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Porto, presunta truffa da 150 milioni, l’udienza preliminare: 45 richieste di rinvio a giudizio anche per l’ex sindaco sen. Azzollini
15 ottobre 2016

È arrivata l’ora del giudizio per la vicenda della costruzione del nuovo porto commerciale di Molfetta. Davanti al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Trani, Francesco Messina, sono in discussione mentre andiamo in stampa le 45 richieste di rinvio a giudizio formulate dalla Procura a conclusione delle indagini. Fra i nomi eccellenti spiccano quelli dell’ex sindaco ed ex presidente della commissione Bilancio del Senato, Antonio Azzollini, dell’ing. Vincenzo Balducci, responsabile unico del procedimento e di Giorgio Calderoni, procuratore speciale della CMC in qualità di direttore tecnico d’appalto, questi due ultimi furono arrestati (domiciliari) all’epoca e poi successivamente scarcerati. Coinvolto anche Giuseppe Domenico De Bari (detto Giusi), dirigente del settore economico-finanziario del Comune di Molfetta. Nell’inchiesta sono coinvolti dirigenti comunali e delle società interessate al ricco appalto per i faraonici lavori del nuovo porto, che finì sequestrato dalla Procura e poi temporaneamente dissequestrato per consentire l’esecuzione dei lavori di messa in sicurezza dell’opera. Questi i reati contestati, tra gli altri, a vario titolo: associazione per delinquere, abuso d’ufficio (tentato e consumato), falso, omissioni d’atti d’ufficio, frode in pubbliche forniture, danneggiamento, minaccia a pubblico ufficiale, violazioni della normativa ambientale, del testo unico sull’edilizia, del codice del paesaggio e della disciplina speciale per la bonifica da ordigni bellici. La precedente udienza del 7 luglio scorso era saltata a causa di alcuni errori procedurali. Le richiesta di rinvio a giudizio sono state formulate dal procuratore facente funzione Francesco Giannella e del sostituto procuratore Michele Ruggiero. Non è escluso che per alcune persone coinvolte, si possa procedere col rito abbreviato del patteggiamento, che andrebbe discusso in altra udienza per arrivare subito a sentenza con una riduzione della pena. Il Comune di Molfetta, come preannunciato dall’ex sindaco Paola Natalicchio, si costituirà parte civile nel processo, con un decreto del commissario straordinario Mauro Passerotti, per accertare e recuperare eventuali danni patrimoniali e finanziari. L’incarico è stato affidato al nuovo responsabile del servizio giuridico-legale del Comune avv. Raffaele Marciano, nominato dal commissario dopo la relativa gara. Non è escluso che anche altri soggetti possano costituirsi parte civile per diversi reati contro il patrimonio e l’ambiente. I lavori, che sarebbero dovuto costare 72 milioni di euro, erano quasi raddoppiati fino quasi 150 milioni (147 per l’esattezza) con l’impegno economico richiesti alla Regione e allo Stato. Secondo l’accusa una parte di queste somme sarebbe stata utilizzata per assestare il bilancio comunale del Comune di Molfetta. Il Corpo forestale dello Stato ha effettuato le indagini sotto il profilo ambientale e della sicurezza a causa della presenza di ordigni bellici sui fondali, uno dei motivi per i quali i lavori del porto non sarebbero dovuti mai incominciare, prima di aver effettuato la relativa bonifica. Proprio la Procura della Repubblica definì il porto “opera faraonica irrealizzabile”, una risposta a quanti ancora oggi ritengono che l’opera possa essere completata a prescindere da tutto, ingannando l’opinione pubblica. L’accusa parla anche di una presunta rete di interessi, illeciti, depistaggi, minacce (dalle intercettazioni: “fate attenzione che questa è una cosa più grande di voi”; “andate via, qui c’è Roma dietro”; “sono cazzi vostri, qua nessuno vi ha autorizzati”) rivolte, secondo gli inquirenti anche a marescialli della finanza in occasione di un controllo del cantiere. Si parla anche di costose varianti oltre ogni previsione di budget e quindi di supposti artifici contabili. La Guardia di Finanza definì “Sistema Molfetta” il complesso amministrativo- contabile dell’opera. L’ex sindaco Azzollini aveva fatto del porto un suo cavallo di battaglia, trascurando gli altri problemi cittadini per buttarsi a capofitto nella caparbia realizzazione di quest’opera, facendo propaganda anche con diversi manifesti affissi in città, come quello “Dedicato ai nostri figli”, quasi che quest’opera, che finora ha prodotto solo danni a Molfetta, fosse la miracolosa soluzione per la disoccupazione giovanile, ingannando i molfettesi e quelli che ancora ci credono. Lo scandalo del porto ha fatto finire Molfetta, ancora una volta negativamente su tutti i media nazionali. In città alcuni supporter del sen. Azzollini stanno facendo da mesi pressione perché i lavori del porto commerciale possano riprendere, anche in una situazione di pendenza giudiziaria. Alle pressioni ha sempre resistito l’ex sindaco Paola Natalicchio, per evitare nuove possibili illegalità. C’è perfino qualche personaggio della destra in cerca di visibilità (soggetti da avanspettacolo) che arrivano ad affermare come sia inutile fare i processi e spendere soldi, quando sarebbe più utile utilizzare lo stesso denaro per completare l’opera, anche in una situazione di illegalità. Questo è il clima negli ambienti del centrodestra e la tesi di altri giornali fiancheggiatori del senatore, tornato berlusconiano, una strategia che mira a rendere l’aria incandescente e magari a influenzare la magistratura.

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