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Rilettura dell'arte di Filippo Cifariello a Molfetta grazie al prof. Gaetano Mongelli Il volume è stato presentato dal prof. Picca al Museo Diocesano
24 dicembre 2017

MOLFETTA – «Filippo Antonio Cifariello: molfettese per nascita, napoletano per formazione» così è stato definito l'artista nel corso della presentazione del volume “Filippo Antonio Cifariello scultore. A ottant'anni dalla morte nuove aggiunte” a cura del prof. Gaetano Mongelli.

Lo studio è scaturito dalla mostra “Corrado Giaquinto e Filippo Cifariello. Nuovi inediti e contributi”, allestita nelle sale del Museo Diocesano lo scorso anno, per commemorare il 250 anniversario della morte del pittore e l'ottantesimo dello scultore.

Alla presentazione del volume sono intervenuti il vescovo Mons. Domenico Cornacchia, don Michele Amorosini, direttore dell'ufficio Beni Culturali e Arte Sacra e direttore del Museo diocesano, Francesco Picca, direttore del Museo del Libro – Casa della Cultura di Ruvo di Puglia, oltre all'autore, all'assessore alla Cultura Sara Allegretta e al presidente dell'Opera Pia Monte di Pietà e Confidenze (struttura che ha sostenuto la realizzazione del libro, promossa dal Museo Diocesano).

Il volume é stato dedicato al vescovo Mons. Luigi Martella, prematuramente scomparso, il quale ha sempre stimolato la promozione e la valorizzazione del patrimonio storico e culturale della nostra diocesi. Impegno che è stato raccolto dal nostro presule Mons. Cornacchia (il quale, come si legge nell'introduzione dello studio, ha manifestato il desiderio di vedere ampliata la struttura museale).

L'intento del prof. Mongelli, nel redarre il volume, è stato quello di ricostruire la vicenda di Filippo Cifariello, affrancandola dalla pesante eredità legata alle vicende giudiziarie che, spesso, pone in ombra la grandezza del profilo artistico.

Il libro, come ha sottolineato il prof. Picca, è stato «progettato confrontando non solo opere ma anche documenti».

Nel corso della serata, così come nel testo, sono state raffrontate opere che rimandano alla medesimo ambiente: il “vecchio marinaio con sigaro” e il “vecchio con cappello” di Cifariello, il “vecchio pescatore” di Percopo e la “testa di marinaio” di d'Orsi, solo per citarne alcune.

Non si poteva prescindere dal grandissimo legame tra Filippo Cifariello e Giulio Cozzoli, maestro e allievo. Entrambi parteciparono, tra l'altro, a una raccolta fondi a sostegno del nascente ospedale, promosso dall'Opera Pia Monte di Pietà e Confidenze: Cozzoli propose un busto di Rossini mentre Cifariello partecipò con la “Cocotte” (oggi nella collezione Piepoli – Spadavecchia, custodita nel Museo Diocesano). Opera, questa, improntata al Verismo che è stata raffrontata a un bronzo, raffigurante un soggetto analogo, che era stato esposto nel 1883 a Roma, in occasione dell'Esposizione di Belle Arti.

Per il professor Mongelli si tratta di un «capolavoro assoluto di un Cifariello non ancora ventenne ma in anticipo su buona parte degli scultori della sua generazione» (definizione condivisa dal professor Picca).

La definizione di capolavoro è stata riservata anche a un altro bronzo, questa volta del 1885: un'eterea dama colta “Dopo il ballo”.

Nel 1934 Cifariello realizzò la statua del “Costruttore” per il Palazzo delle Opere Pubbliche che si affaccia sul lungomare di Bari (oggi sede della Regione Puglia).

Presentati anche il verso e il recto di una medaglia realizzata da Cifariello per l'Aquedotto Pugliese, in cui viene raffigurato il Senatore Giovanni Bombrini, proprietario dell'Ansaldo. Sul recto, invece, viene ricordato l'ing. Brandau che ha realizzato la galleria Pavoncelli.

La presentazione del volume si è conclusa mettendo in evidenza il busto di Galileo Chini (pittore legato alla scuola di Vienna e a Klimt ma acquisì accezioni orientali a Bangkok di cui affrescò la sala del trono) scolpito da Cifariello sempre nel 1934.

Il pittore ricambiò l'omaggio dipingendo un ritratto di Cifariello, oggi custodito a Palazzo Giovene.

A tale proposito, il professor Mongelli ha auspicato una migliore collocazione del dipinto, collocazione che ne renda possibile la fruizione da parte della città.

«L'amministrazione sta lavorando per dare una più adeguata e idonea collocazione alle opere della Pinacoteca» è stata l'immediata risposta dell'assessore Allegretta (pinacoteca che custodisce, tra l'altro, opere dei Romano, Guttuso, Schingo, Grillo, Minervini, Nuovo e Poli). L'intento è quello di ricollocare le opere nella Fabbrica San Domenico.

Ci auguriamo che tale progetto possa essere realizzato al più presto.

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Autore: Isabella de Pinto
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