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Politica, una sola certezza: gran confusione La situazione dei due schieramenti in un momento decisivo per il futuro
15 ottobre 2004

Pochi mesi alle elezioni regionali, un anno e mezzo alle politiche-amministrative, ma a Molfetta non si muove ancora nulla sia nella maggioranza che nell'opposizione. O, forse, tutto si muove affinchè niente si modifichi, come insegna “Il Gattopardo”. Il centrosinistra molfettese, salvo qualche eccezione, pare inabissarsi sempre di più, in un meccanismo quasi autodistruttivo, dove, ormai, alcuni partiti sembrano scomparsi del tutto. La leadership della “Margherita” è palese, anche se quello dei centristi del segretario Altomare è un “caso” che analizzeremo più avanti. Si tratta di una leadership reale, confortata da numeri e fatti. Inutile voler negare che, insieme a “Rifondazione”, la “Margherita” è l'unico partito che si sia fatto sentire a livello locale sulle questioni più importanti. Non a caso, il duo DL-PRC ha eletto i consiglieri provinciali Cives e Zaza. Come dire, il lavoro paga sempre. Il principale partito di opposizione a livello nazionale, i DS, a Molfetta non fungono da leader, ed anzi spesso ai “bla bla” di facciata non sono seguiti i fatti. Non ci si deve lamentare delle critiche della stampa, se poi la realtà è che alle provinciali ci si è fermati al 6,5% a Molfetta, a fronte del 15% generale. Per tacere sui penosi dati del 2001. “Rifondazione”, invece, è al 9,2 a Molfetta, a fronte del 5,1 della media provinciale. Per non parlare della crescita della “Margherita”. Gli altri partiti di centrosinistra, invece, non danno segni di vita. Conclusioni? Saranno “Margherita” e “Rifondazione” a dettare le regole per la scelta del candidato sindaco, ma non sarà semplice. Come si riuscirà a trovare l'accordo sul nome di Lillino Di Gioia? Sì, perché sembra proprio lui il più gettonato, e, onestamente l'unico che, ad oggi, si sia esposto seriamente e si sia aperto alla città con incontri e proposte. Il “caso” Margherita, di cui parlavamo prima, si riferisce proprio a questo: è Lillino, insieme a Ventrella e De Candia, a rilanciare il centrosinistra, ma attraverso i movimenti “Ambientalisti”, “Il riscatto della città” e “Politica Nuova”, che si sono associati alla “Margherita”. La domanda, a questo punto, è ovvia. Qual è il ruolo di Lillino? Ha avuto carta bianca dal partito, scavalcando di fatto le gerarchie interne, o la sua sovraesposizione causerà problemi? E se Rifondazione non accettasse l'eventuale candidatura di Lillino Di Gioia, si andrebbe verso due candidati separati per il centrosinistra? E se non fosse Lillino, quale potrebbe essere l'altro nome carismatico? Una donna? O un volto nuovo, come non vorrebbe Ventrella? Forse l'opposizione crede di essere in anticipo sui tempi. E', invece, in forte ritardo. E queste sono questioni basilari per il futuro della coalizione. Soprattutto, è il centrosinistra a dover affrettarsi, perché i loro avversari, eventualmente, un nome ce l'hanno. Se Atene piange, però, Sparta non ride. Il centrodestra attraversa, a nostro avviso, un momento di confusione. La legge delle poltrone potrebbe creare qualche bega interna, anzi l'ha già creata. La città, purtroppo, sembra cloroformizzata, e non reagisce nemmeno all'avvicendarsi di assessori e consiglieri come fossero pacchi postali. “Il principio di Peter”, di cui parlava il nostro Direttore nell'editoriale di settembre, ha attuazioni quasi quotidiane. Pino Amato è diventato assessore alla Polizia Urbana e al Personale, sostituendo Ancona. È più di una voce il cambio all'assessorato allo sport: via Maurizio Solimini, che pur non aveva demeritato, anche se non è ufficiale. In attesa di conoscere il nome del presidente del Consiglio Comunale. I disastri, soprattutto in materia ambientale, sono sotto gli occhi di tutti. La leadership, all'interno della coalizione, è di “Forza Italia”, anzi, del senatore Azzollini, che ormai detta ogni tempo della politica molfettese. È lui a fare il bello e il cattivo tempo, approfittando anche della crisi attraversata da AN e UDC, l'una segnata da una crisi dirigenziale a livello provinciale e dall'addio di qualche consigliere comunale, l'altra da problemi regionali e locali. Il “Nuovo Psi” (che poi è, in pratica, il partito di Visaggio, il nome non conta) resta sempre in sospeso, nell'attesa “opportunistica” di cadere a destra o a sinistra, mentre “Molfetta che vogliamo” pare la più legata al destino di Tommaso Minervini. Sì, perché la vera incognita è questa. La conferma di Tommaso come candidato sindaco, non ci pare del tutto scontata, anche se, alla fine, crediamo si giungerà a questo. La fantapolitica profetizza perfino un rientro di Tommaso nel centrosinistra… Fantapolitica o possibile realtà? Sarebbe la definitiva sconfitta per il centro-sinistra. Michele Bruno
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