MOLFETTA - I risultati del referendum, oltre a ripristinare il valore sociale dei beni comuni, hanno avuto una risonanza politica: rappresentano una sconfitta per tutto il Governo Berlusconi, che inizia a perdere consensi. Ma consegnano al centrosinistra alcuni argomenti da inserire in un probabile programma di governo: acqua pubblica, stop al nucleare a ripristino della legalità.
Da queste premesse muove la riflessione del Partito della Rifondazione Comunista di Molfetta che non solo riconosce l’eccezionalità del quorum raggiunto a Molfetta, grazie all’impegno di partiti, associazioni, sindacati e cittadini, ma pone alla base della nuova coalizione di centrosinistra le «istanze di cambiamento e di trasformazione» emerse dal referendum, «con un progetto di città in netta discontinuità con la Molfetta degli anni passati e recenti».
Di seguito il comunicato del Prc:
«Se le elezioni amministrative hanno tracciato il profilo della coalizione che può battere la destra, ovvero un centrosinistra che guarda a sinistra senza ammiccamenti verso il centro moderato, altrettanto chiaramente il risultato della consultazione referendaria ci consegna in filigrana un programma di governo: “acqua pubblica”, “no al nucleare”, “legge uguale per tutti” costituiscono i punti irrinunciabili di un'agenda politica ecologista e antiliberista.
Finalmente una serie di luoghi comuni, che dagli anni '90 in poi sono stati fatti propri sia dal centrodestra sia dal centrosinistra, come il “privato è bello e efficiente, il pubblico è brutto e sprecone” sono stati sottoposti a sanzione popolare e sono stati spazzati via.
Il responso è stato chiaro e netto: riappropriazione sociale dei beni comuni e un nuovo intervento pubblico che rimetta al centro cosa, come e per chi produrre. Siamo anche contenti che altre forze inizialmente timide, e storicamente favorevoli a “liberalizzazioni” e privatizzazioni di servizi pubblici, oggi stiano dalla parte dei beni comuni senza se e senza ma.
Siamo contenti anche dei tanti che poco o nulla avendo fatto in questo anno di campagna referendaria si appuntano una medaglietta, anche questo è sintomo della disgregazione del berlusconismo e della sua egemonia culturale: affermare oggi senza imbarazzi che una gestione pubblica e partecipata dai cittadini sarebbe meglio di una gestione privatistica è il segno che qualcosa sta cambiando nel profondo della società italiana. È la reazione a un ventennio di neoliberismo che aveva promesso benessere in cambio di meno diritti sociali e che invece ha prodotto crisi, disoccupazione e riduzione dei diritti stessi.
Il raggiungimento del quorum a Molfetta è un fatto straordinario. È stato possibile grazie a un Comitato referendario che ha visto lavorare fin dalla fase della raccolta delle firme fianco a fianco partiti, associazioni, sindacati, cittadini superando qualsiasi tipo di remora e diffidenza, un lavoro capillare e pancia a terra, senza ricatti clientelari e commerci di pacchetti di voti.
La nascente coalizione di centrosinistra per essere vincente deve mettere a sistema le energie positive che i referendum hanno liberato e fatto tornare all'impegno politico. Ciò sarà possibile solo se la coalizione saprà fare proprie quelle istanze di cambiamento e di trasformazione con un progetto di città in netta discontinuità con la Molfetta degli anni passati e recenti, attardata a inseguire uno sviluppo edilizio fine a se stesso e un ampliamento spropositato della grande distribuzione commerciale. Ma discontinuità significa soprattutto una classe dirigente nuova, senza cedimenti al trasformismo che grandi danni ha fatto in passato.
È questo il senso della nostra partecipazione alla coalizione: fare in modo che la stella polare sia sempre l'alternativa di sistema e la praticabilità del cambiamento.
Rispediamo al mittente qualsiasi tentativo di riproporre il vecchio con nuovi abiti: nessun berlusconismo senza Berlusconi, nessun “azzolinismo” senza Azzollini».
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