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Questa mattina a Bari sit-in a favore della libertà di stampa, dopo la strage dei terroristi islamici a Parigi Anche il direttore e la redazione di "Quindici" aderiscono all'iniziativa. La condanna anche sulla pagina Facebook della rivista
10 gennaio 2015

BARI - Anche i giornalisti di Puglia si mobilitano a sostegno della libertà di stampa, dopo la strage di Parigi ad opera di terroristi islamici.

Questa mattina, alle ore 11, a Bari, in piazza della Libertà (Prefettura), ci sarà un sit-in promosso dall'Associazione della Stampa di Puglia per la libertà di espressione e di critica, in ricordo delle vittime dell'attacco terrorista alla redazione della rivista francese Charlie Hebdo.
L'iniziativa, alla quale ha già aderito l'Ordine dei giornalisti della Puglia, si svolgerà in concomitanza con analoghe manifestazioni promosse in altre città italiane e alla vigilia della grande mobilitazione organizzata dai sindacati dei giornalisti francesi per domenica a Parigi.
Giornalisti, rappresentanti delle istituzioni e cittadini sono invitati a partecipare. Sono gradite matite, non bandiere.
All'inziativa hanno aderito anche il direttore di "Quindici" Felice de Sanctis con la redazione. Anche sulla pagina Facebook della rivista si condanna la strage e si rivendica la libertà di stampa e di pensiero.

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Il fanatismo sta alla superstizione come il delirio sta alla febbre e il furore alla collera. Colui che ha delle estasi, delle visioni, e scambia i suoi sogni con la realtà e prende le sue fantasie per profezie, è un entusiasta; colui che sostiene questa follia col delitto, è un fanatico. Giovanni Diaz, esiliato a Norimberga, il quale era fermamente convinto che il papa era l'anticristo dell'Apocalisse, e che portava il segno della Bestia, era solo un entusiasta; suo fratello Bartolomeo Diaz, che si partì da Roma per andare ad assassinare santamente il proprio fratello, e che infatti lo ucciso per l'amor di Dio, fu uno dei più abominevoli esempi di fanatismo che la superstizione abbia mai potuto creare. Poliuto, che nel giorno di una solennità pagana piomba nel tempio e si mette a fracassare statue e a strappar paramenti, è un fanatico assai meno ripugnante del Diaz, ma non meno sciocco. Gli assassini del duca Francesco di Guisa di Guglielmo d'Orange, del re Enrico III, di Enrico IV, e di tanti altri, erano degli energumenti vittime della stessa infermità. Il più detestabile esempio di fanatismo fu quello dei borghesi di Parigi che si precipitarono ad assassinare, scannare, gettare dalle finestre, fare a pezzi, la notte di san Bartolomeo, tutti i loro concittadini che non credevan bene di assistere alla messa cattolica. Ci sono dei fanatici a sangue freddo: quei giudici che condannano a morte coloroche non hanno altro delitto di pensarla diversa da loro; e tali giudici sono tanto più colpevoli e più degni dell'esacrazione del genere umano in quanto, non trovandosi in un accesso di furore omicids come i Clèment, gli Chatel, i Ravaillac, i Damiens, dovrebbero a quanto sembra, poter ascoltare la voce della ragione. Ma il fatto è che, quando il fanatismo ha contagiato un cervello, il male è quasi incurabile. Ho visto io stesso dei convulsionari i quali, parlando dei miracoli di san Pàris, si eccitavano grado grado senza averne coscienza, mandavan fiamme dagli occhi, erano presi da un tremore isterico, sfigurati nel viso, e avrebbero ammazzato chiunque osasse contraddirli. Il solo rimedio a questa malattia epidermica è lo spirito filosofico, il quale, diffuso pazientemente da uomo a uomo, finirà per addolcire i costumi dell'umanità, e per prevenire gli accessi del male. Perché, una volta che il male ha preso piede, non c'è altro che mettersi in salvo e aspettareche l'atmosfera si purifichi. Le leggi e le religioni non valgono contro questa peste degli animi. Anzi, in questi casi la religione, lungi dall'essere un rimedio salutare, diventa un veleno per quei cervelli infetti. Questi miserabili hanno sempre in mente gli esempi di Aod che assassina il re Eglon, di Giuditta che taglia la testa ad Oloferne dopo d'essere andata a letto con lui, di Samuele che taglia a pezzettini il re Agag. Non vedono nella Scrittura se non questi esempi, che, rispettabili in una barbara antichità, sono abominevoli ai tempi nostri, e alimentano i loro furori con quella stessa religione il cui spirito li condanna. Le leggi allo stato attuale sono impotenti contro questi accessi di rabbia canina: sarebbe come leggere una sentenza del Parlamento a un frenetico. Quella gente è persuasa che lo Spirito Santo che li ispira sia al di sopra delle leggi, e che le loro furiose fantasie siano la sola legge cui essi debbono obbedire. Che rispondere a un uomo che vi dice che egli preferisce obbedire a Dio che agli uomini, e che, di conseguenza, è sicuro di guadagnarsi il Paradiso scannandovi? Di solito i fanatici sono manovrati dai furfanti, che metton loro il pugnale in mano e fanno come quel Vecchio della montagna, il quale a quanto si dice faceva gustare le gioie del Paradiso a degli imbecilli, e prometteva loro per l'eternità quei piaceri di cui aveva dato loro un saggio, a condizione che se ne andassero ad assassinare tutti quelli che lui avrebbe indicato. Non c'è stata al mondo che una sola religione indenne della macchia del fanatismo: quella dei letterati cinesi. Però le sette dei filosofi, non solo andavano esenti da questo contagio, ma ne presentavano il rimedio: perché l'effetto della filosofia è di indurre alla serenità dell'animo, e il fanatismo è incompatibile con questa serenità. Se la nostra religione è stata sovente corrotta da questo furore infernale, dobbiamo attribuirlo alla follia degli uomini: “ Così delle ali che egli ebbe, Icaro pervertì l'uso: le aveva avute per la sua salvezza, se ne servì per la sua rovina” (Bertaud, Vescovo di Sèez). (Tratto da: Dizionario Filosofico – Voltaire)
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