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Pd sulla nuova zona artigianale: un gioco d'azzardo Irresponsabile, secondo il segretario del Pd cittadino Abbattista, ignorare il rischio idrogeologico segnalato dall'Autorità di Bacino per l'area del Pip3 e grave la disinformazione del Comune verso gli imprenditori sul Pai che specifica che l'area è a media e alta pericolosità
20 dicembre 2010

MOLFETTA - «Amministrazione Azzollini costruita sul vuoto pneumatico del nulla», affinato verdetto di Mino Salvemini, capogruppo Pd in Consiglio comunale, durante la conferenza stampa «La nuova zona artigianale…sulla pelle delle imprese» nella sala stampa di Palazzo Giovine. Terzo Pip l’argomento, quello con cui «la maggioranza ha alimentato la campagna elettorale del 2008, assicurando agli imprenditori una sua rapida esecuzione edilizia - ha aggiunto Giovanni Abbattista, segretario cittadino Pd - promesse mai mantenute per i vincoli del Pai, cui è seguito il contenzioso contro l’Autorità di Bacino al Tribunale superiore delle acque pubbliche». Almeno altri 6 mesi per il verdetto finale.
Amministrazione Azzollini «irresponsabile» quando «ignora il potenziale rischio idraulico segnalato dall’Adb per il nostro territorio - ha sottolineato Abbattista - creando disinformazione, soprattutto verso le imprese», a tal punto che «gli stessi imprenditori non sono a conoscenza che l’area interessata dal Pip3 è indicata dal Pai come area a media e alta pericolosità idraulica». 
Il dato di fatto, ha aggiunto Salvemini, «è che ora non si può costruire», ma «l’amministrazione vorrebbe eliminare i vincoli del Pai con il contenzioso»: atteggiamento «inutile, autarchico e autocratico». Un contenzioso che grava sulle casse comunali se «nel bilancio 2010 sono stati segnati 2 milioni di euro per spese legali - postilla Salvemini - tra cui vanno inclusi tutti i contenziosi dell’amministrazione Azzollini e le relative consulenze».
Amministrazione «arrogante» perché «prosegue la procedura di assegnazione di aree che non possono essere urbanizzate senza l’assenso obbligatorio dell’Autorità di Bacino - ha aggiunto Abbattista - e contraddittoria, se contesta il rischio idraulico e intanto approva un progetto di mitigazione per intercettare le acque piovane di piena e scaricarle nella dolina vicino al Pulo». Progetto da 1,2milioni di euro «scriteriato, inedito, innovativo e privo di senso, incluso nella spesa corrente - ha chiarito Salvemini - invece di investire in altre attività produttive o salvaguardare le aree abitate gravate dallo stesso rischio».

Pai, pomo della discordia. Il Piano di assetto idrogeologico, approvato con delibera n.39/05 dall’Adb, intacca la realizzabilità del Pip3 che, localizzato sulle lame Marcinase e Scorbeto, è stato inserito nelle aree a media e alta pericolosità idraulica dalla nuova perimetrazione. Limitata edificabilità e inedificabilità: questo il pomo della discordia.
Nel 2006 l’amministrazione rigetta il Pai, perché redatto da «persone autigene, estranee al complicato contesto geologico-strutturale-idrogeologico e idraulico del territorio di Molfetta» (relazione del geologo Mancini). Nessuna concertazione tecnica tra Adb e Comune di Molfetta (settembre 2006 - settembre 2007).
Adottato il Pip con delibera C.C. n.14/08 nell’ultima seduta utile prima delle dimissioni del sindaco Antonio Azzollini (astenuta l’opposizione «per la non chiara entità di fabbisogno e l’approccio al gigantismo», ha ricordato Salvemini), il 26 febbraio 2008 l’ing. Rocco Altomare, dirigente del Settore Territorio, con alcune osservazioni inviate all’Adb, contesta la presenza di Lama Marcinase (Lama Pip), non menzionata nello studio Dau 2000, accolto dal Comune. «Studi effettuati da tecnici del Comune - si legge - evidenziano una scarsa se non trascurabile rilevanza idraulica di quella che impropriamente è stata definita lama».
Anche Lama Scorbeto, adiacente alla Marcinase, è una formazione minore non interessata da precipitazioni straordinarie, secondo l’ing. Altomare. «Lama Scorbeto a differenza della Marcinase, non presenta una morfologia estremamente pronunciata, tuttavia è abbastanza evidente l'impluvio che costituisce l'asse del percorso idraulico che un’eventuale piena seguirebbe», risponde l’Adb, dopo un sopralluogo del 28 marzo 2008.
Si passa dai toni concertativi alla polemica. Dalle diverse cartografie del Pai e del Settore Territorio si rileva la presenza-assenza di queste lame nell’area Pip3 (immagini).

Dal braccio di ferro alla questione d’onore. Con nota del 10 marzo 2009, l’Adb non solo ribadisce il «dissesto idraulico diffuso, imputabile a una disattenta politica di urbanizzazione del territorio» e rigetta «le osservazioni e/o le proposte integrative avanzate dal comune di Molfetta» perché «derivate da una superficiale lettura e/o da una inadeguata capacità interpretativa di documenti e/o studi sul tema», ma individua «un ruscellamento diffuso delle acque» in direzione Nord vero Lama Scorbeto (tracciato che affianca il rilevato della zona industriale), oltre a «situazioni di criticità idraulica», come l’«intersezione della lama Marcinase con una viabilità al servizio dell’area Pip».
Un mese dopo, con delibera n.11/09, l’Autorità inserisce tra le aree a alta pericolosità idraulica la zona a Est dell'attuale zona artigianale (Pip3). Lama Scorbeto «rappresenta ormai una formazione minore, che ha perso le caratteristiche che la classificherebbero a tutti gli effetti come lama, in quanto del suo alveo originario ne rimane solo un tratto, oltre a presentare un bacino di confluenza di modestissima entità», replica il Settore Territorio l’8 maggio 2009.
Intanto, con determinazione dirigenziale n.184 dell’8 novembre scorso il Settore Territorio ha approvato la graduatoria definitiva per l’assegnazione dei 109 lotti del terzo Pip e proceduto con l’esproprio dei terreni assegnati. Manca, però, il parere positivo dell’Adb, come impone la delibera n.34 dell’aprile 2008, con cui il Commissario Straordinario Antonella Bellomo approvava il Pip3 («la presente deliberazione - si legge - acquisterà efficacia con l’emanazione del parere positivo» dell’Adb). Dunque, «iniziative vulnerabili da un punto di vista giuridico per un difetto di dichiarazione di pubblica utilità», secondo Abbattista, prospettiva scartata dalla maggioranza».

Proposte del Pd. «Il mancato riconoscimento da parte dell’amministrazione comunale del rischio idrogeologico non solo rappresenta un azzardo a danno delle imprese che dovessero insediarsi in queste aree, ma blocca anche le altre aree non a rischio che non potrebbero essere urbanizzate senza l’assenso dell’Adb sull’intero piano di ampliamento - ha commentato Mino Salvemini - necessario procedere a una variante del Pip, stralciando tutte le aree a rischio segnalate dall’Adb, assegnando i 57 lotti residui e sicuri alle 48 imprese realmente produttive inserite nella graduatoria già approvata».
Infatti, ben 48 sono i lotti segnalati dal Pai (46% del totale, e non il 30% come l’ing. Altomare aveva dichiarato in uno dei talk show del marzo 2010), mentre le imprese realmente produttive (di cui 5 consorzi) sono 48 su 94 ammesse in graduatoria (21 le imprese edili e di trasporti senza alcuna specializzazione produttiva, 27 per il commercio e servizi).
Inoltre, il Pd propone la messa in sicurezza degli insediamenti esistenti e futuri, «riprogettando le opere di mitigazione in modo tale da far defluire le acque di piena a mare e non nei vicini terreni agricoli», oltre alla possibilità di riassegnare i capannoni della zona industriale esistente, inattivi dopo la chiusura di alcune aziende.

© Riproduzione riservata

Autore: Marcello La Forgia
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Da una parte rilevo forse un eccesso di prudenza. Dall'altro invece - com'è giusto che sia nei rapporti politici fra maggioranza ed opposizione, che ormai sono diventate GUERRE DI RELIGIONE, alla faccia del conclamato, da tutti, interesse genrale - un eccesso di SINE CURA. Chi ha ragione?, chi sbaglia? Non lo sapremo mai perché ogni giorno di più le posizioni si irrigidiscono. Allora io, salomonicamente, proporrei di procedere nel modo seguente: Mettere intorno ad un tavolo le seguenti figure A.d.B., Amministrazione, Opposizione (con presenza di propri "consulenti"), una rappresentanza dei futuri utilizzatori dei nuovi insediamenti e, perché no, anche la Protezione civile. A quel punto, con spirito di collaborazione oggettivo (ma che illuso sono ... però, non si sa mai!) discutere e mettere sopratutto gli utilizzatori di fronte alle contro indicazioni che potranno essere portate o alle ragioni di tirare diritto; poi vedere che cosa ne scaturisce. Non credo che un imprenditore che aspira ad un insediamento, davanti alle oggettive difficoltà e/o pericoli se ve ne sono, non possa riflettere. La decisione che poi prenderà, sarà la SUA e solo la SUA, in piena COSCIENZA e RESPONSABILITA'. Anche perché, con tutte le agevolazioni di cui potrà usufruire, a norma di legge, l'Utilizzatore dovrà anche investire di proprio e, trovarsi poi con la classica mano d'avanti e l'altra ...di dietro, in caso di calamità remota ma possibile, dovrà per forza valutare se il gioco vale la candela. So che un "via" di questo genere non sarebbe percorribile, perché in caso di disastro, ci sarebbero anche problemi di altro genere, ma proviamo a rifletterci su. E' un appello agli Addetti ai lavori: sono loro gli esperti.

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