Prestigioso riconoscimento per il giovane artista molfettese Antonello Portento
Un uomo di colore sulla sessantina, il volto scavato dalle rughe, lucido di fatica e sudore e illuminato dal calore di un sorriso. È uno dei primi ritratti realizzati da Antonello Portento, il talentuoso artista molfettese (15 anni da poco compiuti), ormai da tempo annoverato tra le promesse più radiose della pittura italiana. La tela è stata ospitata presso la prestigiosa cornice di Palazzo Zenobio, a Venezia, nell’ambito della Biennale dell’Architettura che si tiene nella città lagunare dal 26 maggio al 25 novembre di quest’anno e ha riscosso un notevole successo di pubblico e critica. La prestigiosa “ospitata”, fortemente voluta dal noto critico Giorgio Grasso, è l’ennesimo riconoscimento riscosso dal giovane molfettese. Portento, 15 anni, pittore già da tempo noto agli appassionati e critici d’arte non solo locali è adesso lanciatissimo verso importanti mete artistiche. Ha iniziato la sua carriera da autodidatta nel 2013 dopo aver piegato un brutto male che da tempo lo tormentava e ha affinato le sue abilità artistiche nella bottega del maestro caravaggista Filippo Cacace, per poi entrare rapidamente nella squadra di Giorgio Grasso, critico vicinissimo a Vittorio Sgarbi. Emarginazione sociale, emigrazione, pacifismo, integrazione culturale sono i temi dalla grande pregnanza sociale con i quali Portento si è misurato sin dal primo momento. Ritratti dalla grande forza espressiva e dalla vibrante intensità pittorica che rientrano tutti in una concezione chiara della vita che per un bambino di 14 anni è un dato che desta una certa impressione. L’emarginazione, tema spinoso e particolarmente disturbante oggi, diventa invece nelle tele di Portento un luminoso messaggio di speranza, un invito all’accoglienza, alla tolleranza. Nei suoi disegni traspare tutto il dolore della solitudine, lo smarrimento causato dall’indifferenza, il rammarico dell’incomprensione ma anche il desiderio di ripartire insieme, di aprirsi alla richiesta di accoglienza e vicinanza. La tela del clochard ospitata a Venezia non è la prima di questo tipo realizzata da Antonello. Dalla ragazza di colore che osserva lo spettatore dall’altra parte della tela con uno sguardo assorto ed emblematico (la tela si intitola “Raggio di luce”), al Mahatma Gandhi icona del pacifismo e della nonviolenza, passando per Muhammad Alì fenomenale campione del mondo dei pesi massimi e indomabile paladino dei diritti della comunità nera fino ad arrivare ad anonimi uomini e donne costretti a trascorrere la loro vita per strada e ritratti in tutta la loro umana e candida vulnerabilità. In tutte le sue opere Portento sembra lanciare un messaggio intenso, sincero e palpitante di apertura a nuovi orizzonti di tolleranza, accoglienza e solidarietà. Messaggi impegnanti ma carichi allo stesso tempo, come dovrebbe essere per un ragazzo di 15 anni, di vitale speranza. Una genuinità e trasparenza corredate da un innegabile talento che hanno fino ad ora attirato le simpatie dei moltissimi che seguono quotidianamente opere e riflessioni del piccolo artista sulla sua pagina ufficiale facebook, Antonello Portento. Ormai dietro il piccolo artista c’è un’intera comunità che fa il tifo per lui e spera nel raggiungimento di traguardi sempre più importanti. Il grande salto è arrivato nel 2017, quando Antonello è stato preso sotto l’ala protettiva di un big dell’arte italiana come Giorgio Grasso che ha puntato forte sul talento di Molfetta. Dopo l’esposizione in un numerose gallerie italiane, Antonello è stato invitato nel gennaio del 2017 a esporre nell’ambito del Premio Internazionale di Arte contemporanea presso la prestigiosa galleria d’arte MAG (Mediolanum Art Gallery) di Padova in collaborazione con la Banca Mediolanum e nel giugno di quell’anno è arrivato l’approdo a Venezia alla Biennale, bissato quest’anno nell’analoga manifestazione dedicata all’Architettura. Tanta strada è stata già fatta, eppure sembra solo l’inizio. © Riproduzione riservata
Autore: Onofrio Bellifemine