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Riconsegnato ai molfettesi il Calvario primo attore il Rotary
15 aprile 2011

Finalmente il Calvario, dopo quasi un anno e mezzo di lavori. Un “dono” off erto alla città di Molfetta dal Rotary Club, in collaborazione con l’amministrazione Azzollini. Quasi 120mila euro per il recupero lapideo del tempietto neogotico del 1857, progettato dell’architetto Corrado De Judicibus (1821-1898). Testimonianza di alta spiritualità, dimenticato dai molfettesi e considerato dai turisti monumento di ripiego, nell’ultimo quindicennio molti sono stati gli appelli di restauro rivolti all’amministrazione e caduti nel vuoto. Solo l’intervento di un’associazione privata ha smosso l’inerzia comunale. Mantenere il decoro, la prossima sfi da. Negli anni passati, l’area a verde del monumento ha ospitato clochard e tossicodipendenti. Un errore lasciare che questo riaccada. Perché non aprire l’area monumentale negli stessi orari della villa comunale posizionando panchine e luci nell’area a verde? È già in funzione la videosorveglianza? Necessario evitare ricadute nell’abbandono e nel vandalismo. Facchini, cooperazione con l’amministrazione. Quindici ha intervistato il presidente del Rotary Club di Molfetta, Pietro Facchini, entusiasta della profi cua collaborazione tra un’associazione privata di service e l’amministrazione comunale. «Abbiamo recuperato la struttura lapidea di uno dei monumenti storici di Molfetta - ha spiegato - immediata è stata la disponibilità del sindaco Antonio Azzollini che ha stanziato 25 mila euro già nel 2009, i restanti 25mila fi nanziati dal Rotary». Nel novembre 2010 sono stati stanziati altri 60mila euro dal Comune di Molfetta, cui si sono aggiunti i 10mila euro del Rotary Club per terminare i lavori di consolidamento della base della struttura, su richiesta della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Bari. La vera novità, per Facchini, «è stata la cooperazione per un progetto concreto, non solo comunanza d’idee», come anche «il rapporto di fi ducia e collaborazione a tal punto che il Comune di Molfetta ha affi dato la direzione dei lavori direttamente al Rotary». Una sintonia che «ha velocizzato i tempi di recupero dell’opera - ha aggiunto - senza dimenticare le prestazioni gratuite degli ingegneri Fedele de Candia, Gilda Gramigna, Rosario Mastrototaro e Leonardo Pisani, soci del Rotary Club». Le fasi del restauro. «La struttura all’avvio dei lavori non presentava quadri fessurativi o deformativi, né distacchi di elementi strutturali o decorativi - ha spiegato a Quindici l’ing. Leonardo Pisani - elevato era il degrado del paramento lapideo, palesato dall’alterazione superfi ciale della pietra, dall’abbandono e dall’incuria dell’uomo». Quali sono state le fasi del restauro del paramento lapideo esterno e interno? «Abbiamo rimosso dapprima i depositi superfi ciali incoerenti e quelli parzialmente aderenti (terriccio, guano, ecc., ndr) - ha continuato - dopo si è proceduto alla disinfestazione con l’applicazione di biocidi e alla rimozione manuale della vegetazione annidata fra i conci». Rimossi i depositi superfi ciali coerenti (concreazioni, incrostazioni e macchie) e le sostanze soprammesse (oli, vernici), «è stata eseguita la stilatura dei giunti con microstuccatura di malta a base di calce idraulica e inerti idonei del tutto simile all’esistente», ricostruendo in pietra «le parti sculture rimosse e trafugate nel tempo, quali pinnacoli e doghe delle bifore, porzioni ricostruite dalla maestria del padre dell’arch. Angela Rossi, titolare dell’impresa esecutrice del restauro». Infi ne, è stata montata all’interno della struttura e a ridosso delle aperture una protezione invisibile antivoltatile

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