Piano delle coste, un rinvio provvidenziale per rilanciare le spiagge libere
Quindici intervista l'asessore Gadaleta
Nel luglio del 2003 “Quindici” promosse una campagna di stampa per la difesa della costa e il diritto dei cittadini ad avere una spiaggia libera (anche dal cemento). Infatti oggi ciascun cittadino molfettese ha a disposizione appena 4 cm di spiaggia libera e fruibile. Degli 11.225 metri di costa, infatti, appena 3mila m sono accessibili ai bagnanti e di questi ben il 30% è già stato ipotecato ai privati mediante concessione demaniale. Nel 2004 l’amministrazione comunale dell’epoca (Tommaso Minervini) riprese il Piano delle Coste del 2001 (sindaco Guglielmo Minervini) redatto in ottemperanza ad una legge regionale del 2001, che chiedeva ai Comuni costieri di presentare una proposta che definisse l’utilizzo della fascia demaniale costiera, stabilendo quanto e quali tratti sarebbero stati dati in concessione ai privati, quanto e quali quelli da destinare a spiaggia libera con servizi e quelli da destinare a spiaggia libera. All’epoca il partito della “Margherita” votò contro il provvedimento perché riteneva che il Comune, con la sua proposta di Piano, avesse voluto solo sanare gli abusi consumati negli ultimi anni: spiagge più belle ai privati, poche e malmesse quelle libere. Si pensi, per fare un esempio, agli insediamenti dello Scoglio di Inghilterra e di Bahia, sorti senza alcuna programmazione. La legge disponeva che non meno del 60% della costa dovesse essere lasciata alla libera e gratuita fruizione dei cittadini. L’amministrazione di centrodestra presieduta da Tommaso Minervini sceglieva il minimo. Successivamente, con l’amministrazione di centrodestra del sen. Antonio Azzollini, il piano delle coste è stato accantonato per dedicare tutta l’attenzione al porto e alla relativa parte costiera, anche perché per il doppio incarico, il sindaco era quasi sempre a Roma, al Senato e aveva poco tempo per dedicarsi alla città all’infuori del suo pallino portuale. Sulla base del P.R.C. (Piano regionale coste) i Comuni avevano l’obbligo di adottare, entro il 31 dicembre 2013, i Piani Comunali delle Coste (P.C.C.) che dovranno essere molto più ricognitivi e prevedere la zonizzazione, il ripristino dell’assetto costiero e dovranno regolare gli insediamenti balneari, rimanendo comunque in simmetria con il piano regionale. Sono stati due i parametri che sono stati tenuti presenti dai tecnici per la classificazione delle fasce costiere: l’analisi della criticità dell’erosione e l’analisi della sensibilità ambientale. Con il meccanismo di incrocio dei differenti livelli di criticità all’erosione e di sensibilità ambientale sono scaturiti 9 gradi di tutela che sono il riferimento normativo per tutti i Comuni, i quali dovranno privilegiare per l’utilizzo le zone che hanno un basso livello, mentre le zone ad alto livello dovranno essere escluse dalle nuove concessioni. La nuova amministrazione di centrosinistra di Paola Natalicchio, fra le tante incombenze alle quali si è trovata a fare fronte, soprattutto di fronte ai disastri finanziari ed amministrativi ereditati da Azzollini, ha deciso di esaminare il piano, al quale intende apportare le necessarie modifiche. In un incontro alla Regione Puglia si è deciso di far slittare il termine dei piani comunali, in quanto gli stessi devono essere armonizzati con il PPTR, il piano paesaggistico regionale. Perciò la Regione Puglia non ha attivato le procedure sostitutive nei confronti dei Comuni inadempienti, come quello di Molfetta, per il quale l’amministrazione di centrodestra di Azzollini colpevolmente aveva lasciato trascorrere il tempo, senza adempiere all’approvazione del piano. Questo rinvio della Regione, comunque, si rivela provvidenziale, come ha detto l’assessore all’ambiente, Rosalba Gadaleta, rispondendo alle domande di “Quindici”. L’amministrazione Natalicchio è decisa a rivedere il piano, con un’approfondita ricognizione dello stato attuale con l’obiettivo “di tipo naturalistico e di protezione e verifica delle condizioni di difesa della coste dall’erosione marina”. Andranno riconsiderate l’attività cantieristica e le aree di balneazione contemperando l’uso pubblico con quello privato: la filosofia è quella della salvaguardia delle coste e della regolamentazione dell’uso privato, valorizzando l’area pubblica. Inutile dire che l’assessore Gadaleta è contraria alla privatizzazione delle spiagge, l’assurda ipotesi avanzata da alcuni ministri del centrodestra al governo Letta. “Intendiamo investire molto su questo piano, anche grazie ai diversi canali di finanziamento che sono previsti a livello regionale con l’aggancio al PPTR. Oltre alla tutela di Torre Calderina, abbiamo un progetto di attivazione dell’area urbana di balneazione con la spiaggia libera del lungomare”, dice ancora Rosalba Gadaleta a “Quindici”. Purtroppo in passato non è stato volutamente coltivato il rapporto con la Regione Puglia, per cui ha prevalso l’improvvisazione e l’incuria. “Noi vogliamo avere le idee chiare per affrontare adeguatamente la stagione estiva – conclude l’assessore - coordinandoci con la Regione e avviando una consultazione pubblica attraverso gli strumenti di Agenda XXI e della democrazia partecipata, coinvolgendo, contrariamente al passato tutti i cittadini nelle scelte sul futuro delle proprie spiagge e delle proprie coste”.
Autore: Felice de Sanctis