune. Subito dopo la definizione dei termini della transazione, i Frati e i volontari che li affiancano, sono passati all'azione, cominciando una ristrutturazione dei locali in vista di un completo utilizzo degli stessi. Per una completa conoscenza della situazione attuale, abbiamo dunque incontrato padre Filippo D'Alessandro, Rettore della Basilica e dunque Par-roco della Comunità della Madonna dei Martiri. Questa transazione conclude una lunga vicenda di conflitto circa la definizione della proprietà dei locali. Qual è il suo giudizio sulla transazione fatta? “Come lei ha detto, tale transazione chiude definitivamente una vicenda durata quasi 150 anni. Già questo aspetto la rende una transazione positiva. A questo va poi aggiunto che si è raggiunto un punto di accordo tra tutte le parti in causa, producendo effetti positivi anche sulla realtà della Basilica. Le potenzialità della nostra comunità non potranno che avvantaggiarsi dall'uso degli spazi che ci sono stati assegnati, di cui si sentiva un notevole bisogno”. Come vi siete mossi per utilizzare al meglio i locali? “Innanzitutto sono stati realizzati da subito interventi di ripristino degli spazi che ne consentissero un utilizzo immediato, contenendo al minimo le spese. La nostra priorità è stata la ristrutturazione degli spazi per poten-ziare le attività del nostro oratorio, così da poter svolgere un'efficace azione sul territorio tramite l'attrazione dei più giovani. Abbiamo quindi pro-ceduto al rifacimento del manto di uno dei campetti di calcetto e degli annessi spogliatoi, per destinarlo da subito alle attività ludico-ricreative per i ragazzi che fanno riferimento alla nostra comunità. Accanto a questo ab-biamo anche risistemato una parte di locali, per utilizzarli sia per l'intrattenimento degli stessi ragazzi, sia per attività educative. Tutto que-sto è già costato quasi 42.000 euro”. Quali sono i prossimi interventi che intendete attuare? “Abbiamo già proceduto ad aumentare di due stanze la superficie del Museo della Pietà Popolare, annesso alla Basilica, in modo da ottenere lo spazio per la definizione di quattro sezioni dello stesso: sezione “Ex-voto”, sezione “Presepi”, sezione “Arredi sacri”, e sezione “Pietà popolare ma-riana”. A questo si integrerà la prossima realizzazione di una sala per l'accoglienza di gruppi e di servizi igienici all'interno del chiostro. Questo insieme di ambienti ci consentirà di ospitare e attirare in maniera più consona i gruppi di devoti e pellegrini che già ora si presentano alla Basilica per incontri di formazione o per visitare e pregare nel nostro Santuario. Nei nostri desideri ci sarebbe anche quello di realizzare una foresteria nel primo piano del Convento, corrispondente alla sezione femminile dell'ex casa di riposo. Quest'ultima funzione, seppure di piccole dimensioni, darebbe la possibilità di accogliere piccoli gruppi che intendessero far riferimento alla nostra struttura per momenti di formazione e spiritualità. Si tratta certo di spazi tutti da definire, e che non riuscirebbero ad ospitare più di una trentina di persone, ma che darebbero comunque un nuovo carattere alla nostra Co-munità. L'elemento che ancora manca alla realizzazione di tutti questi progetti è solo la disponibilità finanziaria”. Quindi quale sarebbe, secondo le vostre aspettative, la definitiva sistemazione dei locali? “Al piano terra saranno localizzate le attività di oratorio e formazione catechistica per i ragazzi, oltre alla sala ed ai servizi igienici di cui parlavo in precedenza, che saranno a disposizione sia di gruppi che intendano svolgere incontri di preghiera presso di noi, sia di pellegrini in cerca di un posto per consumare eventuali pranzi al sacco. Il primo piano, invece, come detto, continuerà ad ospitare le nostre celle e potrebbe fungere da foreste-ria”. Quali sono, di preciso, le attività che attualmente svolgete all'interno delle strutture di cui disponete? “Innanzitutto tramite il Centro Sportivo Italiano abbiamo potuto realizzare una serie di attività sportive per i nostri ragazzi, che possono utilizzare le strutture gratuitamente, sotto la sorveglianza e l'animazione garantita dai volontari che si sono resi disponibili per le nostre attività. Cominceremo a breve anche a noleggiare i campi per gruppi di esterni, che comunque ne usufruirebbero dopo la conclusione delle nostre attività ricreative. Come detto, poi, gli spazi che abbiamo soddisfano una urgente necessità di spazi per svolgere le attività di catechismo della nostra parrocchia”. Come intendete procedere per la gestione di tutti questi spazi? “Al momento ci stiamo occupando di gestire le strutture attraverso la disponibilità di qualche volontario del quartiere. Nelle nostre intenzioni tutto il complesso dovrebbe diventare un'occasione di lavoro per qualcuno del quartiere. Questo però non deve contrastare con l'obbligo, che la Regola Conventuale ci trasmette, di non poter affidare assolutamente all'esterno la gestione dei nostri conventi. Se quindi potremmo realizzare un'occasione di lavoro con i campetti e le strutture ricreative, questo avverrà sempre sotto la nostra supervisione. Questo implica anche che, qualora l'idea della foresteria si concretizzasse, sarebbe sempre la nostra comunità ad occuparsene, potendo solo farsi aiutare nelle attività gestionali, come la pulizia e la cucina”. Che interazione vede tra la Basilica, le vostre strutture e gli spazi dell'Ospedale dei Crociati che stanno per essere ristrutturati definitivamente? “Le tre realtà, che dal mio punto di vista vanno comunque viste come un unicum, perché come tale sono state concepite, daranno sicuramente un forte impulso non solo al quartiere ma anche a tutta la città di Molfetta. In questi ultimi anni abbiamo visto una notevole crescita di sensibilità e interesse verso il sito, non solo di matrice religiosa, ma anche culturale, artistico e turistico. Già diversi pellegrinaggi, di passaggio dalla Calabria e dal sud della Puglia verso S. Giovanni Rotondo, fanno tappa da noi, nonostante la carenza di servizi. Appena si potrà offrire una maggiore ospitalità, credo che potremo ricavarne un notevole incremento di presenze. A questo proposito credo che sarà rilevante la soluzione che il Comune intenderà adottare per l'Ospedale dei Crociati. Già ora i pellegrini e i visitatori della Basilica ci chiedono di poter visitare l'Ospedale, richiesta che non possiamo soddisfare noi. Ritengo che il Comune dovrà considerare questo nel progettare l'utilizzo dei locali, la cui rilevanza artistica e storica trascende qualsiasi uso a cui possano essere destinati. Anche l'oratorio così ristrutturato si sta aprendo a tanti giovani della città che creano sicuramente un movimento positivo, ed entrano in relazione con la gente del quartiere. In tutto questo sento di dover ringraziare tutti gli amici ed i devoti di questa Basilica, perché ci hanno sostenuto e ci sostengono nel nostro compito di custodire questo luogo sacro, che da più di otto secoli rappresenta un importante simbolo per questa città. Penso che con il perdurare di questa considerazione della Basilica, questo luogo diverrà sempre più non solo casa dei Frati, ma luogo che accoglie ogni molfettese che viene qui, e che trova le porte sempre aperte”. Nicolò Visaggio
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