Quella segreta magia del Pulo di Molfetta
MOLFETTA - L'ingresso della dolina non è soltanto un semplice cancello di ferro ma potrebbe benissimo paragonarsi a un lucchetto di uno scrigno magico. Chi decide di aprirlo non fa altro che lasciare alle proprie spalle la frenesia della vita quotidiana immergendosi in un fatato universo parallelo.
Il cemento armato dei palazzi è là a poca distanza eppure il Pulo è così lontano dalla realtà che lo circonda. Qui il tempo è fermo da secoli. Persino il carrubo, guardiano solitario e silenzioso da più di quattrocento anni sembra risplendere d'inesauribile luce propria.
Il silenzio rumoroso degli animali del sottobosco è assoluto. Il fragore dei grandi volatili che planano fra le fronde del profumato alloro è piacevolmente fastidioso.
L'ulivo di Gerusalemme e l'erba dei lumini, fanno venire in mente tempi ormai coperti di polvere, tempi senza dei quali la nostra storia non farebbe storia. L'immagine della grotta numero uno, illuminata da un riflettore, ci riporta al presepe che tanto celebre è stato prima del terremoto dell'Irpinia. Il sentiero che porta all'ombelico del Pulo non è altro che una passeggiata in se stessi e nel cassetto dei ricordi, quando da bambini percorrevamo quel selciato immaginandoci in un film d'avventura.
Peccato che non tutti abbiano potuto vivere simili emozioni. Persino il clima è diverso dalla realtà. Se in un versante il sole è così abbagliante da sembrare non voler lasciare mai il passo alla luna nell'altro i brividi di freddo e umidità fanno quasi battere i denti.
Non si vorrebbe più risalire, chiudere lo scrigno e tornare alla realtà per paura di non aver mai più il piacere di vivere una simile esperienza.
Questa volta però si può davvero stare tranquilli: si potrà tornare tutte le volte che si vorrà perché il Pulo finalmente è di nuovo nostro.
Grazie 'Guardiani dello scrigno', grazie 'Polje'.
Autore: Francesco Tempesta