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Pallavolo molfettese, anno zero?
15 settembre 2004

Questo non vuol essere un anatema ma una breve e serena disamina sulla situazione attuale della pallavolo molfettese. Non vorremmo essere pessimisti ne' tantomeno esprimere giudizi drastici sull'Indeco Cattolica Molfetta e sulla Molfetta Volley, ma sembra che le due blasonate società molfettesi e vorremmo tanto essere smentiti, stiano vivendo un momento critico. Sogni onirici, voli pindarici, utopie, chimere, hanno prima illuso e quindi disintegrato i sogni effimeri di tifosi appassionati ed entusiasti, dopo di che l'Indeco Molfetta è precipitata ignominiosamente nel baratro della retrocessione, dopo solo un anno di serie A-2. A chi sono da attribuire demeriti e colpe è inutile stare a rinvangare cose già trite e ritrite in tutte le salse e ormai sulla bocca di tutti. Trascinata in questo “bailamme” la gloriosa, un tempo che fu, Molfetta Volley, da quest'anno assorbita dall'entourage della società maschile e coinvolta per il terzo anno consecutivo nella roulette russa dei play-out, per evitare la retrocessione, ridottasi ad un pugno di volenterose ragazze e niente più. Dispiace dirlo, ma dove è finita la brillante società del prof. Salvemini che tante soddisfazioni ha dato in passato? E il settore giovanile, una volta così florido? Chi si assume la colpa di tanto decadimento? Da questa stagione disastrosa quasi fallimentare, filtra uno spiraglio di luce che viene dalla “Pegaso Molfetta”, ultima società nata nel firmamento pallavolistico cittadino, ma prima come risultati acquisiti quest'anno col quinto posto nel torneo di serie C femminile, bissando lo stesso risultato dello scorso anno, splendido esempio di come si gestisce una società senza l'ombra di uno sponsor, ma con l'entusiasmo e l'abnegazione di qualche…genitore. Ma la situazione pallavolistica molfettese presenta problemi non trascurabili e non tutte le colpe sono imputabili alle società. Mancano dirigenti volenterosi in grado di portare avanti un certo discorso sulla crescita sportiva delle società stesse e sono carenti soprattutto i tecnici preparati, in grado di gestire accuratamente il movimento giovanile dal punto di vista tecnico-sociale, reso più difficile dal particolare diverso tenore di vita dei ragazzi di oggi. A tutto ciò bisogna aggiungere la ormai cronica mancanza di disponibilità degli impianti sportivi, nonostante l'inaugurazione quest'anno del mega “Pala-Poli” e gli scarsi risultati ottenuti a livello giovanile (negli ultimi anni nessun atleta molfettese ha fatto parte delle varie rappresentative ) a scapito di società limitrofe di scarso spessore. L'amministrazione comunale deve vivere e seguire con più disponibilità le vicende sportive cittadine e le “promozioni”, che poi sono quelle che valorizzano maggiormente le risorse umane, distratte spesse volte, da attività alternative dei ragazzi, non sempre lecite. Con più accorgimenti e più stretta collaborazione, si potrebbe lavorare tranquillamente per il bene e lo sviluppo di tutto il movimento sportivo molfettese. La Pegaso Molfetta anche quest'anno si è confermata l'unica realtà della pallavolo femminile. A fronte di sacrifici dei dirigenti la società molfettese, oltre al quinto posto nel campionato di Serie C con la squadra maggiore, ha vinto il Campionato regionale CSI categoria Open, dimostrando ancora una volta della validità del settore giovanile che se ben sostenuto può riportare la pallavolo femminile, agli onori delle annate migliori. Mauro Magarelli Condivido le sue riflessioni. Sui dirigenti dell'Indeco abbiamo sprecato fiumi di parole, ma in tanti anni di giornalismo non abbiamo mai trovato tanta ottusità quanto quella di questa dirigenza. Il prof. Salvemini? Altra pasta, altra “qualità”, una persona con la quale abbiamo sempre trovato un'intesa. Possibile che all'interno dell'Indeco, al di là di qualche “soggetto particolare”, non ci sia nessuno in grado di realizzare un'inversione di tendenza? Oppure dobbiamo credere che il soggetto in questione sia l'unico dirigente della società o il “berlusconi” dell'Indeco: se così fosse, ci spiegheremmo il crollo della società e i danni che ne ha ricavato anche sul piano dell'immagine.
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