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Percorsi d'arte alla scoperta della nostra terra
15 settembre 2007

L'Associazione Artistico Culturale “ContempoARTE” ha offerto alla cittadinanza, nello spazio adibito all'esposizione in Via F. Campanella 61, un'interessante occasione di rifl essione sulla produzione di alcuni artisti, molfettesi e non. La mostra esposizione “Percorsi d'arte”, inaugurata in luglio con l'intervento di Gaetano Mongelli, Docente di Storia dell'Arte Moderna e Contemporanea presso il Dipartimento di Scienze Storiche e Geografi che dell'Università di Bari, si confi gura quale pregevole fucina d'espressione. Quattro gli artisti intervenuti: i molfettesi Maria Addamiano, Domenico Angione, Isabella Spagnoletta e, di Castelfi dardo, Aurelio Alabardi. Quest'ultimo, nato nel 1953 ha all'attivo la partecipazione a innumerevoli esposizioni in Italia e all'estero. Com'è stato più volte segnalato, la sua produzione si caratterizza per un cromatismo luminoso. Particolarmente suggestive le tele che fi ssano lo sguardo su svaghi di mare: alla rocciosità della scogliera, che talvolta rende arduo l'accesso all'acqua, fanno da contrappunto le differenti gradazioni d'azzurro. Il mare appare così un tutt'uno con un cielo, in cui spiccano, talora, stormi di gabbiani, che si librano in volo con levità, quasi a contrapporsi alle fi gure umane sempre in preda allo sforzo. Domenico Angione regala un differente incanto: quello delle città di mare, quello dei vicoli ombreggiati, dei volti gravi e solcati di storia di donne anziane, del viso petroso, quasi scolpito nella roccia, di un pescatore, tra reti e mare. Un'opera che restituisce il calore silenzioso e, d'altronde, la stasi del nostro sud. Isabella Spagnoletta, già partecipe della Mostra “Arte donna 2007”, un curriculum di tutto rispetto – segnaliamo la specializzazione in Designer di Architettura e Arredamento –, sembra evidenziare, in quest'esposizione, il tentativo di mediare tra una tensione sperimentale e un'esigenza di più immediata comunicatività. Così la concreta fi sicità dei luoghi, di ricordi cittadini e la presenza degli emblemi della nostra terra – i muretti a secco – convivono armoniosamente con tendenze geometrizzanti. Emblematico di tale percorso appare il nudo di donna che, forse smaniosa di un bagno-volo, si staglia quasi danzante su uno scorcio che ha un che d'antico, come la fi gura stessa, e che pure emoziona, perché comunica un indefi nibile senso di libertà. E poi c'è Maria Addamiano, scultrice e pittrice dalle mille risorse, innumerevoli personali e collettive all'attivo. Nelle sue creazioni scultoree, l'Addamiano indaga con delicatezza le sfaccettature più intime della femminilità. È una mamma che contempla la fi glia e la ritrae sposa e, a sua volta, madre. Emergono momenti differenti della quotidianità: fa capolino ancora movimento che scompiglia vesti e capelli e sembra tipico della pische femminile, in perenne ricerca. A bilanciare a tratti una stanchezza pensosa interviene il trionfo della maternità. Così i lineamenti deliziosamente orientaleggianti della fi gura femminile ritratta s'illuminano e, contemplando il perpetrarsi di un mistero umano-divino, l'artista coglie la donna nell'istante della sua più alta fioritura.
Autore: Gianni Antonio Palumbo
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