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Pallavolo corrosa dalla crisi economica: Molfetta iscritta alla A2, ma quante diaspore e fallimenti
15 luglio 2012

La pallavolo è una delle due discipline di squadra a portare a Londra 2012 sia la Nazionale maschile sia quella femminile, ma nel mondo del volley spira l’aria della crisi economica generale, che ha messo in ginocchio società anche di un certo blasone. Dalla Serie A1 fino ad arrivare ai campionati giovanili, gli sponsor hanno ridotto o azzerato i budget. L’argomento principale è la crisi, che dopo aver colpito tutti i settori del consumo, ha picconato inevitabilmente anche la pallavolo che a livello finanziario è debole come pochi. La crisi è aggravata dalla mancanza di ricambi, soprattutto in una pallavolo maschile invecchiata ed impoverita, e la politica della federazione delle leggi anti-over non sembra aver sortito alcun effetto benefico, se non quello di sfoltire le fila dei gironi delle diverse categorie. Le rinunce a giro per l’Italia in tutte le categorie sono campanelli d’allarme importanti che devono far riflettere.E il mercato estivo risentirà di questa situazione. A settembre la nuova situazione potrebbe determinare un inaspettato aumento del livello della B2, per la discesa di giocatori di categorie superiori costretti ad avvicinarsi a casa o a moderare i propri stipendi. Anche diminuire ulteriormente il numero dei gironi potrebbe essere controproducente, con le distanze delle trasferte che crescono e i costi che lievitano. In questo, la conformazione geografica italiana non aiuta. Sotto i riflettori dei mass media sono finiti i club delle due massime categorie, cui restano pochi giorni di tempo per iscriversi ai campionati e, dunque, per trovare le risorse necessarie ad affrontarli. Sono stati perciò introdotti, almeno sulla carta, criteri più restrittivi per le iscrizioni (scadono il 14 giugno per l’a1 e l’A2 maschile e il 29 giugno per l’A1 e l’A2 femminile), sperando di arginare un certo tipo di sotterfugi societari e amministrativi (alcune società cambiano nome di stagione in stagione lasciandosi dietro debiti). Nonostante le difficoltà economiche che attanagliano molte squadre di A1 e A2, la Pallavolo Molfetta è ufficialmente riuscita iscriversi al Campionato di A2. Questo sta a dimostrare un sacrificio economico immenso da parte del presidente Antonaci. Un vero e proprio gesto eroico, per far si che la pallavolo che conta resti a Molfetta, dopo l’annata appena trascorsa con a capo Pino Lorizio. ADDIO A ROMA E BELLUNO La Serie A1 maschile di pallavolo ha visto chiudere ufficialmente due società. La Roma Volley dell’imprenditore e costruttore Massimo Mezzaroma (diventato in corsa anche presidente del Siena Calcio e coinvolto nel calcioscommesse) e la Sisley Belluno (che ha radici a Treviso), squadra da un anno orfana del gruppo Benetton, l’ultima grande famiglia-magnate a lasciare lo sport delle schiacciate. Due fughe che seguono quella immediata a fine stagione di Monza, che ha ceduto il titolo alla retrocessa Ravenna. LA DIASPORA DELL’A2 In Serie A2 sonoappena 10 squadre iscritte (nel 2011 erano 16: lasciano Segrate, Isernia, Genova e Lupi Santa Croce), con tre società riserva (Brolo, Cavriaghese e Ortona) e Carpi che deve ancora perfezionare i documenti per l’iscrizione, ma con il dubbio legato alla mancanza di un palasport a norma. La crisi economica del volley italiano colpisce anche squadre che fino alla passata stagione militavano nel campionato di A2 proprio contro la Pallavolo Molfetta. I Lupi Santa Croce sull’Arno hanno rinunciato a partecipare al prossimo campionato di A2 a seguito «dell’assenza delle necessarie garanzie di copertura del budget minimo necessario, tenuto conto della difficile situazione economico-finanziaria del momento». Una rinuncia che è solo «un adeguamento all’attuale situazione e non una rinuncia », ha spiegato il presidente Agostino Pantani. Emblematico il caso della Pallavolo Loreto. È l’unica società che ha una squadra sia in Serie A2 maschile che femminile. Il rischio che una delle due sia soppressa è molto alto. MANCANZA DI PROGRAMMAZIONE È davvero la crisi, ma anche una vera e propria mancanza di programmazione, di progetto marketing e comunicazione, di radicalizzazione sul territorio, di lavoro e strategie atte a evitare che il 75% o 80% dei budget sia a fondo perduto, gettato nelle tasche degli atleti e staff. Senza investire, senza costruire qualcosa che vada al di là del solo risultato del campo. Forse è arrivato il momento che anche il sistema nel mondo dello sport cominci a cambiare.

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