Ricordo di Biagio de Gennaro: il coraggio e la fede
Un raggio di sole ha illuminato Biagio e il suo letto di dolore. Il segno che la luce prevale sempre sul buio, sulla morte. Biagio non ce l’ha fatta. Se ne è andato un mese fa a 24 anni in un freddo giorno di inizio gennaio, dopo aver lottato contro il male che lo affliggeva, la rara malattia di Lafora, una grave forma di epilessia mioclonica progressiva (30 casi in Italia, 8 in Puglia, 3 a Molfetta), caratterizzata da crisi epilettiche e da un graduale deterioramento motorio e cognitivo. Biagio era uno scout, perciò ha trovato la forza di affrontare il male fino a quando ha potuto, da quel maledetto giorno del 2008 quando all’improvviso un attacco epilettico in coincidenza del compleanno di suo padre Leo, annunciò l’arrivo del male. Fu l’inizio di un percorso di dolore, ma anche di vita, che vide Biagio non arrendersi, continuare a studiare in questi 12 anni, per raggiungere la maturità scientifica e l’iscrizione all’Università (voleva diventare insegnante), fino a quando il male ha avuto il sopravvento e gli ha impedito di continuare. Ma Biagio de Gennaro è rimasto scout fino all’ultimo e i suoi amici dell’Associazione e quelli di scuola, non lo hanno mai lasciato solo. E ha continuato la terapia con un logopedista e uno psicologo. E’ riuscito anche a soddisfare alcuni suoi desideri: visitare la reggia di Versailles e salire sulla Torre Eiffel prima del ricovero a Foggia per la progressiva degenerazione motoria e cognitiva fino all’ultimo mese, quando una polmonite ha prevalso e ha chiuso il suo percorso terreno. Ora Biagio ha ripreso la sua strada in cielo, quella ritmata dalla canzone “Madonna degli scout (“il ritmo dei passi ci accompagnerà, là verso gli orizzonti lontani si va!”) che i suoi amici hanno intonato per salutarlo, mentre lasciava la chiesa, circondato da una marea di gente, tributandogli un affetto straordinario e meritato, perché lui ha sempre affrontato il dolore con il sorriso, con grande coraggio. Lo stesso che ha avuto la sua meravigliosa famiglia (il padre Leo, la mamma Lilly Bellapianta e le sorelle Chiara e Martina, oltre alla nonna Maria), che gli è stata sempre accanto, realizzando perfino un piccolo orto per tenerlo impegnato e attivo. Lo scautismo gli ha insegnato che la vita è fatta di gioia e di dolore allo stesso tempo, la gioia della fede e della speranza perché gli scout hanno una missione da compiere: lasciare il mondo un po’ migliore di come l’hanno trovato, come diceva il fondatore Baden Powell. E Biagio lo ha fatto con il suo esempio che ha commosso anche Papa Francesco che lo ha benedetto e salutato durante la sua visita pastorale a Molfetta. E soprattutto con il suo coraggio. Ora Leo, il papà di Biagio vuol continuare quel percorso di miglioramento per contribuire a sconfiggere la malattia di Lafora, attraverso la ricerca con una borsa di studio a favore di una specialista Alessandra Lalla e il gruppo di studio dell’Università di Foggia, insieme all’epilettologo dott. Giuseppe D’Orsi, che hanno seguito Biagio fino all’ultimo giorno e per l’Associazione alla quale si può fare la donazione del 5 per mille (AmicaMente Onlus, Banca Popolare di Puglia e Basilicata, Filiale di Triggiano, Iban: IT58P0538541730000000300300 - Bic: BPDMIT3BXXX). Così, come ci insegna Leo, il papà di Biagio de Gennaro, si può trasformare il dolore in speranza e arrivare ad una terapia efficace, salvando la vita a tante altre persone. Il coraggio e la storia di Biagio devono essere di esempio a tanti giovani e a tutte le persone che soffrono. © Riproduzione riservata