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Pacta sunt servanda
15 dicembre 2005

Già i latini, maestri di diritto avevano sentenziato che “pacta sunt servanda” (i patti vanno rispettati). Sarebbe questa la prima, ma crediamo l'unica, risposta al gran baccano che si sta facendo nel centrosinistra sulla vittoria di Lillino Di Gioia alle primarie per la designazione del candidato sindaco. Il resto è solo accademia, dibattito interno, utile finché si vuole per un'analisi del voto, che comunque andava fatta, come è avvenuto, in chiave critica, per non sbagliare nuovamente. Ma mettere in discussione il risultato elettorale non è possibile, né pensabile. Occorre essere seri e credibili di fronte non solo al proprio elettorato (chi dà la certezza che anche molti elettori del centrosinistra non abbiano votato Lillino?), ma anche di fronte alla città. Il centrosinistra si è sempre battuto per il rispetto delle regole e ora, che è chiamato a dimostrare questa coerenza, cerca altre soluzioni. Le estemporaneità di qualche personaggio o di singoli soggetti o gruppi, vanno lasciate perdere, se non si vuol rischiare di perdere le elezioni amministrative del prossimo anno. Non si voleva Di Gioia come candidato sindaco? Bisognava dirlo prima, si deve rifiutare (se possibile) la sua partecipazione alle primarie. Una volta accettato il candidato, fatte le manifestazioni pubbliche, occorre accettare anche il risultato. È stato così anche con Vendola. Chi scrive ha coordinato un dibattito con i quattro candidati sindaci ai quali ha chiesto, tra l'altro, un impegno concreto e pubblico a lavorare insieme (i famosi 4 moschettieri) quale che fosse stato il risultato elettorale. Impegno assunto davanti a tutti da Cosimo Altomare, Vito Copertino, Lillino Di Gioia e Mino Salvemini. Oggi quell'impegno va onorato, noi di “Quindici”, nel nostro ruolo di giornale leader che fa opinione a Molfetta, siamo i primi a chiederlo e denunceremo ogni tentativo di non rispettarlo. La città chiede questo, non le elucubrazioni mentali di qualche “malpancista” dell'ultima ora. Occorre uscire dall'ambiguità e questo vale soprattutto per il partito della Rifondazione comunista, che sembra deciso a prendere altre strade. Ognuno è libero di fare quello che vuole, ma poi deve anche assumersi la responsabilità della eventuale sconfitta. Non dimentichiamo che anche in passato Rifondazione o qualche suo leader ha contribuito con la propria inutile intransigenza, a consegnare la vittoria al centrodestra. Si deve prendere atto che la sinistra da sola non può vincere. Occorrono i voti del centro, di quel centro che, per la stessa ammissione di Di Gioia, ha votato per lui. Egoismi personali, velleità di candidature alternative, annullamento delle primarie, liste autonome, fantastasticherie e idiozie simili, vanno messe da parte sia nel nome della coerenza che si chiede sempre agli altri (ma non a se stessi), sia nell'interesse della città. Soluzioni “pasticciate” non sarebbero né capite né accettate dalla gente. Altre volte abbiamo ricordato l'esempio dell'ultimo conflitto bellico quando anche Stati Uniti e Unione Sovietica si allearono per battere il nemico comune. Questo è l'unico obiettivo da perseguire. Dopo si possono fare tutti i distinguo possibili. Onestà, è questo che la gente chiede oggi a chi si è presentato pubblicamente per chiedere un consenso, anche economico, ad un candidato sindaco. Ed è quello che ricordiamo anche a chi, come l'assessore regionale della Margherita, Guglielmo Minervini, oggi dimentica che il “Lillino contestato”, piaccia o no, è un dirigente del suo stesso partito. Guglielmo non ripeta gli errori del passato. Certo, il vero sconfitto di queste primarie è lui, occorre riconoscerlo con franchezza, ma, se sbagliare è umano, persistere nell'errore sarebbe diabolico. Siamo convinti che le primarie siano uno strumento di democrazia, che può riservare sorprese, ma che comunque rappresenta un modo per coinvolgere la cosiddetta “società civile” anche nella scelta del candidato sindaco. È stato così con Vendola e Prodi. Deve essere così anche per Di Gioia. Se si fa una scelta di questo tipo, occorre portarla fino in fondo. “È la democrazia, bellezza. E tu non ci puoi fare niente”, potremmo parafrasare quello che disse, riferendosi alla stampa, Humphrey Bogart, nei panni del giornalista idealista Ed Hutchinson, nel film "L'ultima minaccia" di Richard Brooks (1952). Certo, il candidato sindaco designato Di Gioia deve anch'egli rispettare patti e accordi, a cominciare da quello di tenere fuori tutti coloro che sono stati coinvolti nell'amministrazione di centrodestra e hanno fatto o si preparano a fare il salto della quaglia, i cosiddetti voltagabbana da quattro soldi che colorano il proprio partito di destra o sinistra secondo le circostanze, gli opportunisti che cambiano sigla o insegna per restare sempre in sella. È il popolo che decide e la sua volontà va rispettata. Come pure Lillino, a sua volta, deve rispettare il programma, soprattutto, impegnandosi a lavorare in sintonia con tutti i partiti della coalizione, che dovranno lealmente sostenerlo. E ha dichiarato di volerlo fare. Questo basta: i futurologi, gli indovini (che però non sono stati capaci di prevedere l'attuale risultato elettorale) meglio lasciarli cuocere nel loro brodo. Occorre cominciare subito a lavorare per la città, mettendo da parte polemiche e sciocchezze. La città chiede “fatti” per uscire dalla crisi in cui è precipitata. Il centrosinistra deve dimostrare di essere all'altezza, altrimenti rinunci a governare e faccia l'opposizione, se la sa fare. È questa l'unica strada che ha il centrosinistra per cercare di vincere in una battaglia difficile. Il resto sono chiacchiere da caffè che è meglio lasciare agli sfaccendati che hanno il tempo anche di frequentare i bar cittadini, che non sono, né possono diventare, sedi di partito, né tantomeno centri di opinione. Del resto, basta leggere l'ampio dibattito che si è svolto in questi giorni nel nostro quotidiano in internet (che sta avendo un boom di accessi senza precedenti e senza confronti) “Quindici on line” (www.quindici-molfetta.it) per trovare sia lo scontento dell'elettore di sinistra, comprensibilmente deluso, ma anche la realistica posizione di elettori di sinistra che sono per il rispetto delle regole, premessa di credibilità e di legittimazione a governare. Nel sito ci sono anche commenti di elettori di destra che, giustamente, rimandano al mittente le critiche rivolte a quella parte politica. E questo dovrebbe far meditare qualcuno. Sarebbe suicida per il centrosinistra, nel momento in cui il centrodestra appare in difficoltà, anche sul piano della credibilità e della capacità di governo (basti per tutti l'esempio della soluzione della crisi comunale con la formazione di una giunta “pasticciata” e sotto tutela, di cui parliamo in altra pagina) e perfino sul piano della legalità con personaggi pubblici arrestati o indagati, lasciare un vantaggio insperato agli avversari. Sarebbe un altro errore imperdonabile che il centrosinistra pagherebbe duramente e soprattutto pagherebbe la città, alla quale, invece, come ai nostri lettori e a tutti i cittadini, facciamo gli auguri di un anno nuovo ricco di lavoro, sicurezza, prosperità e sviluppo.
Autore: Felice de Sanctis
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