Pd a Congresso il colpo di coda di Piero de Nicolo
Fissata la data: sabato 21 e domenica 22 ottobre ultima riunione nella vecchia sede
Si riaprono i giochi all’interno del Pd di Molfetta in vista del congresso di sabato 21 e domenica 22 ottobre che si terrà per l’ultima volta nella sede di via Margherita di Savoia, prima di lasciarla alla proprietaria, che da alcune settimane ha già messo il cartello di “affittasi”. Le divisioni permangono, anche dopo l’uscita dei dissidenti costretti ad abbandonare il partito in seguito al comportamento politicamente spregiudicato dell’ex segretario Piero de Nicolo (basti ricordare il pasticcio delle tessere all’insaputa del segretario Antonio Di Gioia che portò alle sue dimissioni), che ha fatto perdere iscritti, dirigenti e voti al partito, ma che vuole ancora essere il dominus del Partito democratico per conto di Michele Emiliano. Ma la sua posizione si è molto indebolita, dopo la débacle elettorale delle ultime elezioni amministrative con il disastroso risultato di appena 3.192 voti, ben 2.000 dei quali sono di provenienza dei nuovi iscritti: Nicola Piergiovanni, Giovanni Facchini, Gabriella Azzollini e Peppino de Nicolò (un altro con l’accento, come l’attuale commissario Giampiero: un nome che nel Pd ritorna sempre, come un destino). I nuovi arrivati non staranno certo a guardare e vogliono avere voce in capitolo anche nella nomina del segretario, per togliere a Piero il controllo del partito. In realtà l’ex segretario, temendo di non farcela in sede congressuale, potrebbe tentare il colpo di coda: una mozione unitaria e una sola candidatura alla segreteria, da affidare a Erika Cormio come risarcimento per la mancata nomina ad assessore della giunta destracentro, il ciambotto di Tommaso Minervini. Erika l’aveva presa male e ora vorrebbe rifarsi puntando alla segreteria, ma sarebbe sempre una pedina eterodiretta dal De Nicolo. Accetterà Erika il contentino? In caso contrario, c’è già pronta la candidatura di Roberto La Grasta, un fedelissimo di Piero, che si sta riscaldando a bordo campo, essendo rimasto senza poltrona: né di consigliere, né di assessore. Ma c’è chi all’interno del partito non gradirebbe la nomina di un politico ambizioso, ma permaloso, allergico alle critiche, quindi con difficoltà di dialogo e di confronto. Piero vorrebbe puntare a ripetere la furbata che riuscì con Antonio di Gioia e pretendere il 60% del direttivo, concedendo agli altri solo il 40%. Ma, come si dice a Molfetta “una volta si impicca Nicola” e, una candidatura unitaria, a parere degli altri, si potrebbe avere solo con un direttivo diviso esattamente al 50%. In caso di mancato accordo, potrebbe intervenire la segreteria provinciale, che pur vicina a de Nicolo col suo amico Ubaldo Pagano, complice nella congiura per far cadere la giunta di centrosinistra di Paola Natalicchio, dovrebbe tentare una mediazione. Altrimenti si andrebbe al voto sul filo di lana dei 600 iscritti, una situazione che non promette bene e che potrebbe creare problemi dal primo giorno al neo segretario. E qui tornano i numeri dei consensi elettorali e Piero trema. Del resto non è un mistero che dove transita lui in politica, tutto muore, dal Partito repubblicano ad An, passando per il Psi.