Prima seduta del Consiglio: routine e pochi guizzi
Folto pubblico presente
MOLFETTA - La seduta di insediamento del nuovo Consiglio Comunale è un po' come una prima teatrale: un debutto, che attira pubblico e carica i protagonisti.
Pubblico delle grandi occasioni, soprattutto di sostenitori, che più di una volta il presidente del consiglio, Nicola Camporeale, ha dovuto invitare a non fare commenti e a non disturbare.
Oltre ai discorsi, e consiglieri ed assessori, assente la sola Carabellese, matricolecosì come le vecchie volpi, avranno dovuto preoccuparsi anche dell'abbigliamento.
Il sindaco Antonio Azzollini in abito di prammatica, ma buona parte dei consiglieri, per non sbagliare, ha pensato bene di buttarsi sul classico, giacca scura per quasi tutti, soprattutto nella maggioranza, che fra l'opposizione qualcuno ha preferito le più informali maniche di camicia, anche per la vicesindaco, Carmela Minuto, scura nell'espressione, che nessuno è riuscito a strapparle un sorriso, e nel severo tailleur pantalone, appena vivacizzato dagli zoccoli con maxi zeppa stile anni '70; jeans e camicia nera anche per la giovanissima consigliera di Forza Italia Piera Picaro; a rompere la monotonia cromatica solo il verde del vestitino stile boudoir di Annalisa Altomare, con tanto di scollatura sexy.
Unica nota brillante di una prima seduta di Consiglio Comunale sostanzialmente senza scintille, tranne che per un paio di accesi scambi di battute fra il sindaco e Mino Salvemini prima e Lillino di Gioia poi, a dimostrare che, con tutta sua apparente bonomia e disponibilità all'ascolto, il sen. Azzollini non gradisce molto critiche ed attacchi, che nella vita politica sono pane quotidiano.
Il più aggrondato, l'ex sindaco Tommaso Minervini, anche il più solo, nonostante al suo ingresso molti consiglieri, soprattutto i reduci dalla sua maggioranza, siano andati a stringergli la mano. Dura passare dalla poltrona di primo cittadino a quella di consigliere di minoranza, molti pensieri e riflessioni e bilanci gli devono essergli passati per la mente, non hanno pesato però sullo stile, rimasto sempre quello, a giudicare dal suo intervento, in cui è parso attaccare l'opposizione, di cui fa parte, più che la maggioranza.
Il più logorroico ed anche intenzionato a non lasciarne passare una, Lillino di Gioia, un intervento fiume iniziale in cui ha elencato tutti i motivi per cui la nuova amministrazione non va ed uno in corso di discussione delle dichiarazioni programmatiche in cui ha fatto le pulci uno per uno a tutti gli assessori, non mancando di dir loro in faccia perchè non possano ricoprire il loro incarico.
Il più pimpante, Pino Amato, che non si capisce se si sia più stupito o lamentato, del fatto che un vigile abbia avuto l'ardire di fargli una multa – 35 euro – non si sa per quale infrazione ed ha pure lui attaccato gli assessori, in particolare Pietro Uva, assai dimagrito, di cui si è capito Amato avrebbe ricoperto volentieri l'incarico, ma anche Pierangelo Iurilli, per il quale si è chiesto: “Ma chi rappresenta? Il comitato feste patronali?”.
Insomma, non ha fatto mistero che la composizione della giunta non gli sia andata giù e, a chi gli ricordava l'operazione Tulipano, grazie alla quale è riuscito a guadagnarsi un posto in Consiglio, ha affermat: ” Per fortuna che la Tulipano era un candidato sindaco fantasma, altrimenti arrivava al ballottaggio”.
Le molte ore della seduta sono scivolate via fra qualche sbadiglio, veloce il giuramento di Azzollini, che s'è imbrogliato solo al momento di indossare la fascia di sindaco ed è dovuta intervenire sollecita Carmela Minuto a sistemarla per bene.
Interventi di routine, diligentemente scritti da parte di molte delle matricole.
Stupore e soddisfazione di consiglieri che da sempre hanno avuto i valori del cristianesimo come guida alla loro azione politica, soprattutto Di Gioia che, ricordando l'Azzollini di qualche anno fa, comunista ed ateo in quella stessa aula consigliare, s'é dichiarato soddisfatto della sua conversione ”sulla via di Damasco”, mentre per la serie “come cambiano le cose”, è toccato ad Annalisa Altomare richiamare la laicità della politica.
Rimane poco altro nel taccuino del cronista, in pratica solo la sincera meraviglia per un inizio della seduta quasi in orario, cosa cui ci si era disabituati da anni, e il dubbio su come mai nessuno abbia provveduto a far sistemare in questa lunga pausa i microfoni dei banchi consigliari, molti dei quali guasti.
Tutto qui il debutto, l'impressione è che a fare sul serio si debba ancora cominciare.