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Piscina, ancora troppi lati oscuri sul ruolo del Coni Il Comune ha affidato la gestione a un ente considerato ormai una “scatola vuota”
15 gennaio 2003

Vi avevamo lasciato, ad ottobre, promettendovi novità. I nostri lettori sanno che manteniamo sempre le nostre promesse. Divampano ancora, infatti, le polemiche sulla quantomai inopportuna scelta dell'amministrazione comunale di affidare la gestione della piscina al Coni (nella foto). Dopo le mille voci contro l'aggiramento di una gara d'appalto “regolare” non ascoltate, le accuse di lottizzazioni prontamente smentite, e i ricorsi amministrativi prima rigettati e poi accettati, questa volta pare che l'Amministrazione Comunale non abbia molte scappatoie per tirarsi fuori da una situazione che sta per farsi imbarazzante. Il Coni non può gestire un impianto sportivo E' quanto sancirebbe il decreto legge n.138 dell'8 luglio 2002 (diversi giorni prima dell'inaugurazione della piscina). All'art. 8 il decreto recita: “…per l'espletamento dei suoi compiti il Coni si avvale di una Società per Azioni la Coni Servizi S.p.A. società del Ministero dell'Economia…” e non solo ma chiarisce anche, al comma 11 dello stesso articolo che: “…Il personale alle dipendenze del Coni passa alle dipendenze della Coni servizi S.p.A., così come tutti i rapporti attivi e passivi…”. Prendendo in prestito una definizione usata da un giornalista del Sole 24 ore su un articolo, del luglio scorso, ormai il Coni non è che una “scatola vuota”. Niente male come scelta gestionale quella dell'Amministrazione Comunale di affidare la gestione di un impianto capace di fruttare più di 50.000 euro mensili (fonte: comunicato Coni-Puglia) ad una “scatola vuota”. Ma i problemi non finiscono qui. Al momento nessun rapporto contrattuale pare legare l'amministrazione comunale molfettese alla Coni Servizi S.p.A. che, ai sensi del succitato Decreto, dovrebbe essere l'unica società legittimata alla gestione finanziaria ed economica di tutte le vecchie attività del Coni e dunque anche della piscina molfettese. E come se non bastasse il Coni non solo non fornisce alcun chiarimento in merito, ma si ostina a non dare alcun conto della sua gestione al Comune il quale, dal canto suo, continua la politica del lassaiz-faire senza batter ciglio. A questo punto la situazione si fa più intricata di quanto già non fosse e risulta davvero incomprensibile l'ostinazione con la quale il Sindaco continua a difendere una convenzione che (restando in tema) fa acqua da tutte le parti. Anche la maggioranza vuole vederci più chiaro Con una delibera Consiliare, il 14 novembre scorso, è stato approvato all'unanimità un ordine del giorno a riguardo. Di fronte alle pressanti richieste dell'opposizione di mettere fine a questa farsa e di ritirare il mandato al Coni procedendo ad una regolare gara d'appalto, il Consiglio comunale, dicevamo all'unanimità, ha impegnato Sindaco e Giunta a far chiarezza, entro trenta giorni, su tutte le situazioni oscure della vicenda. Maggioranza ancora una volta spaccata quindi. O meglio, unita contro il suo leader. La realtà però è ben diversa, poiché ad ormai due mesi di distanza, nessuna informazione è ancora trapelata e quell'ordine del giorno sembra essere entrato nel dimenticatoio. Una votazione solo di facciata o il Sindaco e la Giunta non ritengono di dover conto neanche alla propria maggioranza? Gli altri lati oscuri della vicenda E' possibile che un progetto tanto importante per la città, come la piscina, debba crescere tra sospetti e illazioni? Come mai tanta ostilità a fare chiarezza? Probabilmente perché la situazione è ancora più ingarbugliata di quanto si possa pensare. Primo. Il presidente del Coni, Elio Sannicandro, in un'intervista rilasciata a “Quindici” ad ottobre aveva detto: “…gli eventuali avanzi di gestione verranno reinvestiti…”. Ad oggi ammesso che il Coni, dopo l'avvento della Coni servizi S.p.A., abbia ancora delle competenze a riguardo, a nessuno è dato sapere se, e come, sono stai reinvestiti questi avanzi, dal momento che il concessionario (il Comune) continua a non pretendere nessun rendiconto. Perché tanto disinteresse? E se è vero che non ci sono avanzi di gestione, come è possibile, visto che le tariffe dell'impianto sono in linea con quelle di altre piscine gestite da privati e gli iscritti nei primi tre mesi (fonte: Coni Puglia) sono più di 1000? Se nessuno ci sta lucrando sopra (come ci auguriamo) perché tanto spregio della trasparenza? Non si vuole far emergere che la piscina è un business? Secondo. Nella convenzione all'art. 7 era prevista la costituzione di un Comitato di sorveglianza del quale avrebbero dovuto far parte due componenti del Consiglio Comunale (rispettivamente uno di maggioranza e uno di minoranza). Ad oggi questo comitato non si è mai ufficialmente riunito e ci sono dubbi anche sul fatto che sia mai stato costituito. Le domande da porsi sono sempre le stesse. Chi e perché non vuole il Comitato di sorveglianza? Terzo. Da quando è in funzione pare che la piscina viva una sorta di regime di “amnistia fiscale”. Ci chiediamo: vengono rilasciate ricevute fiscali agli utenti? La mancata contabilità (almeno per quanto ne sappiamo) esenta dalle imposte sul reddito (“…dovute anche se ente pubblico poiché sono state poste in essere operazioni di natura commerciale…”, fonte: Agenzia delle Entrate) e pare che anche la tassa sui rifiuti non sia mai stata corrisposta. Inoltre, non è mai stato condotto un accertamento sull'inquadramento dei lavoratori impiegati presso piscina e palestra sia dal punto di vista previdenziale che di copertura antinfortunistica. Oltretutto pare che la maggior parte dei dipendenti siano stati assunti con un contratto di collaborazione coordinata e continuativa. Anche qui è indispensabile conoscere l'effettivo numero dei dipendenti legati da questo tipo di contratto perché legalmente deve essere mantenuto un equilibrio tra questi e quelli con un contratto “regolare”. Senza dimenticare poi che qualsiasi contratto dovrebbe ora far capo alla Coni servizi S.p.A. (vedi sopra) e non più al Coni. Chi si occupa di controllare la bontà di queste situazioni? L'art. 2 del D.L. 25/09/2002 recita: “Le imprese affidatarie di un appalto pubblico sono tenute a presentare alla stazione appaltante la certificazione relativa alla regolarità contributiva… anche le imprese che gestiscono servizi ed attività in convenzione con l'Ente pubblico devono presentare tale certificazione, pena la decadenza della convenzione stessa”. Dove sono queste certificazioni? Ci auguriamo (dubitando) che siano state acquisite dall'Amministrazione Comunale. Quarto. In data 30 luglio 2001 i fratelli Attolico, Francesco e Giancarlo, rispettivamente direttore sportivo e direttore tecnico del nostro impianto natatorio, hanno costituito a Bari insieme ad altri 3 soci una società: la “Rarinantes S.r.l.”. Nulla di strano, se non fosse che la società, lucrativa, ha come oggetto la gestione di impianti sportivi. Direttore di un impianto sportivo e allo stesso tempo socio (presumibilmente amministratore) di una società lucrativa con lo stesso oggetto. Non siamo quantomeno di fronte ad un'ipotesi di incompatibilità? A nessuno interessa valutare queste incompatibilità? Le preoccupazioni Cercare di dare una risposta a tanti interrogativi è cosa assai complessa e inevitabilmente si rischia di fare (non del tutto ingiustificata) dietrologia. Il problema è che la convenzione di un anno con il Coni sta per scadere. E il Sindaco nonostante tutto, e tutti, sembra intenzionato a rinnovarla, perché: “…in fondo la piscina va bene…”. Cosa ci guadagna il sindaco da tanto lassismo? E' possibile che pur di non perdere un po' di prestigio elettorale, non voglia ammettere di aver sbagliato con quella convenzione e sia disposto a lasciar fare al Coni qualsiasi cosa senza obbiettare? Come mai non dare conto nemmeno alle obiezioni dei colleghi della maggioranza? E soprattutto è pensabile che il Coni non dia nulla in cambio all'amministrazione comunale? Perché non è stato seguito il criterio di altri Comuni che hanno affidato la gestione ai privati accollando loro tutto il costo della manutenzione, facendo pagare un canone annuo? In pratica, dovremmo dedurre, che la piscina per la città e i contribuenti molfettesi, rappresenta un passivo. Insomma, restano ancora molti lati oscuri in questa vicenda, che suscitano legittime perplessità e che andrebbero chiariti al più presto. Certo prima l'assunzione di Pasquale Minuto (e la storia dei macchinari “donati” alla piscina) e poi le tre persone assunte dalla Multiservizi per lavorare in piscina hanno fatto pensare ad una contropartita offerta dal Coni. Solo illazioni delle solite malelingue? Forse. Intanto nessuno si preoccupa di far chiarezza, così dubbi e interrogativi restano senza risposta, alla faccia della trasparenza. Fabrizio Fusaro
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