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Porto, assegnati i lavori all'Ati di Ravenna per oltre 55 milioni di euro
15 dicembre 2006

Sarà l'Associazione Temporanea di Imprese (ATI) composta dalla CMC – Cooperativa Muratori e Cementieri di Ravenna, dalla Società Italiana Dragaggi S.p.A. e dall'Impresa Pietro Cidonio S.p.A. a realizzare i lavori per la costruzione del nuovo porto commerciale della città per un importo complessivo di 55.514.559, 54 euro (nella foto, il momento dell'apertura delle offerte). E' questo l'esito della gara di appalto che si è conclusa lo scorso 11 dicembre con l'apertura delle buste pervenute al Comune di Molfetta a seguito della pubblicazione del bando e contenenti le offerte per aggiudicarsi i lavori. A dire la verità l'ATI che ha vinto la procedura ad evidenza pubblica ha avuto gioco facile dal momento che l'unico altro concorrente che aveva risposto al bando del Comune, e cioè l'Associazione Temporanea di Imprese composta dalla Salvatore Matarrese S.p.A e dalla Intercantieri Vittadello S.p.A. di Pordenone, è stata esclusa per la mancanza di uno dei requisiti richiesti nel capitolato di appalto e cioè una draga di grossissime dimensioni e considerevole potenza da utilizzare per lo sbanchinamento dei fondali e della quale, pare, vi siano solo tre esemplari al mondo. “Non finisce qui” hanno però detto i rappresentanti della Salvatore Matarrese S.p.A. che hanno già presentato un ricorso al Tar per riaprire la procedura di affidamento dei lavori. Ma andiamo con ordine. Nel corso del suo comizio per i primi cento giorni di amministrazione, il sindaco Azzollini (grande promotore del nuovo porto) aveva annunciato che l'iter amministrativo per l'affidamento dei lavori di realizzazione del nuovo molo commerciale stavano procedendo celermente e la gara di appalto (con la modalità del massimo ribasso) si sarebbe conclusa lunedì 11 dicembre con l'apertura delle buste e l'assegnazione dell'opera a quella impresa che si fosse impegnata a realizzarla ad un costo più basso. Aveva anche immaginato il sindaco, per l'occasione, una grande festa pubblica, aperta alla cittadinanza, per brindare all'inizio dei lavori per la costruzione di un'opera definita, non senza retorica, “storica”. Eppure quella festa (della quale, comunque, non v'è stata traccia, essendo, per altro, il sindaco/senatore impegnato a Roma per la Finanziaria) hanno provato in tutti i modi a rovinargliela alcune aziende che, pur volendo partecipare alla gara di appalto, non hanno potuto dal momento che non possedevano la disponibilità della draga richiesta dal bando. Ma la Tecnis di Catania e la Società Italiana per le Condotte d'Acqua di Roma non si son date per vinte ed hanno presentato ricorso al Tar lamentando la violazione delle norme a tutela della par condicio dei concorrenti in una procedura ad evidenza pubblica, dal momento che – a loro dire – l'aver messo come condizione indispensabile per partecipare alla gara di appalto la disponibilità di quella draga (considerata dai ricorrenti non necessaria per la realizzazione dell'opera) di fatto restringeva enormemente il campo delle imprese che avrebbero potuto aggiudicarsi i lavori, in considerazione del fatto che – come detto – di questa particolare scavatrice vi sarebbero solo pochissimi esemplari al mondo. Ma la Prima Sezione del Tar di Bari ha accolto le ragioni del Comune di Molfetta (difeso, nell'occasione, dall'avvocato Carlo Tangari) riconoscendo alla stazione appaltante la facoltà di chiedere alle imprese che si candidano ad effettuare i lavori la disponibilità di una dotazione tecnica specifica, tale da garantire la buona esecuzione dei lavori previsti e che gli stessi saranno iniziati ed eseguiti senza intoppi nei tempi prestabiliti. E così si è potuto procedere all'affidamento dei lavori sebbene anche l'ATI composta dalla Matarrese S.p.A. e dalla Intercantieri Vittadello abbia proposto un ricorso al Tar, fondato sostanzialmente sulle stesse ragioni del precedente, che sarà discusso il prossimo 20 dicembre. Insomma, una aggiudicazione ancora “sub sudice”, potremmo dire, dal momento che su questa vicenda l'ultima parola spetterà al Tar o, molto più probabilmente, al Consiglio di Stato.
Autore: Giulio Calvani
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