Che il suo fosse un addio ci credevano in pochi, ma ci speravano in molti. Sì perché “la ragazza” aveva scombussolato, stravolto i giochi, messo al centro l’interesse dei cittadini, avviato buone pratiche. Sì perché la ragazza, era riuscita, nonostante ostilità iniziali, a fare quello che nessun amministratore era riuscito a fare avviando progetti e cantieri fondamentali per la cittadinanza. Paola Natalicchio torna a mettersi a disposizione della città, candidandosi nella lista di Sinistra Italiana, a sostegno di Gianni Porta, candidato sindaco alle prossime elezioni amministrative. A Paola Natalicchio “Quindici” chiede le motivazioni di questo ritorno. «Sono tornata perché non riesco a stare a bordo campo. Non sono mai veramente andata via; mi sono allontanata, dopo le dimissioni dalla carica di sindaco, per ragioni di lavoro, dopo venticinque ore di lavoro al giorno dedicati alla città, alla mia città per la quale era doveroso tornare, in un momento in cui sarebbe stato comodo stare al balcone come hanno fatto i protagonisti della catacombe politica come Altomare, De Nicolo, ma anche Percoco, Giulio Germinario che mi hanno sostenuta, in una competizione che vede Tommaso Minervini come candidato ultra favorito». Ha scelto di candidarsi nella lista di Sinistra Italiana. Quali sono le ragioni per le quali non ha presentato la candidatura a Sindaco? «Ci sono delle ragioni di carattere personale e politico. Sento che durante gli anni da sindaco, ho fatto mancare a mio figlio il mio tempo, la centralità che un bambino dai due anni e mezzo alla prima elementare deve vivere, deve sentire. Sarà dura recuperare il rapporto con lui e duole dirlo ma il ruolo da sindaco è incompatibile con il ruolo di mamma. Ci sono poi delle ragioni politiche. Non ci sono attualmente condizioni di unità del centro sinistra. Durante il mio mandato ho assistito ad una disgregazione delle forze politiche senza che nessuno manifestasse alcuna volontà di ricucire questo strappo. Tutti hanno fatto finta di non capire per quale motivo mi sono dimessa». Cinque candidati sindaci al governo della città dal 2017 al 2022. Cosa ne pensa? «Quattro dei cinque candidati sindaci mi sostenevano. Sostengo la candidatura di Gianni Porta e rispetto la candidatura di Bepi Maralfa. Non mi sono candidata a sindaco. Ora salto il turno. Sogno il giorno in cui tornerò a fare il sindaco ed essere al servizio della città. Vorrei rimettere insieme un polo alternativo per l’attuazione di piccole opere sociali utili. E’ un momento importante: riparto da candidato al consiglio comunale e mi vado a “contare” col mio nome e cognome pur essendo stata eletta con un larghissimo consenso e senza trincerarmi nelle mie problematiche personali e familiari. Sostengo Gianni Porta per Sinistra Italiana, un candidato valido, credibile che ha lavorato nel consiglio comunale con abnegazione e spirito collaborativo, un candidato sostenuto altresì da Democratici e Progressisti, un candidato che, credo, possa essere equiparato, come preparazione a Bepi Maralfa, quest’ultimo molto popolare e, sappiamo bene che nelle elezioni amministrative è importantissimo esserlo, importante poter parlare a tutti e con tutti. La prossimità è tutto». Crede nei ruoli di partito? «Sostengo e sono candidata di un partito che nasce in situazioni di crisi. Ci vuole organizzazione in politica e punti di riferimento. La politica sul piano amministrativo è un mestiere che richiede competenza. La vera lista civica è quella di Bepi Maralfa; quella di Tommaso Minervini è un’imitazione, un candidato dalla campagna elettorale molto ammiccante ma sostenuto da un mix di politici impossibili come De Nicolo, Caputo, Tammacco e Camporeale, politici accattoni e clientelari. Non nego che Tommaso Minervini mi ha aiutata per la predisposizione dei primi due bilanci della mia amministrazione con Angela Amato e cioè il rendiconto 2012 e il bilancio di previsione 2013, insegnandomi tutto. Non ho nulla da dire sulla persona e sulle competenze di Tommaso Minervini. Devo, però rilevare un trasformismo senza precedenti sin dal 2001 quando passò al centro destra. Senza tema di smentita, posso definire Tommaso Minervini il genitore politico di Antonio Azzollini come amministratore della città, nonché padre del porto. E’ il primo a venire a conoscenza della situazione bombe ma non solo non fa nulla, ma va avanti». Pensa che la città sia pronta ad un governo con a capo un sindaco di Sinistra Italiana? «Molfetta ha radici socialiste, ma non è tutta rossa. Il percorso di Guglielmo Minervini ha seminato progressismo. Nel 2013 ho vinto perché ho messo insieme le tre anime della città. Ho chiamato con me Annalisa Altomare perché la ritenevo capace e ancora con la voglia di costruire, poi per lei è scattata la rivalità». Quali sono i punti di forza del programma della coalizione a sostegno di Gianni Porta? «Non programmeremo grandi opere, ma puntiamo alla rigenerazione di proprietà comunali come il palazzo ex Dogana attingendo a fondi europei o a fondi destinati al porto che possono essere utilizzati per fini culturali o sociali. Non vi è necessità di costruire altre abitazioni; in centro, come in periferia ci sono abitazioni vuote, seconde abitazioni non affittate. E’ necessario per Molfetta sbloccare l’edilizia popolare. Il nostro obiettivo è possibile sintetizzarlo in quattro parole: Pianificazione Urbanistica Generale Subito, pensando ai “vuoti”, gli edifici inutilizzati, un’urbanistica che guarisca le ferite. Per questo ritengo che Minervini voglia mettere le mani sulla città con il gruppo delle due i: impresentabili, improponibili. Come farà a gestire Caputo e Camporeale che hanno attaccato duramente Vendola, avendo egli stesso sostenuto Vendola? La sua amministrazione sarebbe ingovernabile. Rispetto maggiormente la coalizione dell’avvocato De Bari e del senatore Azzollini, perché sono trasparenti, con una classe politica riconoscibile, ma, a mio avviso, megalomane poiché promette lo sblocco della grande opera porto, cosa impossibile perché lo sblocco non dipende dal sindaco di Molfetta, ma dalla Procura della Repubblica e dalla Regione Puglia. Bepi Maralfa si candida perché crede di essere l’erede naturale di Paola Natalicchio, fa politica perché ci crede e non per bisogno. L’obiettivo è riuscire ad arrivare al turno di ballottaggio e di riunirci. Dei tredici consiglieri che mi appoggiavano, nove sono passati a Tommaso Minervini, uno ha presentato la candidatura a sindaco». Quali sono stati i punti di forza della sua amministrazione? «Opere significative sono state avviate o hanno terminato il loro percorso ma quello che mi piace ricordare è lo sblocco del comparto 18, grazie al quale un quartiere e le esigenze dei suoi residenti sono stati presi in considerazione. Siamo riusciti a mettere, grazie al lavoro di Rosalba Gadaleta e dell’avvocato Dentamaro, i costruttori che avevano necessità di costruire, i quali hanno rinunciato a volumetrie a favore del verde pubblico. Non sono stata un sindaco che ha voluto vivacchiare. Sono sempre stata coerente come quando ho accettato le dimissioni di Piero de Nicolo che aveva fatto assumere all’interno della Multiservizi, il figlio e il cognato di una consigliera, l’inizio della fine». Cosa è cambiato rispetto alla campagna elettorale del 2013? «Credo che questa sia una campagna elettorale più povera di contenuti rispetto al 2013. Non dobbiamo abbassare la guardia, ma rimanere sempre all’erta, il voto di scambio incombe ancora come una minaccia sulla regolarità del voto. C’è, e torno a sottolinearlo, il pericolo di ingovernabilità dovuta alla seria possibilità che gli elettori applichino il voto disgiunto. Questo succede quando i programmi sono poveri di contenuti». Quali movimenti politici, oltre alle liste che sostengono Gianni Porta, dovrebbero appoggiare la sua candidatura? «Chiedo al Movimento 5 Stelle di votare per me. Abbiamo sostenuto le stesse battaglie ad esempio per lo sblocco del depuratore, abbiamo la stessa sensibilità ambientale. Non dobbiamo avere paura di ricominciare dall’inizio, come nel gioco dell’oca. Temo che se il prossimo sindaco se non sarà Gianni Porta, non potrà governare a lungo, oltre ad un tracollo morale e politico in caso di vittoria di De Bari-Azzollini». Quali, secondo lei, le prime azioni che il prossimo sindaco di Molfetta, dovrebbe adottare? «Prioritario è il lancio di un osservatorio sulla politica pubblica, che il prossimo sindaco si confronti con tutti, adotti buone pratiche di trasparenza. Non meno importante è lo sblocco dei concorsi per l’assunzione dei dipendenti comunali, per i quali, come in altre amministrazioni pubbliche, c’è il blocco del turn over. Vorrei ricordare che, durante la mia amministrazione, sono stati espletati due dei tre concorsi da me promessi, l’assunzione di Vincenzo Carnicella all’ufficio Affari Legali, personale proveniente da altre amministrazioni grazie a comandi e distacchi. Il candidato Minervini sostiene che, in caso di vittoria, assumerà personale esterno. Voglio ricordargli che deve attenersi a precise diposizioni che vincolano l’assunzione di personale esterno». L’entusiasmo, la voglia di mettersi a disposizione della propria città rimangono immutate, per questa “ragazza” di Molfetta, diventata uno dei dirigenti della Sinistra Italiana. Nessun interesse, nessuna ambizione personale, solo un incondizionato e sconsiderato amore per una città che toglie, ma riesce a dare tanto
Autore: Beatrice Trogu