MOLFETTA - «Le intese sottoscritte a livello aziendale o territoriale possono derogare ai contratti ed alle leggi nazionali sul lavoro, incluso lo Statuto dei lavoratori, ed alle relative norme, comprese quelle sui licenziamenti». Di questo assurdo emendamento previsto dalla manovra finanziaria dello scorso agosto e dell’accordo interconfederale del 28 giugno su contratti e rappresentanza, firmato in via definitiva solo il 21 settembre da sindacati e Confindustria, ha discusso il prof. Roberto Voza (docente di Diritto del Lavoro all’Università di Bari) con Beppe Zanna, segretario del Prc, e Giuseppe De Leonardis, segretario regionale Flai - Cgil Puglia nell’incontro-dibattito «Licenziamoli», organizzato da Rifondazione Comunista.
Un’attenta e articolata analisi, quella del docente universitario che definisce l’accordo di giugno «un accordo di luci ed ombre» che, però, non annulla totalmente l’art.8. La sua critica parte dall’esame del Contratto collettivo nazionale, il cui dato positivo è la rappresentatività (il 5% del totale dei lavoratori dell’azienda) delle organizzazioni sindacali per la legittimazione a negoziare. «Prima dell’accordo di giugno - fa notare Voza - la costruzione del tavolo negoziale si poggiava sulla regola del reciproco riconoscimento delle parti, criterio quanto mai aleatorio, perché si sedeva chi riusciva a sedersi, e chi la controparte ammetteva al tavolo. Dopo l’accordo l’esclusione dalle trattative di un sindacato di categoria che sia in possesso del requisito del 5% del numero di iscritti sarà qualificato come comportamento antisindacale».
«Con l’accordo di giugno non sono tecnicamente impediti gli accordi separati e firmati da una minoranza - ha continuato il giuslavorista - sarebbe stato, però, opportuno prevedere anche un sistema per misurare il consenso». Altro nodo cruciale dei contratti collettivi è la frammentazione delle categorie, suddivise in 400 contratti collettivi nazionali di categoria, che andrebbero accorpati.
Nell’ambito delle associazioni sindacali, firmatarie dei contratti collettivi di lavoro applicati nell’unità produttiva, possono essere costituite le Rsa (Rappresentanze Sindacali Aziendali), in cui i sindacati hanno il diritto di costituire le Rsu (Rappresentanze Sindacali Unitarie), a detta di Voza «veri parlamentini dell’azienda, espressione dei lavoratori, perché possono assumere delle decisioni al di fuori dei sindacati, mentre gli Rsa devono essere supportati dai territoriali ad un tavolo di concertazione».
Per la manovra finanziaria dello scorso agosto Voza ha sottolineato, invece, come la nella lettera della BCE, inviata all’allora governo Berlusconi, non vi fosse alcun cenno ai licenziamenti, ma solo l’invito a una profonda deregolamentazione in tema di assunzioni. Del resto, proprio il governo Berlusconi ha utilizzato impropriamente il tasso italiano contro i licenziamenti, il più alto in Europa, stratagemma mal riuscito perché l’OCSE ha calcolato il Tfr nei costi dei licenziamenti, un accantonamento di somme che saranno rese al lavoratore in caso di dimissioni o di licenziamento, non costituendo una penale per il datore di lavoro.
Altro punto interrogativo, la teoria che vorrebbe far credere che più flessibilità corrisponda a una maggior produttività e occupazione, calcolo quanto mai fasullo dato l’elevato tasso di disoccupazione presente in Italia.
Caporalato e lavoro nero in agricoltura sono state le scottanti problematiche trattate da Giuseppe De Leonardis, che ha messo in risalto le recenti contrattazioni avute con la Regione Puglia «per le aziende agricole che usufruiscono anche di finanziamenti pubblici, revocati se quelle aziende si discostano del 20% dai parametri di assunzione previsti dalla legge». Un accordo che ha consentito di accantonare l’idea di stagionalità del lavoro agricolo a favore di una maggior stabilità.
Queste attuali normative in tema di lavoro serviranno a migliorare una situazione che negli ultimi tempi è diventata drammatica? Nessuna risposta esaustiva, ma per i relatori ai tavoli di concertazione bisogna sempre essere presenti animati da spirito propositivo e mettendo da parte i contrasti.
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