MOLFETTA - Tra le mura dell’Aneb, «Perle di poesia della Grecia Classica» sono state riportate in vita dal prof. Michele de Chirico (foto). Un viaggio attraverso la Grecia dell’VIII e VI secolo a.C. che trovava massima espressione di se stessa nell’arte, in particolare nella poesia.
Un primo riconoscimento è da attribuirsi ad Omero per aver offerto ai posteri la tessitura del mondo greco in ogni sua sfumatura. Con lo svilupparsi delle poleis, il ricordo di Omero resta potentissimo, ma con il tempo finisce per perdere quel suo ruolo educativo di precettore sociale. La poesia diventa, infatti, specchio dei cambiamenti nell’uomo, la cui priorità è essere cittadino più che individuo. Nascono così quei primi frammenti poetici che riescono ancora ad emozionare e coinvolgere per la loro potenza comunicativa e sono pura espressione di sincerità, spontaneità, veridicità.
Callino e Tirteo, i primi grandi poeti. Di entrambi sono pervenuti solo alcuni frammenti che riescono in pochi versi ad aprire un’ampia veduta sul tempo. Utilizzano molti termini presenti in Omero ma con un’accezione diversa a quella guerresca, simbolo che l’eroe non è più colui che cerca la gloria sul campo di battaglia ma l’uomo politico che si mette in gioco per la sua città. Archiloco aggiunge, invece, un tocco di individualità alla poesia nel modo spregiudicato e irruente che solo Cecco Angiolieri è riuscito a ricreare.
Nella sua poesia propone le immagini, che in seguito diventeranno topos, dell’uomo-soldato che preferisce la sua vita allo scudo e del vino come simbolo di inganno, di gioia nel simposio o di dolce espediente che addormenta gli affanni. Si concede, infine, riflessioni sul destino dell’uomo esortandolo a sopportare le pene della vita consapevole che gli dei non hanno alcuna influenza e che spesso tocca al destino giocare le sue carte. Invece, nella poesia di Mimnermo, elogio alla gioventù, è fondamentale la presenza del divino che rende la vecchiaia infelice, uggiosa e malinconica.
Ancora diversa ed innovativa è la poesia di Alceo e Saffo. Il primo, dalla personalità delicata e passionale ed inserito pienamente nelle vicende politiche del tempo, descrive la città come una nave in tempesta. La seconda, è stata una delle più grandi poetesse di tutti i tempi ma è necessario spogliarsi di qualsiasi pregiudizio ed esasperato moralismo per poter comprendere la sua arte. Saffo frequentava un tiaso, associazione di carattere religioso, riservata a sole donne, in cui si respirava bellezza e cultura.
La poetessa parla per la prima volta d’amore rivolgendosi ad Afrodite, dea della bellezza. Saffo aveva la spiccata capacità di lasciarsi emozionare dalla vita e di affrontare le passioni con massima spontaneità, amava la natura per i suoi aspetti più vivaci e nascosti, riuscendo ancora a oggi ad entrare negli occhi di chi riesce a guardarla. Si sofferma nel rappresentare gli effetti che l’amore ha nell’animo e nel corpo di una donna con toni tragici e quasi disperati.
Ma i Greci sapevano anche come “pungere” ed essere sottili. Semonide di Amorgo o Amorgino scaglia una violenta poesia contro le donne, paragonandole a diversi animali e descrivendone i relativi comportamenti.
Al prossimo appuntamento in aprile, la poesia greca tornerà a impressionare gli animi per l’attualità delle sue parole e potenza dei sentimenti. Questa non rimane bloccata nel tempo, ma insegna a vivere per la lealtà e l’amore nascosti tra i suoi versi, lasciando al lettore un velato sapore di verità.
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