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Quel dialogo intimo tra l’amato vescovo e il fratello Marcello Bello
15 maggio 2019

Nella cornice s u g g e s t i v a dell’auditorium del Museo Diocesano della città è stato presentato il libro “Caro Tonino, appunti e disappunti”, edito dalla casa editrice la meridiana, libro che svela i pensieri e le riflessioni del dialogo intimo tra don Tonino ed il fratello Marcello Bello. Dopo i saluti del vescovo Mons. Domenico Cornacchia che ha ringraziato i presenti per l’affetto ancora sempre vivo per la figura del vescovo alessanese tanto amato, il giornalista Valentino Losito, firma della Gazzetta del Mezzogiorno e già presidente dell’ordine dei Giornalisti pugliesi, ha introdotto alla platea l’opera. “E’ un libro la cui cifra comunicativa è la sobrietà – ha detto Losito -, perché non è un ennesimo saggio su don Tonino ma un giornale/diario dell’anima da cui emerge una profonda nostalgia dell’autore per un fratello portato via dalla vita (dalla missione pastorale di vescovo in un’altra città) e dalla morte in via definitiva. In un clima colloquiale e nella suggestiva cornice del tramonto salentino, i colloqui intimi sono presentati su di una linea d’ombra, celati in un’atmosfera di silenzio che converge nella tomba del nostro amato vescovo”. So f f e r m a n d o s i sul sottotitolo, per deformazione professionale, ha affermato: “Da giornalista ho cercato di capire quali siano stati i disappunti, che ho individuato nella lettera della famiglia Bello che nega la traslazione della salma da Alessano e nel capitolo “Nessuno osi”, a pagina 125, in cui viene trattato l’argomento s p i n o s o dell’appropriazione indebita della figura di don Tonino, spunto di riflessione che ha fatto sorgere in me una domanda: Cosa ne abbiamo fatto di don Tonino in 26 anni?”. Riflessione che porta a ponderare bene sul valore attribuito alla figura carismatica del vescovo servo di Dio, autentico testimone del Vangelo e portatore di una verità scomoda, non compresa dall’istituzione ecclesiastica che rappresentava. “Marcello rifugge dalle luci della ribalta e si fa pellegrino del sentiero d’ombra tracciato insieme al fratello, sentiero puntellato da feritoie in cui passano i raggi del sole, la luce”. In seguito, i saluti sia di Francesca, figlia di Trifone che di Stefano, figlio dell’autore Marcello Bello, hanno rappresentato la famiglia Bello in questa particolare occasione. «Papà non è riuscito a partecipare a causa della sua età avanzata, sono venuta qui per portare i suoi saluti più cari – ha detto Francesca Bello. Mi viene in mente la frase che diceva sempre zio Tonino: “La pace incomincia dalla famiglia!” e sono qui per ringraziare sentitamente mio padre e mio zio Marcello che sono sempre stati vicini a zio Tonino e spero di essere degna del passaggio di testimone per portare avanti la testimonianza di questi grandi uomini». Contento anche Stefano Bello: “Sono contento che in questa seconda presentazione del libro (in seguito a quella del 7 aprile scorso ad Alessano) ci siamo soffermati sui disappunti del dialogo tra mio padre e zio Tonino. Ringrazio voi molfettesi perché capirete i pensieri espressi da papà, perché avete seguito zio Tonino per 10 anni e continuate a farlo. Secondo me, l’aspetto che emerge dalla scrittura di mio padre è il perdono, il perdono concesso all’aggressore di mia sorella, in seguito ad un atto di violenza subito a Milano, il perdono concesso a quest’uomo, inteso non più come carnefice ma come fratello non fortunato. Spero solo di essere all’altezza di mio padre durante la mia vita, voglio essere degno portatore della testimonianza della mia famiglia a mio figlio e a chi ha tenuto a zio Tonino”. Questi i saluti dell’autore del libro, Marcello, riportate dal figlio Stefano: “Cari saluti alla comunità molfettese, costellata da grandi personalità che ho avuto la fortuna di conoscere grazia a mio fratello Tonino. Spero che la sua ala di riserva vi protegga sempre. Vi voglio bene”. A concludere è stato Giancarlo Piccinni, presidente dell’Associazione don Tonino Bello, nonché curatore insieme a Stefano Bello di una delle introduzioni: “Sono contento del fatto che il richiamo di don Tonino ancora ci unisce. Il ponte Alessano- Molfetta è ancora vivo, nella consapevolezza della testimonianza del nostro grande vescovo. Durante il mio rapporto di amicizia con Marcello Bello, ho imparato a comprendere la sua personalità, caratterizzata dal silenzio e dalla riservatezza, elementi di cui è dotata l’opera. La missione pastorale di Tonino è stato uno spazio della fede, fuori dal tempo storico in cui abbiamo vissuto e continuiamo a vivere, è stata un’esperienza vescovile sui generis che ha creato disappunto perché ha fomentato la mia voglia di sentire un’omelia e di discutere dei problemi del mondo, seguendo non le regole prestabilite dal mondo ecclesiastico, ma le regole dell’amore del rivoluzionario vescovo don Tonino Bello”. © Riproduzione riservata

Autore: Marina Francesca Altomare
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