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Proprietà dei negativi del matrimonio
15 febbraio 2002

In una delle ultime trasmissioni di "Mi manda Rai3" (il 30 gennaio scorso) sono stati presi di mira i fotografi professionisti per i prezzi, a loro dire, elevati dei matrimoni e soprattutto si è sostenuto che i negativi siano di proprietà del cliente e non del fotografo. Il fotografo ufficiale di "Quindici", Gianni Visaggio ("Videoart") ha replicato a queste affermazioni inviando una lettera alla trasmisisone e al giornalista Marrazzo. Vi proponiamo il testo della lettera, che permette anche a Molfetta di capire la situazione reale e il lavoro dei fotografi. Egregi Signori, sono un fotografo professionista -specializzato nella fotografia di matrimonio - e desidero comunicarVi il mio turbamento di fronte alla Vs trasmissione andata in onda il 30 u.s.. In particolare desidererei chiarire alcuni punti sui quali mi rendo sin da ora disponibile al contraddittorio ed ad ulteriori chiarimenti. Iniziamo dai dati che reputo - e non solo io (vedi sentenza della Corte di Cassazione n. 4094 del 26 giugno 1980) - inesatti: è indubbio che un giornalista desideri conoscere la testata che pubblica i propri articoli, così come, se lavora in regime autonomo, è giusto che richieda un compenso adeguato al nome ed alla diffusione della rivista che acquista il suo lavoro. Allora - traslando questa evidenza nel mio operato - come dovrei tutelare il mio lavoro qualora una immagine commissionatami come interpretazione di una cerimonia nuziale venisse ceduta per una campagna pubblicitaria di un atelier o di un noto acconciatore o altro? Nulla da eccepire se la richiesta lavorativa comporta un impegno puramente tecnico (una perizia, una riproduzione, ...), ma se l'unicità dell'immagine da me realizzata è dovuta alla mia interpretazione "artistica" (concedetemi il termine), non reputate che dovrei poter dimostrare con la titolarità degli originali (i negativi fotografici) di aver diritto ad un compenso se cambia la destinazione d'uso del prodotto fotografico e con essa i patti concordati con i committenti? Concedetemi ancora di poter sottolineare un altro motivo di sconforto: mi chiedo se sia giusto che (in particolare) una emittente pubblica non tenga conto della mia "fatica" e di quella di tanti colleghi. Occorre ammetterlo: la sensazione che viviamo quasi quotidianamente è di grande spossatezza di fronte al cliente medio che entrando in studio ripete all'incirca questa frase di rito: "mi sposo il ..... e gradirei sapere quanto costa il servizio fotografico"! Se dovessi acquistare degli ortaggi chiederei all'ortolano di cosa dispone, quali sono di stagione e quali sono le primizie, mi assicurerei della loro provenienza e quindi chiederei il prezzo. Ma se l'unico interesse del mio potenziale acquirente è solo il prezzo, reputate che l'altra parte non si scoraggi nello spiegare in un eterno loop come non sia possibile ottenere un buon lavoro senza buona attrezzatura, buon materiale di consumo e un operatore che possa concedersi l'arricchimento professionale mediante corsi di aggiornamento, la serenità di non dover ricorrere ad un numero eccessivo di lavori per sbarcare il lunario e la gioia di essere apprezzato per il lavoro che svolge e non per il prezzo che pubblicizza!? Intendiamoci, la concorrenza è cosa apprezzabile se comporta un equo contenimento dei prezzi e se stimola il miglioramento del servizio prestato, ma non se porta all'ultima astuzia per "fregare" il committente! Una trasmissione della concessionaria pubblica, come la Vostra, indirizzata alla protezione dell'utente, non dovrebbe aiutarci a comunicare questo messaggio piuttosto che ad eseguire un linciaggio nella "piazza mediatica" senza chiedersi almeno alcuni "perché"? Non pensate che risollevare le sorti della fotografia di matrimonio significhi anche parlare di cosa sia la fotografia di matrimonio in modo da spostare il confronto dell'offerta dal numero di ingrandimenti consegnati (dato comunque sacrosanto) alla qualità delle immagini prodotte, dal numero dei provini alla capacità interpretativa, da un freddo conto economico (comunque importante) all'indubbio piacere del ricordo? Non ritenete che tutto ciò comporterebbe l'esclusione dei miei colleghi che puntano esclusivamente sul prezzo? (tra l'altro non è questo il fine della Vostra trasmissione?). Concedetemi allora questo senso di profonda amarezza e chiedeteci perché quotidianamente continuiamo a tirare su queste pesantissime serrande, spesso, come tantissimi altri lavoratori, quando il calendario indica un festivo o quando altri interessi ci porterebbero altrove: è perché di questo mestiere siamo innamorati, perché pensiamo che fermare su una carta un istante che significhi gioia, tenerezza, amore, possa ancora significare qualcosa in questo frenetico mondo per una coppia che inizia una nuova vita insieme e, chissà, in futuro anche per i loro pronipoti. Perdonatemi per lo sfogo! Cordiali saluti. Gianni Visaggio (con orgoglio) fotografo cerimonialista in Molfetta (BA)
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