Ragazzi indignatevi: stanno rendendo brutta e disperata la nostra città
Da oltre un anno la nostra città registra un grande fermento nel campo del volontariato ecologista con il fiorire di tante associazioni, più o meno spontanee, che decidono di ‘‘adottare’’ un pezzo di periferia e di ripulirlo da ogni tipologia di rifiuto presente. Una pratica questa che personalmente ho incentivato e attuato facendo parte sino al 2012 di una associazione nazionale di volontariato ambientalista; una pratica di contatto diretto con il problema delle discariche a cielo aperto di rifiuti sia nelle campagne che sulla costa e di risoluzione immediata del problema. In fondo, il rimboccarsi le maniche fa sentire più operativi e più operosi, dà la sensazione immediata di aver risolto il problema, senza intermediari e con una foto o un bel selfie che mettessero in evidenza i tanti sacchi, i copertoni o i rifiuti inerti raccolti in alcune ore di raccolta spontanea. Normalmente, però, nella associazione che frequentavo ogni operazione di pulizia era preceduta da una conferenza stampa o da un lancio di un comunicato stampa con il quale il gruppo, oltre a chiamare a raccolta i volontari, esponeva i motivi del perché l’iniziativa si svolgeva in quel determinato posto o in quel luogo naturale deturpato; cioè la pulizia diventava un momento pubblico preceduto da uno studio sullo stato dei luoghi, sul livello di degrado che insisteva su quel tratto di territorio, sull’inquadramento di quei luoghi all’interno degli strumenti di pianificazione territoriale (PRGC), etc.. Quello che manca oggi in queste associazioni di volontariato è questa seconda parte: si propone di intervenire in un giardinetto o un tratto di costa o una strada di campagna, mi sembra, senza la necessaria lettura dello stato dei luoghi ma facendosi ispirare solo dallo stato di degrado che essi manifestano all’occhio umano. Manca, cari ragazzi volontari, uno sguardo generale sui luoghi; quest’ultimo basterebbe per accorgersi che girandosi attorno ci si accorgerebbe che in molti punti la città ha perso la possibilità di vedere l’orizzonte, chiusa com’è da saracinesche fatte da mega condomini costruiti in fretta e furia vicino le Lame o a ridosso della costa. Invece queste “Associazioni”, a testa bassa, fanno quello che devono fare e poi vanno via; che non si indignano più per questa aggressione del cemento sul territorio che sta rendendo la nostra città brutta e disperata. Almeno non andate a scomodare il “Paesaggio” che la Treccani definisce “Parte di territorio che si abbraccia con lo sguardo da un punto determinato. Il termine è usato in particolare con riferimento a panorami caratteristici per le loro bellezze naturali, o a località di interesse storico e artistico, ma anche, più in generale, a tutto il complesso dei beni naturali che sono parte fondamentale dell’ambiente ecologico da difendere e conservare.’’ Si perché in queste passeggiate ecologiche ci si deve chiedere perché si continua a costruire palazzi alti 6-7 piani in luoghi di grande fragilità idrogeologica, perché i vecchi insediamenti di ‘‘archeologia industriale’’ sono abbandonati a se stessi (le vecchie ciminiere o i cantieri navali), perché la nuova area portuale che non ha ancora una chiara destinazione d’uso continua ad essere interessata da interventi e progetti di ulteriori aggressioni dei suoli??? Ragazzi delle associazioni, indignatevi e aprite gli occhi perché questi signori vi stanno rubando il futuro e il paesaggio! “Friday for future” era anche questo! Cosimo R. Sallustio