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Patti territoriali senza futuro Il “governo a rete” del centrodestra ignora la Programmazione negoziata
15 dicembre 2001

La “Programmazione negoziata”, la ricetta dei governi dell’Ulivo per favorire nel Sud uno sviluppo locale con il ruolo propulsivo di tutte le realtà del territorio (Istituzioni, Enti, Imprese e mondo del lavoro), è destinata a dissolversi. La mancanza di ogni riferimento nella proposta di Bilancio 2002 e le continue prese di posizione dei vari ministri, fa supporre una chiara scelta: portare a compimento i progetti già finanziati, ma chiudere ogni possibilità di futuro per i Contratti d’area, Contratti di programma e Tatti territoriali. Il centrodestra ha sempre ha sempre criticato la “Programmazione negoziata”, sostenendo la farraginosità delle procedure e l’esiguità dei risultati in relazione alle risorse utilizzate. Critiche condivise da molti nella fase iniziale, ma poi una serie di interventi normativi hanno snellito le procedure. Per quanto riguarda i risultati, i giudizi riflettono le scelte politiche di fondo. Del resto il centrodestra, soprattutto Forza Italia, non ha mai fatto mistero di voler agire più sulla leva fiscale e gli incentivi automatici (Legge Tremonti), che sul lato della spesa. E’ chiaro che i vari strumenti della “Programmazione negoziata”, o sono riconosciuti attori principali dello sviluppo locale, capaci e messi in condizione di apportare un valore aggiunto ai finanziamenti pubblici e privati, oppure diventano solo carrozzoni burocratici pronti per l’assalto dei politicanti di turno. Per finanziare e sostenere le iniziative economiche sia pubbliche che private, bastano le leggi statali e regionali vigenti. Un notevole peso all’affossamento soprattutto dei Patti territoriali, lo sta avendo la nostra Regione che, mentre per i patti manifatturieri (settore industria), ha dovuto prendere atto della loro istituzione (tra cui quello della “Conca barese” finanziato per 34 miliardi), per quelli specializzati per l’agricoltura e pesca (altri 36 miliardi per “Conca barese”) ha puntato i piedi. E questo perché, mentre i progetti privati sono finanziati dallo Stato, quelli pubblici per le infrastrutture devono esser conformi alla programmazione regionale e cofinanziati con i fondi europei di Agenda 2000. Nello scorso mese di giugno la Regione ha dato parere di congruità sui progetti pubblici con le proprie scelte politiche di sviluppo, ma ha fatto chiaramente intendere di non voler sganciare una lira. L’Assessore regionale al Bilancio Rocco Palese ebbe a dichiarare: “I fondi europei non si toccano”, Come a dire “Lo stato ha inventato i Patti e lo Stato li finanzi”. Di conseguenza, in attesa che la Regione si convinca o che il Governo sbrogli la matassa e chiarisca le sue intenzioni, anche i finanziamenti ai progetti privati sono bloccati. L’atteggiamento del Governo centrale porta acqua al mulino del governatore pugliese Raffaele Fitto. Che la Regione non abbia mai guardato di buon’occhio i patti, emerge nei “Complementi di programmazione”, l’insieme degli strumenti di spesa dei fondi europei per fondi europei 2000-2006. Non c’è alcun riferimento e riconoscimento ai patti come soggetti dello sviluppo locale, nonostante le ripetute richieste in tal senso dei responsabili dei sette patti pugliesi interessati. Per sostenere lo sviluppo locale, così come raccomandato dall’Unione europea, la Regione punta molto sui Pit (Piani integrati territoriali) per il settore manifatturiero e Pis (Piani integrati settoriali) per il turismo. Strumenti che ricalcano la filosofia della “Programmazione negoziata” (sviluppo progettato e organizzato dalle realtà territoriali), ma con un ambito territoriale più ampio: Molfetta dovrebbe rientrare nel Pit dell’area Nord Barese – Ofantino. In attesa di vedere come si svilupperanno questi Pit e Pis, tutto lascia presupporre che l’esperienza dei patti territoriali sia destinata ad essere liquidata senza rimpianti per il centrodestra nazionale e regionale. Paradossalmente però, l’amministrazione locale di centrodestra deve il suo attivismo per la realizzazione della Nuova zona artigianale, al Patto territoriale “Conca barese” con i 4 miliardi di finanziamento per le opere di urbanizzazione, senza i quali i progetti forse sarebbero rimasti nei cassetti. Francesco del Rosso
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