REGIONANDO - Sì della sesta commissione a norme urgenti per la Formazione professionale
Il presidente della sesta commissione De Santis: domani in aula con le cinque firme
BARI - La sesta commissione ha approvato a maggioranza con l'astensione dell'opposizione, un disegno di legge che contiene alcune “misure urgenti in materia di formazione professionale”. Un'altra “leggina stralcio” prima della riforma complessiva, che è ormai in dirittura d'arrivo, così come ha sottolineato l'assessore alla formazione professionale, Marco Barbieri, che ha partecipato ai lavori della commissione.
La revisione della legge 15 del 2002, rientra fra i programmi del governo regionale che però ha dovuto andare avanti per piccoli passi per “tamponare le emergenze del settore”. “Sono emerse – ha detto l'assessore Barbieri – non trascurabili criticità che hanno fra l'altro impedito il trasferimento delle funzioni alle province, già rinviato nel 2004 dal precedente governo regionale e più in generale hanno reso gravosa di adempimenti burocratici sia il lavoro dei soggetti attuatori sia quello degli uffici regionali senza tuttavia costituire per gli allievi, il sistema di impresa e la collettività pugliese, una effettiva garanzia di qualità del sistema”.
La revisione generale della legge 15 ha dei tempi di elaborazione preventivabili in qualche mese, secondo Barbieri, e necessita di una larga concertazione non soltanto con le province, ma anche con le organizzazioni sindacali e gli enti attuatori.
Sulla necessità di questo ulteriore stralcio Barbieri, ha specificato che “la immediata approvazione può contribuire a risolvere problemi urgenti, conferendo maggiore ordine all'evoluzione del sistema”.
Per questo il presidente della sesta commissione, Carlo De Santis (foto), ha annunciato che la legge sarà domani in aula con le cinque firme, “procedura che consente di portare all'attenzione del Consiglio una iniziativa legislativa di natura urgente”
Cinque articoli che contengono: la necessità di passare da una forma di accreditamento degli enti erogatori delle attività e non più delle sedi; il differimento del termine previsto per il passaggio delle funzioni alle province in materia di attività formative finanziate dal Fondo sociale europeo; la necessità di ammettere tra i destinatari degli aiuti regionali alla formazione anche le grandi imprese; la possibilità di affidare all'esterno il lavoro di valutazione dei progetti.