Ospedale, cosa cambia: una struttura su cui investire
La Regione Puglia, costretta a far quadrare i bilanci è corsa ai ripari: con due leggi regionali ha programmato tagli alla spesa sanitaria con riduzione del personale ed ha emanato il Piano di riordino ospedaliero, grazie al quale dovrebbe essere effettuata la razionalizzazione del sistema, cioè stabilire quali ospedali e reparti chiudere per ridurre le spese e concentrare le risorse…L'ospedale di Molfetta diviene sede secondaria del Presidio unico Bisceglie-Molfetta. Appena sei anni fa era questo lo scenario che si prospettava d'avanti a noi: lo smantellamento graduale dell'ospedale di Molfetta. Ora, quella che era una struttura da chiudere è diventata una struttura sulla quale investire: è stato infatti approvato dalla Regione Puglia il progetto di rifunzionalizzazione e adeguamento a norma del Presidio ospedaliero Don Tonino Bello, grazie al quale il nostro ospedale sarà inserito nel nuovo disegno della sanità regionale a pieno titolo, con dignità. Per il progetto che coinvolgerà il blocco operatorio, con tre nuove sale, il reparto di senologia, il centro trasfusionale, la radiologia e il pronto soccorso, sono stati stanziati 6 milioni di euro. Ciò che ci aspetta è la nascita del Presidio ospedaliero Molfetta -Terlizzi- Bitonto che avrà giurisdizione anche su Giovinazzo. La gara d'appalti verrà indetta a breve e si conta che i lavori cominceranno alla fine dell'estate. «Un nuovo Presidio ospedaliero in questo bacino d'utenza è necessario per venire in contro alle esigenze della popolazione» ci ha detto Annalisa Altomare, Dirigente sanitario del nostro ospedale. «Si va verso l'accentramento di strutture separate per consentire la gestione migliore di una serie di problematiche: l'organizzazione interna, l'integrazione di diversi servizi, tentando di arrivare all'eccellenza. E' un presidio che dovrebbe essere di dimensioni intermedie, con diverse specialità. Logicamente si tratta di processi che devono avere una loro gradualità: il processo di accorpamento è necessario, ma non si possono e non si devono sottrarre al cittadino le strutture sanitarie di cui ha bisogno. Per questo motivo il progetto prevede la nascita di strutture ambulatoriali variamente dislocate sul territorio che rispondano alle esigenze più immediate, non collegate al reparto di degenza, utile per le situazioni più gravi. Si tratta di una situazione che va governata avendo la consapevolezza dei bisogni che vengono espressi dai cittadini, con una certa conoscenza della situazione sanitaria del nostro territorio e con un utilizzo corretto, da “buon padre di famiglia”, delle risorse». E quando parla di risorse, Annalisa Altomare non si riferisce solo a risorse finanziarie o materiali ma soprattutto alle risorse umane. La carenza di personale specializzato rappresenta, ora come ora, la vera spina nel fianco della nostra sanità: «oggi assumere un cardiologo, un'anestesista, un ortopedico è un'impresa titanica - tiene a precisare -, perché l'università non specializza medici in numero sufficiente per far fronte alle esigenze del territorio», il che è paradossale vista la crisi in cui il mercato del lavoro versa da sempre e in special modo in questo periodo, ma si sa, e ce lo conferma anche la dottoressa Altomare, l'ingresso a numero chiuso, un corso di studi che dura decenni tra università e specializzazione, scoraggia i giovani, anche i più dotati, ad intraprendere questo tipo di carriera. E logicamente la mancanza di un numero congruo di medici specializzati e infermieri esperti non può non influenzare la gestione del nosocomio: la questione delle liste d'attesa è connessa alla mancanza di personale e all'esigenza di organizzare meglio i servizi che ci sono. La mancanza di cardiologi, ad esempio, determina l'intasamento di alcuni reparti, «tuttavia - ci spiega la dottoressa Altomare - la questione delle liste d'attesa è dovuta anche al fatto che c'è una organizzazione piuttosto competitiva: se un medico non ha credito presso l'opinione pubblica ci sono poche richieste. Il nostro reparto di s e n o l o - gia è al livello del San Paolo di Bari, di conseguenza ci sono liste d'attesa chilometriche. C'è la necessita che questi specialisti facciano scuola alle nuove leve, ma queste nuove leve devono pur esserci. La carenza di personale è davvero un problema». La questione della continua formazione del personale, riguarda anche quello infermieristico che ha bisogno di continui aggiornamenti, per questo si sta facendo un corso di aggiornamento della durata di sei mesi accreditato al ministero. E così, nonostante le carenze esistenti e innegabili, si sta facendo di tutto per soddisfare le esigenze degli utenti: «la logica che ci ispira è quella di fare al meglio le cose che concretamente è possibile fare, il cittadino ha il diritto di essere curato nel migliore dei modi e non si può fare tutto benissimo. Si è pertanto scelto di potenziare al massimo l'esistente. Possiamo ambire all'eccellenza consolidando i risultati già ottenuti». Infatti per le strutture già esistenti si prevedono maggiori posti letto e una maggiore tecnolocizzazione e messa in sicurezza delle sale operatorie oltre alla ristrutturazione del pronto soccorso. Inoltre già da un paio d'anni è attivo presso il nostro ospedale il “Percorso donna”, che consente alle donne lavoratrici di effettuare tutti i test di prevenzione del tumore alla mammella in un'unica giornata evitando le estenuanti code all'ufficio ticket e prenotando direttamente presso l'ala amministrativa. Ma nonostante i tanti passi in avanti, la dott.ssa Altomare tende a precisare che fermarsi sarebbe un errore: «non bisogna mai accontentarsi, bisogna sempre puntare più in alto. C'è ancora molto da fare!». E tutti speriamo che ancora tanto venga fatto, auspicando che nuove politiche sanitarie, dettate da logiche di potere non vanifichino tanto impegno e dedizione.