Palazzo Dogana, i lavori non iniziano, nessuno sa perché. Rischio speculazione privata?
Ancora tutto fermo a Palazzo Dogana. Nemmeno un’impalcatura. Compensano topi, piccioni e calcinacci. Eppure, nella conferenza stampa «Stiamo cambiando volto alla nostra città» dell’ottobre 2010 l’amministrazione Azzollini aveva annunciato in pompa magna l’imminente inizio dei lavori di ristrutturazione. Rumors di campagna elettorale confermati dai fatti. Nel dicembre 2009 la stipula dell’atto di concessione da parte dell’Agenzia del Demanio all’ATI Dogana Vecchia, aggiudicataria della gestione dell’immobile per i prossimi 50 anni. Hotel di lusso per il rilancio del turismo a Molfetta, il progetto presentato e approvato in sintonia con il protocollo d’intesa fra il Ministero dell’Economia e delle Finanze, l’Agenzia del Demanio e il Comune di Molfetta. Ma ad oggi, ancora niente. «Poniamo le basi per un reale rilancio turistico di Molfetta e in particolare di un’area che in futuro ospiterà il porto turistico», le parole del sindaco Antonio Azzollini in un comunicato stampa del gennaio 2008. Propaganda politica? Perché i lavori non iniziano? Cosa si nasconde dietro l’empasse? «Noi non siamo protagonisti, perché non abbiamo né la responsabilità di direzione lavori, né la responsabilità del procedimento - ha spiegato a Quindici Balducci l’ing. Enzo Balducci, dirigente ad interim del Settore Territorio - per cui quando inizieranno, avremmo la possibilità di controllare la conformità dei lavori alla convenzione». Se il Comune di Molfetta ha l’obbligo di alta sorveglianza, come mai in quasi due anni nessuno ha indagato sul mancato inizio dei lavori? Tanto interesse (politico) per Palazzo Dogana, per poi affidarlo a un privato che continua a mantenerlo nel degrado? Chi si è occupato della pratica in Comune? «Onestamente credo se ne occupasse il mio predecessore (l’ing. Rocco Altomare, agli arresti domiciliari per l’inchiesta “Mani sulla città”, ndr) e al momento non ci sono state da parte della ditta appaltatrice comunicazioni al riguardo - ha spiegato Balducci - purtroppo le problematiche lasciate aperte sono tali e tante che questa potrebbe non rivestire un carattere di priorità». Palazzo Dogana, prima una priorità per l’amministrazione Azzollini, ora declassato e dimenticato. Era necessario gettar fumo sugli occhi ai cittadini e parcheggiare la “patata bollente” da un privato? L’ATI appaltatrice ha le possibilità economiche per il recupero edilizio in un periodo di crisi finanziaria e lavorativa, soprattutto per le imprese edilizie? È tutto in ordine nei conti e nei documenti del passaggio dal demanio all’ATI? La sorte di Palazzo Dogana dimostra ancora una volta (vicenda Mazzitelli docet) quanto possa essere sconsiderato affidare un bene immobile e pubblico a un privato, senza una preliminare e adeguata riflessione politica. anzi, secondo indiscrezioni, “un privato” avrebbe acquistato le quote comunali, privatizzando il bene comune. Già Quindici si era opposto non solo all’affidamento a un privato, ma anche alla destinazione di Palazzo Dogana a lusso di pochi “ricconi”. Il sindaco Azzollini ha puntato i piedi, fino allo scontro violento con l’opposizione in Consiglio comunale. Nessun dialogo con i cittadini, che avrebbero preferito una soluzione diversa, come quella di un centro regionale musicale. Perché aver rifiutato una scelta di tipo culturale? Un servizio reso ai privati? Errore politico o incapacità programmatica? Un flop che impoverisce ancora una volta Molfetta, dopo il porto dei sogni, la foresteria e gli scandali edilizi.