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Rifondazione Molfetta: licenziamenti più facili con l'accordo del 28 giugno sui contratti
25 novembre 2011

MOLFETTA - «Le intese sottoscritte a livello aziendale o territoriale possono derogare ai contratti ed alle leggi nazionali sul lavoro, incluso lo Statuto dei lavoratori, ed alle relative norme, comprese quelle sui licenziamenti». Di questo assurdo emendamento previsto dalla manovra finanziaria dello scorso agosto e dell’accordo interconfederale del 28 giugno su contratti e rappresentanza, firmato in via definitiva solo il 21 settembre da sindacati e Confindustria, ha discusso il prof. Roberto Voza (docente di Diritto del Lavoro all’Università di Bari) con Beppe Zanna, segretario del Prc, e Giuseppe De Leonardis, segretario regionale Flai - Cgil Puglia nell’incontro-dibattito «Licenziamoli», organizzato da Rifondazione Comunista.

Un’attenta e articolata analisi, quella del docente universitario che definisce l’accordo di giugno «un accordo di luci ed ombre» che, però, non annulla totalmente l’art.8. La sua critica parte dall’esame del Contratto collettivo nazionale, il cui dato positivo è la rappresentatività (il 5% del totale dei lavoratori dell’azienda) delle organizzazioni sindacali per la legittimazione a negoziare. «Prima dell’accordo di giugno - fa notare Voza - la costruzione del tavolo negoziale si poggiava sulla regola del reciproco riconoscimento delle parti, criterio quanto mai aleatorio, perché si sedeva chi riusciva a sedersi, e chi la controparte ammetteva al tavolo. Dopo l’accordo l’esclusione dalle trattative di un sindacato di categoria che sia in possesso del requisito del 5% del numero di iscritti sarà qualificato come comportamento antisindacale».
«Con l’accordo di giugno non sono tecnicamente impediti gli accordi separati e firmati da una minoranza - ha continuato il giuslavorista - sarebbe stato, però, opportuno prevedere anche un sistema per misurare il consenso». Altro nodo cruciale dei contratti collettivi è la frammentazione delle categorie, suddivise in 400 contratti collettivi nazionali di categoria, che andrebbero accorpati.
Nell’ambito delle associazioni sindacali, firmatarie dei contratti collettivi di lavoro applicati nell’unità produttiva, possono essere costituite le Rsa (Rappresentanze Sindacali Aziendali), in cui i sindacati hanno il diritto di costituire le Rsu (Rappresentanze Sindacali Unitarie), a detta di Voza «veri parlamentini dell’azienda, espressione dei lavoratori, perché possono assumere delle decisioni al di fuori dei sindacati, mentre gli Rsa devono essere supportati dai territoriali ad un tavolo di concertazione».
Per la manovra finanziaria dello scorso agosto Voza ha sottolineato, invece, come la nella lettera della BCE, inviata all’allora governo Berlusconi, non vi fosse alcun cenno ai licenziamenti, ma solo l’invito a una profonda deregolamentazione in tema di assunzioni. Del resto, proprio il governo Berlusconi ha utilizzato impropriamente il tasso italiano contro i licenziamenti, il più alto in Europa, stratagemma mal riuscito perché l’OCSE ha calcolato il Tfr nei costi dei licenziamenti, un accantonamento di somme che saranno rese al lavoratore in caso di dimissioni o di licenziamento, non costituendo una penale per il datore di lavoro.
Altro punto interrogativo, la teoria che vorrebbe far credere che più flessibilità corrisponda a una maggior produttività e occupazione, calcolo quanto mai fasullo dato l’elevato tasso di disoccupazione presente in Italia.
Caporalato e lavoro nero in agricoltura sono state le scottanti problematiche trattate da Giuseppe De Leonardis, che ha messo in risalto le recenti contrattazioni avute con la Regione Puglia «per le aziende agricole che usufruiscono anche di finanziamenti pubblici, revocati se quelle aziende si discostano del 20% dai parametri di assunzione previsti dalla legge». Un accordo che ha consentito di accantonare l’idea di stagionalità del lavoro agricolo a favore di una maggior stabilità.
Queste attuali normative in tema di lavoro serviranno a migliorare una situazione che negli ultimi tempi è diventata drammatica? Nessuna risposta esaustiva, ma per i relatori ai tavoli di concertazione bisogna sempre essere presenti animati da spirito propositivo e mettendo da parte i contrasti.
 
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Autore: Davide Fabiano
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io sono comunista e sono fiero di esserlo...per chi insinua che noi estremisti di sinistra vivacchiamo alle dipendenze dello stato o siamo i classici figli di papà, vorrei rispondere dicendo che si è comunisti e marxiani avendo una madre facente parte di quella categoria chiamata ex-lsu, lavoratori precari, spesso soggetti alla cassa integrazione a cui la C.G.I.L ha voltato le spalle e che si vedranno ridurre da gennaio il salario (già misero) del 20%. Senza dimenticare che in effetti sono un figlio di papà....un padre che lavora per 6 mesi lontano dalla famiglia in una sala macchine di una petroliera in cui si sfiorano i 50 gradi centigradi....caro "addò'sta zazza'???" l'ideologia comunista nasce anche e sopratutto in questi contesti...dove i figli degli operai prendono coscienza e si ribellano al sistema...ma forse non puoi comprendere, vivi di steriotipi e senso comune che ti porta a pensare che i seguaci di Karl Marx,Antonio Gramsci,Ernesto Guevara, Enrico Berlinguer appartengano tutti al parassitismo statale.Ma sotto sotto non è che il qualunquista opportunista pronto a svendere il propio voto al primo demagogo che passa è il vero cancro di questa società è la linfa vitale per quella politica che vive sull'inettitudine del conformista? Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani". Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.(Antonio Gramsci)

I Comunisti - Sono passati diversi anni da quando sono entrato nel partito. Sono contento. I comunisti fanno una buona famiglia. Hanno la pelle dura e il cuore temprato. Dappertutto prendono bastonate. Bastonate esclusive per loro. Viva gli spiritisti, i monarchici, gli aberranti, i criminali di vario grado. Viva la filosofia con fumo ma senza scheletro. Viva il cane che abbaia e morde, viva gli astrologhi libidinosi, viva la pornografia, viva il cinismo, viva il gambero, viva tutti, meno che i comunisti. Viva le cinture di castità, viva i conservatori che non si lavano i piedi ideologici da cinquecento anni a questa parte. Viva i pidocchi delle poblaciones miserabili, viva la fossa comune gratuita, viva l'anarcocapitalismo, viva Rilke, viva Andrè Gide col suo Corydon, viva qualsiasi misticismo. Va tutto bene, tutti sono eroici. Tutti i giornali devono uscire. Tutti possono essere pubblicati, meno quelli comunisti. Tutti i politici devono entrare a Santo Domingo senza catene...........Viva il carnevale, gli ultimi giorni di carnevale. Ci sono maschere per tutti. Maschere di idealista cristiano, maschere di estremista di sinistra, maschere di dame benefiche e di matrone caritative. Però attenzione non fate entrare i comunisti. Chiudete bene la porta, non hanno diritto a nulla.............Ci ha spaventati e ci ha uccisi la guerra. Da questa parte tutto restava come prima. O non era così? Dopo tanti discorsi sullo spirito e tante bastonate in testa, qualcosa andava male. Molto male. I calcoli erano sbagliati. I popoli si organizzavano. Continuavano le guerriglie e gli scioperi. Molti uomini e donne cantavano l'Internazionale......Bisogna prendere misure più urgenti. Bisogna parlare di più dello spirito. Esaltare di più il mondo libero. Bisogna bastonare di più. Bisogna dare più dollari. A cosa ci è servito Cristo? A cosa ci son serviti i preti?. Non ci si può fidare di nessuno. Neppure dei preti. Non vedono il nostro punto di vista. Non vedono come calano le nostre azioni in borsa. Intanto gli uomini si arrampicano per il sistema solare. Sulla luna rimangono impronte di scarpe. Tutto lotta per cambiare, meno i vecchi sistemi. La vita dei vecchi sistemi è nata da immense ragnatele medioevali. Ragnatele più dure dei ferri delle macchine. Eppure c'è gente che crede in un cambiamento, che ha praticato il cambiamento, che ha fatto trionfare il cambiamento, che ha fiorito il cambiamento. Caramba! La primavera è inesorabile! (Pablo Neruda – Confesso che ho vissuto)

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