Primarie Pd, a Molfetta vince Zingaretti
A Molfetta alle primarie del Pd per la scelta del segretario nazionale, sono stati 941 i voti che hanno decretato la vittoria di Nicola Zingaretti contro 599 voti per Maurizio Martina e 40 per Roberto Giachetti su un totale di 1.528 votanti. Lo spoglio, cui hanno preso parte gli scrutatori e cui hanno assistito diversi cittadini, non ha richiesto più tempo del previsto e ha visto soltanto tre schede bianche e due nulle. Al termine di una giornata intensa ma gratificante per il Pd, la segreteria della sezione di Molfetta, Erika Cormio, ha rilasciato un’intervista a “Quindici”. Qual è il suo commento relativo al crollo del Pd? «Io non parlo del crollo perché mi interessa la ripresa, queste primarie ne sono la dimostrazione. Dal passato e dagli errori fatti possiamo solo imparare». Qual è l’attuale situazione del Pd a Molfetta? Quanti sono gli iscritti? Ci sono anche molti giovani? «Il Pd conta 328 iscritti, di cui 54 fanno parte dei Giovani Democratici. Sono soddisfatta di avere il privilegio di guidare una comunità straordinaria che si pone come un circolo attivo e presente sul territorio». Come commenta l’alleanza anomala che vede il Pd con le liste civiche anche di destra? Crede che questo elemento danneggi l’immagine del Pd per il recupero futuro? «Il Pd ha sposato un progetto politico che ha visto in Tommaso Minervini il nostro rappresentante. Siamo il primo partito di questa coalizione oltre ad essere il primo di tutto il centrosinistra. La nostra speranza è quella di un progetto politico che bada aldilà delle liste perché esso vede un solo partito con esponenti di liste civiche diverse». È soddisfatta dei risultati ottenuti? «Assolutamente sì. Credo che oggi abbiamo avuto la dimostrazione che ci sia stata una festa di popolo». Tra i votanti quanti sono stati i simpatizzanti? «Hanno votato a Molfetta 1528 abitanti, di cui 328 iscritti. Ciò significa che 1.257 cittadini si sono espressi» «Decidere è cruciale. Non tanto per diventare responsabili quanto per assumere consapevolezza di chi siamo e del luogo in cui viviamo. Io per esempio credo fortemente nell’importanza dell’Europa, che con il trattato di Maastricht andava incontro ad un’unità non ancora concretizzatasi. Appartiene a noi giovani quell’Europa lontana dal muro di Berlino e dalla scissione tra comunisti e americani. L’Europa è fatta di Stati, di popoli, ma soprattutto di valori fondanti in cui credono cittadini che, dopo essere cittadini del proprio Stato, sono cittadini europei». Ritieni importante il confronto con gli adulti? «Assolutamente sì. È vero che politica è decidere, ma politica è anche sapersi confrontare e saper ascoltare chi ha più esperienza e ha consigli saggi da fornire. Io sogno una politica che concili l’energia dei giovani e la sapienza degli adulti, che riescono a dare una dimensione più concreta alle idee troppo fantasiose della gioventù». Cosa ti ha colpito di più di quest’esperienza? «Sicuramente il fatto di aver visto miei coetanei non solo seguire con interesse le mie parole, ma anche incuriosirsi ponendomi delle domande. Ho notato che il rapporto “pear to pear” suscita nei giovani un maggiore interesse e conferma come un giovane può guidare un gruppo di coetanei, trascinandoli nel mondo della politica. Anche se personalmentesono dell’idea che debba essere la politica ad andare dai giovani e non viceversa. Bisognerebbe incentivare i dibattiti pubblici, inserirli in ogni contesto in modo tale che i giovani si sentano coinvolti e possano intervenire, prendere posizioni, sbagliare e tornare sui propri passi». Ma non è finita qui: quale altra esperienza ti ha atteso nel pomeriggio presso la Camera del Commercio? «Il pomeriggio è stato intenso quanto la mattinata. Ho partecipato ad un incontro sull’economia assieme a Pier Carlo Padoan, ex ministro dell’economia e ai giornalisti Virman Cusenza e Lucia Annunziata; si é parlato di spread, PIL, tutti concetti che sembrano lontani anni luce dalla mentalità giovanile che, invece, dovrebbe essere sempre pronta a recepire e a fare politica. Perché a mio parere noi non siamo la classe dirigente del futuro come spesso si sente dire, ma siamo la classe dirigente del presente che collabora assieme all’attuale». © Riproduzione riservata