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Rifondazione comunista: difficile il dialogo con il Pd a Molfetta
La relazione del segretario uscente, Gianni Porta al congresso cittadino. Le scelte del centrodestra: il nuovo porto, scenario di devastazione come nell'edilizia
05 luglio 2008
MOLFETTA -
Il partito di Rifondazione Comunista prova a ripartire dopo la recente sconfitta nazionale e l'occasione del Congresso cittadino è chiaro segnale di lavori in corso, di un dibattito ancora aperto in una realtà politica che deve ritrovare i suoi spazi dopo l'estromissione dal Parlamento. Un congresso complesso, forse il più difficile degli ultimi anni, a detta del segretario uscente, Gianni Porta (nella foto), che, nella sala stampa del Comune, ha presentato la relazione finale degli ultimi tre anni. «Il Partito Democratico ha iniziato un'altra storia che non ci appartiene - prosegue Porta -, con esso dialogheremo a seconda dei rapporti di forza generali e specifici, delle necessità e delle opportunità». Non è stata condivisa la logica del conteggio aritmetico dei voti, e la scelta della rottura è stata necessaria, ma di certo non è stata l'unica ragione della sconfitta. L'analisi di Porta è sentita e lucida, fortemente retrospettiva nella ricerca della possibili cause del tracollo elettorale, ricorda gli errori nella coalizione del governo Prodi, solo una delle tante concause. «Pensavamo tutti, partiti e non, che durante la scorsa opposizione in Italia stesse maturando una nuova epoca […], e invece nel 2006 ci siamo ritrovati con un pareggio e il 13 e 14 aprile 2008 con un espianto della sinistra dalla rappresentanza elettorale e con una perdita di due milioni di voti». La realtà molfettese decide di investire nell'unione della sinistra, nonostante le evidenti difficoltà di dialogo col Partito Democratico, decide di ripartire dai propri capisaldi per avviare un processo che non si risolverà né in un congresso, né in pochi anni: «a sconfitta profonda dovrebbe corrispondere riflessione lunga a prolungata, ovviamente senza disgiungerla dall'attivismo». Il partito della Rifondazione Comunista dovrà tornare a dare risposte concrete, a smuovere la città dall'apatia stagnante, a tirar fuori le grandi problematiche che ci affliggono. Inevitabile e perentorio il riferimento, poi, al progetto del Porto che, a detta del segretario uscente, paventa lo stesso scenario di devastazione che si è già consumato nell'entroterra con l'edilizia selvaggia; il partito deve tornare a dare sicurezze, forte delle idee che solo una comunità solidale può creare, comunità che non deve essere più “casta”, come troppo spesso è stata in passato, dura e pura, ma senza soluzioni pratiche da fornire. Numerosi gli interventi degli invitati: il coordinatore del Partito Socialista Magarelli con una lettera di Tommaso Minervini, assente per il congresso dei socialisti a Montecatini, che si augura una futura collaborazione fra Socialisti e Sinistra per una vera innovazione politica.
A seguire il gesto di conciliazione del segretario della sezione del Pd, Giovanni Abbattista (nella foto), che rivendica un comune sentire, nonostante la diversità delle scelte passate, e poi gli auguri per il lavoro del Congresso da parte di Giuseppe Filannino della Sinistra Arcobaleno, di Marco Morgese, segretario dei Comunisti Italiani e di una delle realtà associative culturali cittadine più radicate, la Casa dei popoli.
Autore:
Alessia Ragno
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unpopolano delpopolo
05 Luglio 2008 alle ore 00:00:00
Come al solito non hanno deciso nulla nel congresso! "E il naufragar m' è dolce in questo mare" SENZA VOTI
Rispondi
Felice Altamura
05 Luglio 2008 alle ore 00:00:00
Siamo "animali" rari: ci svegliamo dal letargo con la stessa pelle,continuiamo a morderci la coda.Lo vogliamo capire che ci troviamo davanti a un pericolo comune,uno tsunami che sta travolgendo e abbattendo tutte quelle dighe storiche che ritenevamo solide e indistruttibili? Dobbiamo cambiare pelle,dimenticare quelle che sono le logiche di partito e i simbolismi confusionari popolari, e guardare quelle che sono le nuove raltà storiche che si affacciano nel futuro.Ritorniamo uniti,compatti,coesi e vigilanti. Vogliamo essere testimoni di un suicidio politico collettivo o i protagonisti di quella "nuova epoca" annunciata e mai iniziata? Se siamo daccordo con la seconda ipotesi,allora iniziamo con le "barricate"."Bisogna essere duri,senza perdere la tenerezza" (CHE)
Rispondi
elettore di sinistra
05 Luglio 2008 alle ore 00:00:00
Rifondazione? sanno solo demolire, anche i compagni loro. ma dove andate? non si può fare la politica a senso unico
Rispondi
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