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Presentato a Molfetta il libro di Tommaso Gaudio edito da "Quindici": Come nasce un peschereccio
01 marzo 2010

MOLFETTA - Presentato a Molfetta il libro di Tommaso Gaudio, “Come nasce un peschereccio” edizione Quindici. La pubblicazione è unica e preziosa e ha raccolto sentiti complimenti da parte degli esperti del settore.
Alla cerimonia organizzata dall’Archeoclub e dal suo presidente, Emanuele Colonna, hanno partecipato, oltre all’autore, visibilmente fiero d'aver portato a termine un progetto sul quale lavorava da un decennio, anche il maestro d’ascia Luigi Salvemini, e Ignazio Salvemini, armatore ultranovantenne che ha cominciato lavorando come pescatore a bordo dei pescherecci. Ha moderato la serata il giornalista Felice de Sanctis, direttore di “Quindici” che ha stimolato gli ospiti con domande e curiosità, che hanno reso la serata interessante e vivace, confermata da una numerosa partecipazione di pubblico che ha arricchito il dibattito (Nella foto, da sinistra: Felice de Sanctis, Luigi Salvemini, Tommaso Gaudio).

Il libro, disponibile nelle edicole e nelle librerie della città, spiega passo passo la costruzione di un peschereccio in legno, dal posizionamento della chiglia al varo con la precisione di una descrizione e con il ritmo di un racconto. Ci sono, poi, ampliamenti ai lavori di manutenzione, alla demolizione e appendici sul modellismo navale e un dizionario dei termini marinari. La simbiosi con il vernacolo molfettese è totale e i termini marinareschi in dialetto accompagnano, impreziosendolo, tutto il libro.
La costruzione di un vascello da pesca in legno è paragonabile alla gestazione di una madre che in grembo porta suo figlio, per nove mesi, come recita la prefazione e ci sono 127 fotografie, tratte dalla collezione privata dello stesso Gaudio che sono come ecografie; sbirciate ad un lavoro stupendo, sintesi dell'incontro tra arte e scienza.
L'atmosfera nostalgica, dato che ormai il declino della costruzione navale in legno, per la pesca, è purtroppo in corso, non ha potuto che impreziosire ulteriormente, qualora fosse stato necessario, una serata nella quale un Luigi Salvemini, orgoglioso, parlava del suo lavoro come di un'arte e Molfetta tornava, per una sera, ad essere eccellenza sinonimo d'arte, sacrificio e lavoro ad altissimi livelli.
Copia del volume sarà depositata presso la Mostra Etnografica Permanente del Mare, presso la Fabbrica di S. Domenico, inaugurata nel 2005 e che continua ad essere ampliata grazie alle donazioni dei costruttori navali locali. Si tratta di un forziere storico, unico nel suo genere simbiotico con la pubblicazione di un Tommaso Gaudio che non si è assolutamente risparmiato. Egli ha del resto ringraziato i maestri d'ascia senza i quali non sarebbe stato possibile realizzare una siffatta opera oltre la sua famiglia che traendo sostentamento dai cantieri lo ha introdotto ad una dimensione tanto preziosa.
La presentazione dell'opera è stata seguita dal rappresentante della Capitaneria di Porto di Molfetta e da uomini appartenenti a tre diverse generazioni. La grandezza di un evento si misura anche dalla molteplicità di sentimenti che fa scaturire nella popolazione ed allora ecco giovani incantati nell'ascoltare il 96enne Ignazio Salvemini, che raccontava aneddoti datati prima guerra mondiale e accanto a loro erano presenti alcuni ingegneri che hanno sostenuto come un'eventuale punta d'eccellenza nella produzione, a Molfetta, potrebbe essere nuovamente raggiunta con le barche in legno, nel diporto.
Ed ecco il Salvemini controbattere che nel voler fare una cosa del genere occorrono soltanto gli investitori perché le conoscenze ci sono tutte. In sala c'erano anche persone anziane già protagoniste nei cantieri dello scalo e nel loro sguardo c'era davvero tanto orgoglio e consapevolezza del saper fare, seppur in parte velato da un po' di malinconia.
A prescindere dallo sviluppo tecnologico, dai tempi che 'cambiano', ci sono cose che vanno conservate, studiate e sfruttate per rinascere. Certamente la costruzione di navi in legno è uno dei più grandi patrimoni di Molfetta che trova nel libro di Gaudio una necessario quanto magnifico ritratto.
 
 
Autore: Sergio Spezzacatena
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