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Quegli artisti che son “Sospesi”
15 aprile 2021

Cosa sappiamo della crisi degli operatori del mondo dello spettacolo? Cosa provano? Cosa sperano? Come vivono in questo momento, così quasi “Sospesi...”? Cinque artisti pugliesi hanno cercato, attraverso un video di porre l’attenzione verso un mondo che è rimasto, a parere di molti, in ombra, quasi che il mondo dello spettacolo, dell’arte non avesse pari dignità rispetto ad altre categorie di lavoratori. “Quindici” ne ha parlato con Fabrizio Natalicchio, coreografo molfettese, uno dei cinque artisti, che hanno realizzato il video. L’input è “Sospesi”, un video ideato e girato allo scopo di sensibilizzare e divulgare il disagio vissuto dagli artisti a seguito della crisi pandemica. Ci illustra la genesi, come nasce, a chi è rivolto? «Il progetto video “Sospesi” nasce da un’idea di Clarissa Lapolla, affermata fotografa di danza conosciuta a livello internazionale ma orgogliosamente barese, e Stefania Paparella, pianista e regista teatrale, loro hanno curato la regia e il soggetto e si sono rivolte a me per la coreografia e alla danzatrice Maria Strisciulli per interpretare l’anima del teatro chiusa dietro le quinte da oltre un anno. Fondamentale è stato l’apporto di Damiano Pastoressa, storico scenografo di opere liriche, e di Carmine Errico che ci ha aiutato nella promozione. Il video in realtà vuole essere un abbraccio per la categoria dei lavoratori dello spettacolo tutta, dagli artisti, ai macchinisti, scenografi, light designers, truccatori ecc. purtroppo allo strenuo delle proprie forze dopo un anno di inattività e vuole rappresentare un grido di speranza per la riapertura che, ci auguriamo, avvenga nel più breve tempo possibile. Inoltre si rivolge ad altre categorie, come quella delle associazioni culturali e delle scuole di arti sceniche che navigano più o meno nelle stesse acque, e perché no anche alla popolazione e magari avvicinarla alla cultura del teatro, che fa sempre un po’ fatica ad affermarsi, specialmente tra i giovanissimi». Il suo apporto come coreografo è stato, a mio avviso, determinante. Si percepisce il malessere di una categoria la cui crisi, non solo economica, non è stata tenuta nella giusta considerazione, almeno agli inizi. Per chi non l’ha ancora visto, cosa lei ha voluto esprimere nella coreografia? «Abbiamo più che altro, con la danzatrice, dato più importanza alla comunicazione immediata che alla bellezza coreografica. Infatti trattandosi di un video che dura poco più di un minuto, ho ritenuto fosse importante dare risalto al messaggio che le registe mi avevano indicato, e ci siamo riusciti concentrandoci su movimenti e azioni sceniche che comunicassero disagio, frustrazione, resilienza e anche tanta speranza. Per apprezzare l’arte coreografica sarebbe stato necessario il video di uno spettacolo o di una durata diversa, per un lavoro che aveva come scopo l’immediatezza del messaggio ho ritenuto che questa fosse la strada giusta». Ritiene che i provvedimenti adottati dal Governo siano stati celeri, sufficienti? «Il disagio c’è ma credo si stia cercando di fare il possibile, i governi che si sono succeduti sicuramente stanno fronteggiando un’emergenza che per tutti non era prevedibile. Tuttavia devo constatare che sia i lavoratori dello spettacolo che la categoria degli insegnati di danza che rientra in quella degli istruttori sportivi hanno ricevuto aiuti molto più celeri nella prima parte della crisi pandemica, sicuramente non erano suffcienti a coprire le perdite economiche, che tutti siamo stati costretti a fronteggiare ma davano un piccolo respiro di sollievo. Poi purtroppo a causa della crisi di governo le erogazioni dei bonus sono state bloccate e questo ha sicuramente arrecato un grande danno a molti, obbligati comunque a costi fissi da dover fronteggiare, ora sembra che tutto stia per risolversi e lo speriamo. Sicuramente posso affermare che la categoria della Danza e del Teatro, così come quella delle palestre e delle piscine sia tra le più colpite da questa emergenza, basta leggere i vari decreti per dimostrare che siamo sempre stati i primi a chiudere e gli ultimi a riaprire nonostante si sia appurato che con tutte le misure, che siamo stati obbligati a prendere la trasmissibilità del virus, nei nostri ambienti, fosse quasi nulla». Il contatto col pubblico per degli artisti è fondamentale. Come ha vissuto questo legame virtuale, lei che è un apprezzato e conosciuto coreografo ed insegnante? Crede che sarà possibile recuperare il tempo del non contatto fisico? «Scherzando dico che non ricordo più la sensazione di vedere un mio lavoro su un palcoscenico con il pubblico seduto a guardare e alla lunga questo diventa sempre più veritiera. Sicuramente il tempo perso sarà impossibile da recuperare ma possiamo fare qualcosa per recuperare il recuperabile senz’altro. Con molte scuole della regione con cui collaboro, nella nostra città con la scuola Il Laboratorio della Danza diretto da Annamaria Gioia, abbiamo avviato un percorso online con gli allievi più grandi, che sicuramente non ha la stessa valenza del lavoro in presenza ma aiuta questi ultimi a non perdere la forma fisica e l’allenamento della mente, fondamentale per chi ha intenzione di intraprendere un percorso di studio professionale o lavorativo. Ho inoltre preparato molti allievi ad audizioni per Accademie internazionali e compagnie, che si sono svolte per la prima volta tramite video, ho messo su, con diversi colleghi, progetti che ci auguriamo possano partire presto, ho assistito a tanti spettacoli online. Diciamo che sono sicuramente cambiate le modalità, ma il mondo della danza ha cercato di non fermarsi, certamente ci auguriamo di tornare presto alle vecchie abitudini». “Con la cultura non si mangia”, avrebbe affermato l’ex Ministro Tremonti. Quali potrebbero essere delle misure incentivanti, piccole azioni che anche noi, cittadini e fruitori, potremmo adottare per sensibilizzare questo “settore”, che produce benessere per la mente? «Risponderei all’ex ministro dicendo che fino all’inizio della pandemia con il mio lavoro riuscivo a vivere più che dignitosamente e come me tanti altri artisti riuscivano a farlo in tranquillità. Io penso che la nostra città sia una grande fucina di artisti, abbiamo diversi danzatori che lavorano in giro per il mondo e siamo dotati di eccellenze anche nel campo del teatro, della musica e del cinema. Inoltre sono tante le scuole di discipline sceniche che coraggiosamente lavorano formando tanti talenti made in Molfetta. Sicuramente sarebbe bello educare la cittadinanza alla cultura e al rispetto del teatro, anche perché siamo dotati di strutture, come la Cittadella degli artisti o l’Anfiteatro di Ponente, che sicuramente darebbero la possibilità a molti di affacciarsi in maniera poco problematica ad uno spettacolo dal vivo. Devo constatare purtroppo che molti eventi che si svolgono sul nostro territorio hanno pochissimo risalto a livello cittadino, spero che dopo questo lungo digiuno le cose possano cambiare». Quali sono i suoi progetti futuri post pandemia? «Mi dividerò tra Molfetta e Roma, dove sto ultimando la mia formazione come Docente di Danza Classica Accademica presso la Scuola del Teatro dell’Opera, ho deciso di seguire questo percorso parallelamente all’attività di Docente di Danza Contemporanea, che già svolgo da diversi anni dopo aver smesso di danzare a livello professionale. Sicuramente si rinnoveranno anche le collaborazioni con le scuole in Puglia e fuori regione. In estate nascerà un Collettivo di danzatori, di cui sarò fondatore e coreografo, non l’unico, per dare la possibilità agli allievi più grandi e intenzionati ad intraprendere la professione di fare esperienza pre professionale e saremo ospitati in scena in autunno nella città di Bari. Inoltre continuerà la mia collaborazione nello staff dell’evento internazionale Winter Dance Convention, che porta proprio nella nostra città coreografi e docenti da tutto il mondo. Ci sono poi altri due progetti ancora in fase embrionale, che spero possano svilupparsi nelle prossime settimane». Un augurio che è speranza, un auspicio che deve tradursi in realtà, azioni concrete. Rinascita. © Riproduzione riservata

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