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Pulo, trovate mura di 7mila anni fa. Ma da due anni non si scava più Eppure c'è la disponibilità di fondi comunali. Ma l'amministrazione pensa ad altro
15 novembre 2003

Spesso in iniziative pubbliche, non necessariamente di carattere politico, si sente definire Molfetta come una città ad interesse turistico. Difficile capire se si tratti di una constatazione o semplicemente di una speranza, ad ogni modo si presuppone che una città che voglia attirare visitatori debba predisporsi al meglio per questo scopo. Cose anche banali, ambienti pubblici puliti, aver strade senza buche, alberghi e bar pronti a fornire accoglienza, ma su tutto possedere qualcosa che valga la pena di esser visitato. Beh, un gioiello Molfetta ce l'ha ed è il Pulo, che si possa vederlo, è tutt'altra cosa. I lavori, che durano da anni con un notevole investimento economico, hanno portato a scoperte di valore, sicuramente interessanti per l'ipotetico visitatore di Molfetta, che se arrivasse al sito avrebbe, però, una certa difficoltà a poterlo ammirare. Tutto è fermo ora, quasi fosse dimenticata l'esigenza di continuare gli scavi nella speranza di nuove scoperte e poi di mettere a disposizione dei cittadini quel che finora è stato trovato. Bloccati i lavori di scavo sul “fondo Azzollini” che circonda la dolina, finanziati dalle amministrazioni precedenti, nonostante la Sovrintendenza Archeologica della Puglia ritenga importante andare avanti; nessuna decisione sull'allestimento del museo del Pulo e l'impianto di un parco per rendere visitabile quanto già scoperto. Le questioni sono differenti ed è bene distinguere. Fermi gli scavi nel “fondo Azzollini” Cominciamo dalla prosecuzione degli scavi archeologici. Quelli condotti sul bordo della dolina nel cosiddetto “fondo Azzollini” hanno portato al ritrovamento di un'opera muraria risalente a circa 5mila anni a.C, a doppio filare di mt. 2 di larghezza, per uno sviluppo complessivo di 70 metri, probabilmente finalizzata a recingere una parte dell'abitato destinato all'allevamento. Con tutta evidenza, se i lavori fossero portati avanti si potrebbe scoprire ben altro, addirittura le fondamenta dell'antico villaggio, di grande interesse storico e di richiamo per quell'ipotetico turista che si vuole attirare a Molfetta. Invece non si scava più. Un'interrogazione presentata in giugno dal consigliere della “Margherita” Maria Sasso per conoscerne i motivi ha avuto una tarda e generica risposta. I fatti dicono che da due anni e mezzo non si fa più nulla, nonostante la disponibilità di fondi nel bilancio comunale. Se una città antica c'è sotto le zolle del “fondo Azzolini” di questo passo non lo sapremo mai. Sul fondo della dolina Non vanno meglio le cose per il fondo della dolina. Qui gli scavi sono proseguiti per iniziativa della Provincia, su fondi ricevuti dalla Regione, con ritrovamenti interessanti. Il fondo del grande imbuto del Pulo offre un esempio di archeologia industriale, quello della vecchia nitriera, costituita da tre strutture per la fabbricazione di polvere da sparo, realizzate nel 1783 durante il regno borbonico e rimaste in produzione per un ventennio. Un sito che ha ancora in serbo sorprese, come il recente ritrovamento, di cui offriamo testimonianza con le foto in questa pagina, di un vaso grande quanto una persona, estratto dalla terra con un paziente lavoro durato tre giorni e trasferito ora alla Sovrintendenza, vista la mancanza di un luogo idoneo alla conservazione dei reperti qui a Molfetta. Non si tratta certo dell'unico oggetto trovato nel corso degli scavi su tutta l'area del Pulo, ma a noi non è dato vedere né questo né gli altri. Ciò sarebbe possibile se fosse allestito un apposito museo, di quelli che offrano ad un visitatore la motivazione a muoversi verso la nostra città. (Nella foto, un'altra fase del recupero dell'antico vaso) Il museo che non c'è Un museo che per ora non c'è, anche se il luogo dove realizzarlo è stato individuato da tempo, si tratta dell'edificio del Lazzaretto, ex casina Capelluti. Nel 1998 l'Archeclub di Molfetta avanzò la proposta di costituzione di una sede che accogliesse i reperti litici e ceramici provenienti dalle campagne dalla Soprintendenza archeologica. L'amministrazione di Guglielmo Minervini individuò il Lazzaretto-ex casina Capelluti, edificio sito in prossimità della dolina, destinandolo a centro espositivo e di documentazione sul Pulo, ottenendo parere favorevole dalla Soprintendenza. I lavori di recupero e di ristrutturazione della struttura, costati circa 1 miliardo e 400 milioni di lire, sono terminati. Sono stati predisposti anche gli opportuni impianti per la creazione del museo, c'è tutto insomma. Ma il Lazzaretto da un anno e mezzo è chiuso, abbandonato, visitato non dai turisti o dagli appassionati di archeologia, ma solo dai vandali. Non solo, è pronto anche il progetto di allestimento del museo, che prevede l'esposizione di tutti gli elementi di interesse legati al Pulo, anche quelli più spiccatamente riferiti all'ambiente (geologia e botanica). I reperti sarebbero presentati con un taglio essenzialmente didattico, previsti anche spazi laboratorio destinati ai ragazzi. Progetto che giace non si sa in quale cassetto. Il parco archeologico E non è nemmeno l'unico esistente legato al sito, c'è anche quello di un parco ambientale ed archeologico che, nell'ottica della concertazione fra Provincia, proprietaria della dolina, e Comune, proprietario dell'area del “fondo Azzollini”, propone una gestione globale dell'area, con la creazione di un unico percorso di visita che coinvolgerebbe insediamenti di epoche diverse, dalla preistoria alla nitriera borbonica. Insomma, l'ipotetico visitatore avrebbe ampia soddisfazione nel venire a Molfetta, un percorso nel parco, anche di interesse naturalistico, oltre che archeologico e storico, e la visita al museo. Il problema dei finanziamenti Certo, per allestire un museo non basta avere un edificio, sia pure pronto con tutto gli impianti, e per fare un parco non è sufficiente un'area, sia pure ricca di insediamenti, ci vuole denaro. Possibile, però, che non si riesca a trovare una soluzione? L'amministrazione comunale ha candidato al finanziamento all'interno dei Por Puglia, misura 2.1, due progetti: uno per l'allestimento del museo, l'altro per l'intero parco archeologico, comprendente sia la dolina che i terreni circostanti. Le due proposte sono state ritenute ammissibili ai finanziamenti, ma non finanziate, perché collocate in basso nella specifica graduatoria. Per dirla in parole chiare, i soldi per questa via non giungeranno mai. Altra via finora non è stata individuata. Appare un assurdo che Molfetta abbia una carta importante da calare e la tenga invece nascosta, non si sa in attesa di quale evento futuro. Insomma, le prospettive ci sono, ma la determinazione a percorrere tutte le strade per realizzarle è ancora ferma alla preistoria. Lella Salvemini
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