Ostello dell'accoglienza per gli extracomunitari. Molfetta ritorna città della solidarietà
Non capita spesso che si parli bene di qualcosa o di qualcuno. Capita continuamente di sentir parlare male, a sproposito, “a prescindere” per usare una terminologia utilizzata da un genio come Antonio De Curtis. Ma questa volta è un piacere dichiarare che esiste un’eccezione alla regola, che non sempre si vede il bicchiere mezzo vuoto, che il bicchiere è stato riempito di un liquido composto da particelle preziose, uniche ma non rare di solidarietà. In occasione della festa patronale in onore di Maria Santissima Madonna dei Martiri, a Molfetta l’amministrazione comunale ha allestito una tensostruttura collocata sulla banchina San Domenico che ha avuto lo scopo di ospitare uomini e donne, in prevalenza cittadini extracomunitari, giunti nella nostra città per vendere la propria merce sulle bancarelle. L’ostello dell’accoglienza, come è stato “battezzato” è stato il prodotto di un’azione sinergica tra Ser Molfetta, Misericordia, Croce Rossa Italiana, Avs, il servizio sanitario dell’ordine dei Cavalieri di Malta, il gruppo Scout, l’Anpana e le guardie ambientali e i volontari del Comitando, gruppo di cittadinanza attiva, che hanno immediatamente e positivamente risposto ad una richiesta della nuova leadership cittadina con a capo il sindaco Paola Natalicchio. Le associazioni hanno montato in poche ore la struttura con zone divise e riservate al riposo per uomini e donne, con servizi igienici separati e una zona dedicata ad ospitare mamme con neonati. Quando dalle associazioni organizzatrici è partita la richiesta, rivolta ai propri associati, di disponibilità a “coprire” un turno, non ho esitato ad offrirla, pur non sapendo quale sarebbero state le mie mansioni, ma sono state tante le disponibilità a non poter essere accolte, per eccesso di richieste. Mi sento, pertanto, una fortunata. Il pomeriggio mi sono recata alla tensostruttura dove c’erano già altri volontari. Il “duro” lavoro consisteva nell’assicurare la fruizione dei servizi igienici,fornire agli ospiti indicazioni, prodotti per l’igiene, un bicchiere d’acqua fresca e soprattutto dialogo. Molti degli ospiti si avvicinavano solo per dialogare, per ringraziarci. Hanno affermato che si tratta della prima volta che una città si mobilita per garantire ai “bancarellai” un posto, dignitoso, che li ospiti, che ha permesso loro di raccogliersi in preghiera, di essere puliti, di non dormire sul marciapiede. Abbiamo scoperto che la fiera di Molfetta è un evento a cui non possono mancare, perché sicuramente una delle più grandi nel sud Italia. Molti cittadini stranieri provenivano da Reggio Emilia, Modena ove risiedevano e dove esponevano le loro mercanzie nei mercati settimanali. La maggior parte era costituita da giovani che avevano investito tutti i guadagni per lasciare famiglie e una terra, amata, ma che non è in grado di assicurare loro un futuro; molti con un livello di studio medio alto, con conoscenza di più lingue straniere. Tutti volevano ricambiare la nostra disponibilità invitandoci presso la loro bancarella; tutti ci assicuravano che si sarebbero riuniti in gruppo per pregare per noi e per il nostro sindaco, perché, come hanno affermato, la preghiera di gruppo è più “potente” per la nostra salute e serenità. Molti hanno aspettato una sua visita alla struttura, cosa che è stata fatta quotidianamente, molti hanno voluto fotografarla, molti hanno voluto lasciare un pensiero scritto su fogli improvvisati. Questi pensieri insieme alle foto che li ritraggono sorridenti, sono la testimonianza del successo dell’iniziativa. Moltissimi cittadini molfettesi si sono avvicinati per offrire la propria disponibilità, il proprio tempo e materiale di cui non avevano più bisogno, per rendere ancora più accogliente la struttura. Tanti anche i cittadini dei paesi viciniori che hanno voluto informarsi per poter proporre ai propri amministratori l’istituzione di una struttura di accoglienza in occasione di feste patronali. Nessuno ha manifestato contrarietà, dubbi o sentimenti contrari all’indole umana come rifiuto o razzismo. Nulla è stato tolto ai cittadini molfettesi, molto è stato dato, a parere degli stessi fruitori, agli ospiti della tensostruttura; tanto è stato dato a noi volontari, in cambio di poche ore del nostro tempo. Un’esperienza di arricchimento per tutti, soprattutto per noi cittadini dei cosiddetti paesi sviluppati, un messaggio pervenuto da cittadini stranieri di integrazione, adattamento e sacrificio diretto a chi, a volte dimentica la genesi dei propri avi. Un’esperienza da ripetere, per tutti . Molfetta conferma di avere nel proprio DNA, una naturale predisposizione all’accoglienza, all’inclusione, al dialogo. Un’occasione in cui la città si è riscoperta unita, un’iniezione di fiducia per iniziare a credere che il cambiamento è in atto e proseguirà. Standing ovation, quindi, per la città e per tutti i suoi abitanti.