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Per una partecipazione di tutti alla progettazione della città Laboratorio sulla città
15 luglio 2000

In giugno abbiamo scritto di “Achille e la Tartaruga”, in un articolo sulla pianificazione dello sviluppo della città. Questa coppia, inventata da Zenone di Elea nel V secolo a.C. per enunciare il suo paradosso, resuscitata da Lewis Carroll nel 1895 per illustrare un altro paradosso, questa volta dell’infinito, passando per Douglas R. Hofstadter (nei dialoghi del suo libro Gödel, Hescer, Bach: un’Eterna Ghirlanda Brillante, Milano, Adelphi 1984, prima edizione 1979), ci è sembrata adatta al nostro scopo: raccontare brevemente e riunire in un contraddittorio a sole due voci i commenti raccolti intorno all’idea, sollevata da noi con l’articolo pubblicato su “Quindici”, di un laboratorio di analisi-progettazione partecipata per lo sviluppo urbano e il controllo delle trasformazioni del territorio di Molfetta. Achille (i sottoscritti) propone con entusiasmo, ma è incalzato dalla Tartaruga (voce plurima di amici e conoscenti che hanno letto e commentato il nostro scritto) che è lo spirito critico e dotato di una moderata dose di scetticismo. Angela Colonna Vito Copertino Dialogo tra Achille e la Tartaruga Achille: Hai letto il nostro articolo sullo scorso numero di “Quindici”? Tartaruga: Quello su Cala San Giacomo? Achille: Già, il titolo in grassetto,scelto dalla redazione per necessità editoriali, è “Cala San Giacomo, un recupero possibile”, ma è fuorviante rispetto al contenuto dell’intervento. Il titolo dato da noi è, invece, “Per un laboratorio di analisi-progettazione partecipata del territorio di Molfetta”. Ma, nonostante le aspettative create dal titolo, si è capito quale fosse il tema e, dunque, l’obiettivo dell’intervento? Tartaruga: Per la verità la lettura mi è stata un po’ faticosa: il linguaggio che avete usato è poco giornalistico, poco immediato, un po’ criptico, pardon, oscuro. Mi chiedo se non sia espressione di una vostra mancata chiarezza su ciò che state cercando di dire e di fare! Achille: Hai ragione, intendevamo attivare un luogo di confronto in città e invece abbiamo usato un linguaggio che allontana molti. Bisognerà lavorare su questo aspetto della comunicazione adeguata che è tutt’altro che marginale per quello che vogliamo fare. Rispetto alla chiarezza degli obiettivi, abbiamo, come cittadini - anzi ci piace dire abitanti - un forte bisogno di tentare nella nostra città un esperimento di laboratorio dove sia possibile acquisire la competenza della partecipazione, attivare un’esperienza di autopromozione territoriale degli abitanti. Tartaruga: Aspettate, voglio capire perché preferite dire abitante anziché cittadino, e voglio capire cosa intendete per “autopromozione territoriale degli abitanti”. E poi, la partecipazione è una competenza? E il problema è davvero “imparare” a partecipare? Achille: Quante domande! E’ vero: capiamoci ed evitiamo di dare molte cose per scontate. Continui ad avere ragione tu: bisognerebbe soffermarsi e interrogarsi su ognuna di queste questioni, che non sono per niente marginali ne’ scontate. Anzi, grazie alle tue domande incalzanti, ci stimoli un’idea. Ascolta, vediamo cosa ne pensi. Potremmo creare un primo spazio di discussione intorno a questi temi e all’ipotesi di provare in città un’esperienza di laboratorio di analisi-progettazione partecipata. Questo primo spazio di discussione potrebbe consistere in una rubrica su questo periodico dove invitare a scrivere quanti riusciremo a incuriosire, a coinvolgere o a infastidire. Per la verità il gruppo di redazione di “Quindici” ci ha già concesso questo spazio, già a partire dal numero di settembre, a patto che venga usato con un taglio che non ammorbi il lettore, e la condizione ci sembra legittima oltre che stimolante per creare una comunicazione efficace. Che ne pensi? Tartaruga: Mi pare che non ci sia nulla da perdere a tentare. Achille: Che entusiasmo! Riaffiora il tuo solito scetticismo. Tartaruga: Ma no! Non ve la prendete. Lo faccio per essere utile. A proposito, ci chiedevamo io e l’illustre Zenone se voi portaste i calzini. Achille: Ti ha incuriosito quel passaggio nel nostro articolo? Forse la tua domanda vuole alludere a un’altra tua curiosità, o meglio, perplessità. Tu vuoi sapere se noi crediamo realmente che esista un modo per la comunità di entrare, senza rivoluzioni, nella stanza dei bottoni per partecipare alle decisioni: il “buco nel calzino”. Tartaruga: Non posso negarlo, la mia domanda alludeva a questo; sono pessimista sulla possibilità della partecipazione che tanto ci ha infiammato qualche anno fa. Achille: Il tuo scetticismo è di freno. Siamo alle solite. Bisogna fare i conti con la tua lentezza biologica. Tartaruga: Calma. Ricordatevi che il mio amico Zenone vi ha già dimostrato quanto io possa essere irraggiungibile nella gara podistica che lui ha organizzato tra me e voi! Il mio scetticismo interpreta anche la diffidenza della gente che per prima cosa si chiede: “Siamo quasi, di nuovo, sotto elezioni; che vorranno questi?” Achille: Ora, è proprio la tua lentezza a essere la dimostrazione di come l’operazione a cui stiamo pensando non è viziata da fini elettorali. Ci spieghiamo. I tempi della creazione di uno spazio della partecipazione in città sono tempi lunghi che non sono rapportabili ai tempi della politica. I frutti di quest’idea, se ci saranno, saranno maturi tra qualche anno e non apparterranno a nessuna amministrazione ma a noi cittadini (forse qui va meglio “cittadini” che “abitanti”). Tartaruga: Forse mi avete convinta; di sicuro vi seguirò in questa sfida (podistica?). E, state in guardia! Mi avrete sempre in vantaggio di uno spazio, per cui vi consiglio di cercarmi guardando avanti anziché dietro di voi.
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