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Porto, l'autorità di Vigilanza sui contratti pubblici: irregolarità nel progetto L'opera sconterebbe già un ritardo di un anno rispetto al previsto e il progetto esecutivo ha già comportato un aggravio dei costi previsti pari a 12 milioni di euro
15 aprile 2009

Il progetto del nuovo porto commerciale di Molfetta finisce sotto la lente della Corte dei Conti e della Procura della Repubblica mentre i “lavori sono sostanzialmente fermi”. A rilevarlo e segnalarlo, con una deliberazione di gennaio, l'Autorità per la Vigilanza sui contratti pubblici di lavori servizi e forniture, un ente nazionale indipendente che vigila sulle procedure di scelta del contraente, di economica ed efficiente esecuzione dei contratti e sul rispetto delle regole della concorrenza nelle singole procedure di gare pubbliche. Nel dispositivo vengono riscontrate “numerose irregolarità, tutte strettamente lesive della corretta e tempestiva esecuzione dell'appalto” che recano “con ogni probabilità, profili di potenziale danno erariale”. Tutto sarebbe passato sotto silenzio se il consigliere comunale del Partito Democratico, Giovanni Abbattista, non avesse presentato un'interrogazione consigliare. Per il Responsabile del Procedimento per i lavori al porto, Ing. Vincenzo Balducci, non ci sono irregolarità, tanto che il Comune ha già proposto ricorso al Tar del Lazio. Il tutto ha avuto inizio nel dicembre 2006 a seguito di un ricorso della Società Condotte d'acqua che denunciava la limitazione della concorrenza nell'appalto di assegnazione dei lavori. Il nodo problematico era quello legato alla presenza nel bando di gara di clausole che imponevano, a pena di esclusione, la dimostrazione della disponibilità di draghe di cui pochissime società al mondo sono in possesso. Il Consiglio dell'Autorità di Vigilanza, chiamato in causa, ha ritenuto la clausola non rispettosa della normativa in vigore ed “insufficiente ad assicurare la più ampia partecipazione alla gara” e con la deliberazione n. 4/2008 ha disposto il monitoraggio dell'esecuzione dei lavori volto ad accertare l'effettivo utilizzo delle attrezzature indicate nel bando di gara. A seguito di questa attività è emerso che: “i lavori sono sostanzialmente fermi in particolare per quanto attiene ai dragaggi che, secondo il programma dei lavori avrebbero dovuto avere inizio nell'ottobre 2008 ma non sono stati attivati, perché alcune aree risultano ancora interessate dalle operazioni di rimozione degli ordigni bellici”. Ma soprattutto che “rispetto al prezzo di aggiudicazione di 57.628.528,90 euro ottenuto grazie ad un ribasso del 10,111%, l'impresa, con la redazione del progetto esecutivo, ha calcolato un costo dell'opera di 69.425.099,80 euro, che costituisce un recupero del ribasso offerto ed un ulteriore maggiore importo del 10%”. Dunque l'opera sconta già un ritardo di un anno rispetto al previsto, ovvero poco più di tre e mezzo, e ha già comportato un aggravio dei costi pari a 12 milioni di euro. Se si considera che i lavori sono partiti solo da un anno non è un gran risultato, anche politico, per il sindaco Antonio Azzollini che ha costruito la sua idea di città e di efficienza sullo sviluppo dell'area portuale. Ma potrebbe essere solo l'inizio considerando che l'Autorità a seguito delle ispezioni ha anche denunciato la “non accessibilità delle aree interessate dai lavori a causa delle attività di bonifica dei fondali dagli ordigni bellici” che rappresentano il 25% dei lavori, e “la non completa definizione del progetto definitivo dei lavori, che non consente la completa definizione dei costi e dei tempi per la realizzazione dell'intervento”. Poche certezze si profilano all'orizzonte. Se la vicenda prendesse le vie legali, i tempi sarebbero ulteriormente dilatati e i costi per la collettività tra spese legali e possibili azioni risarcitorie sarebbero esosi. Serviranno presto risposte convincenti prima, e atti concreti poi, per far sì che la grande opera non muoia già prima di nascere.
Autore: Carlo Gadaleta
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