Riccardo Muti a Conversano plaude alla legge regionale pugliese sulle bande musicali
Chi non poteva entrare in un teatro, non poteva assistere a un concerto di una orchestra, ascoltava le bande che hanno conservato la loro funzione sociale e culturale che la Regione Puglia, con un lungo lavoro, ha racchiuso in una norma per tutelarle. La vera rivoluzione, la Puglia l’ha fatta quando si è riappropriata della sua identità e delle sue tradizioni, senza vergognarsene. Quando sette anni denominammo la mia prima campagna elettorale Sagra del Programma, utilizzando come immagine le luminarie pugliesi dicevamo proprio: non dobbiamo vergognarci di venire da un piccolo o grande comune della Puglia, dobbiamo dirlo con orgoglio che siamo nati lì e che vogliamo ricordare la nostra radice. Che è anche la musica, in particolare la musica delle bande. È il modo migliore per formare una cultura musicale e per avere sempre chiara la propria origine. I ricordi che si costruiscono nei bambini, ma anche nei grandi, attorno alle basi musicali, sono l’elemento della costruzione dell’autostima dei pugliesi. Attraverso questa legge la Puglia ha riconosciuto se stessa”. Così il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, nella cattedrale di Conversano, durante la presentazione ufficiale della legge regionale sulla valorizzazione delle bande musicali pugliesi, alla presenza del direttore d’orchestra Riccardo Muti che ha ricordato i suoi trascorsi pugliesi, in particolare la fanciullezza e l’adolescenza vissuta a Molfetta. “Le bande insegnano a fare armonia, a muoversi all’unisono, a fare insieme – ha detto il maestro Muti – Ora che in questo Paese stanno succedendo tanti fatti di cronaca brutti, noi dobbiamo prendere esempio dalle bande, ascoltarle, perché fanno comunità con la loro musica, anche nostalgica. Donano emozioni e armonia. Se avrò modo di vedere il ministro Sangiuliano, gli parlerò di questa iniziativa affinché sia esempio nazionale”. “Non le chiamerei bande da giro – ha aggiunto Muti – perché sembra una diminutio, ma bande musicali. Le radici sono importati, le mie sono a Molfetta e ne sono fiero perché mi sono innamorato della musica attraverso le bande. E vi svelo un segreto: quando negli anni Ottanta dirigevo a Philadelphia, mentre mi preparavo indossando il frac, ascoltavo le marce funebri molfettesi perché mi davano un forte senso di appartenenza, mi ricordavano che venivo da un mondo così diverso da quello sgargiante americano che non aveva l’umanità, le fondamenta, la bellezza e la storia che la Puglia possiede”. Al maestro Muti sono stati donati gli spartiti originali di suite per balletti risalenti al 1969 del maestro Michele Lufrano. Al termine il presidente Emiliano e il maestro Muti hanno simbolicamente firmato la legge regionale relativa alla valorizzazione delle bande musicali pugliesi. La banda, come ha più volte dichiarato il Maestro Muti, non è uno strumento di categoria B, non è inferiore all’orchestra, ma esegue un altro tipo di repertorio ed è lo strumento che porta la musica dappertutto: nelle strade, nelle case. La banda ha rappresentato e rappresenta il modo più democratico per diffondere la cultura musicale, perché – ha concluso Di Bari – in maniera capillare arriva a tutti, anche a chi non può permettersi di pagare un biglietto per entrare in un teatro”. Il direttore generale del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura, Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia Aldo Patruno ha illustrato le novità introdotte con la legge: “Le bande diventano il primo elemento iscritto nell’inventario del patrimonio culturale immateriale regionale. Questo è il primo obiettivo strategico della legge di grandissimo rilievo politico e amministrativo. Poi la legge affronta ovviamente i fabbisogni ordinari delle bande: la dotazione di un milione e mezzo di euro in tre anni servirà a sostenere le tournée, i costi legati alle divise, agli strumenti, alle partiture. Poi c’è un capitolo molto rilevante dal punto di vista culturale legato alla catalogazione, valorizzazione e digitalizzazione degli archivi, alla formazione e alla fruizione di luoghi destinati a casa delle bande, dove i musicisti possono provare, incontrarsi, lavorare, studiare, socializzare. Infine la legge prevede la creazione di un museo diffuso della banda, un museo interattivo in cui la banda vive il suo presente e racconta il suo passato ai cittadini e ai turisti. La legge – ha concluso Patruno – sostiene anche la realizzazione di nuovi repertori in modo da favorire anche i giovani che vogliano intraprendere questa straordinaria carriera, perché la gran parte dei musicisti di banda sono studenti o professori di conservatorio che attraverso la banda devono poter lavorare regolarmente”. La presentazione è stata preceduta dalle esibizioni della Grande Orchestra di fiati “Ligonzo”, della Banda di Conversano “Giuseppe Piantoni” e dello Storico Concerto Bandistico “Biagio Abbate” – Città di Bisceglie, diretta dal molfettese Benedetto Grillo. A Conversano si è recato anche il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini che ha donato al Maestro Muti la spilla con lo stemma del Comune. L’amore del Maestro Muti per le bande risale alla sua infanzia a Molfetta e lo ha ricordato spesso. Vi proponiamo l’articolo scritto dal direttore di “Quindici” Felice de Sanctis sulla prima pagina del quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno”, nel lontano aprile 2005, che parla proprio della passione del Maestro molfettese per le marce funebri pasquali (anche quest’anno a Pasqua Riccardo Muti ha ascoltato la banda di Molfetta e si è complimentato con il suo direttore Turturro).