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Omicidio in famiglia Leonardo Spaccavento, 23 anni, ha confessato
11 luglio 2006

MOLFETTA - “Padre padrone”, così il Maggiore dei Carabinieri, Paolo Vincenzoni, ha definito questa mattina, in conferenza stampa, la figura dell'uomo, Mauro Spaccavento di 57 anni, colpito ieri sera, in pieno centro, in vico San gennaro (nella foto, il luogo del delitto) da quattro colpi di arma da fuoco che ne hanno provocato la morte. A sparare è stato il figlio, Leonardo, di 23 anni, fermato, dopo una notte di indagini, questa mattina dai militari di Molfetta e sottoposto a misura cautelare su richiesta del pm, dott. Michele Ruggiero, con l'accusa di “omicidio aggravato” e “porto illegale di armi”. Il giovane avrebbe reso piena confessione del suo gesto (nella foto, la conferenza stampa dei magistrati). Stando a quel che si è appreso, il delitto sarebbe maturato nell'ambito del nucleo familiare per i continui contrasti che c'erano tra padre e figlio causati, in particolare, dalla gestione del bar sito in Piazza San Michele, di proprietà della famiglia. Gli inquirenti e le forze dell'ordine hanno espresso viva soddisfazione per la celere conclusione di questo caso e sono ora impegnati nella ricerca dell'arma del delitto di cui il giovane si sarebbe disfatto immediatamente dopo aver commesso il suo folle gesto in vico San Gennaro (foto).
Autore: Giu. Cal.
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Vivo in quella strada, mio figlio la percorre da solo decine di volte al giorno,è il regno dei cani in libertà e di chi cerca facili nascondigli...per questo sono preoccupato più di chiunque altro. Però non posso fare a meno di stigmatizzare da un lato l'iperproduzione di "Soloni" pronti ad ammorbarci con improvvisati trattati di sociologia, dall'altro che leggo delle inesattezze: fu la Giunta Annalisa Altomare, di cui ero Assessore, a rompere il muro degli "struzzi" e dell'illegalità, a costituirsi per la prima volta parte civile nel processo Primavera, a sgombrare Piazza Paradiso e a lasciare (come spesso capita) ad altri plauso e meriti. Quando siamo andati a vivere lì, il larghetto sotto casa sembrava una farmacia...ho lottato quotidianamente, a volte anche fisicamente, contro l'occupazione del territorio da parte di tossicodipendenti, alcoolisti, coppie in cerca di intimità, piccole gang, bulli di quartiere, difendendo nel mio piccolo la vivibilità di un gruppo di case, di bambini e di vecchietti che soffrivano quotidianamente di questi soprusi...adesso la situazione è abbastanza cambiata. Non è l'eden, ma è significativamente migliorata: la civiltà (per quanto voi possiate ritenermi civile) ha occupato il territorio, lo ha tolto a chi vive ai margini della legalità. Sono stato solo, in questa battaglia. Nessun amico, nessun vicino si è offerto di dare una mano, ma io non mi sono arreso, nemmeno nei giorni in cui ero più stanco.Nemmeno nei giorni in cui riflettevo sui rischi cui esponevo i miei bambini.E allore invito tutti voi a fare lo stesso, a non limitarvi ai commenti da caffè, a intervenire personalmente (senza enfatizzare ma badando ai fatti) segnalando i soprusi a chi di dovere, imparando a firmare con nome e cognome, stabilendo un rapporto quotidiano e reale con chi è preposto all'ordine pubblico (mi sono rivolto prima ai Carabinieri e poi alla Polizia Municipale che sono prontamente intervenuti, risolvendo radicalmente alcuni piccoli problemi). Non fermiamoci all'analisi...spesso sbagliata...attiviamo le nostre migliori risorse, le nostre iniziative personali, senza timore di quello che - firmando con nome e cognome - possa capitarci. E' così, a mio parere, che si costruisce una società migliore.Molfetta è una Città matura, anche se la governa la destra "becera e malvagia", ma l'impegno deve essere di tutti e di ognuno. L'illegalità cittadina è enormemente al di sotto di quella presente in tanti comuni del circondario (anche di quelli governati dalla sinistra pura e immacolata), ma basta poco perchè essa invada il territorio. Il più grande degli incendi si sviluppa da una fiammella insignificante:è sulla fiamma piccola che bisogna intervenire, subito, senza rinviare a domani, TUTTI ed OGNUNO. Buone critiche.... Pasquale Mancini

Vivo anch'io, anche se da meno di un anno, in quella zona. Caro Pasquale Mancini, prima di andare a vivere tra quelle strade in cui si è verificato l'omicidio non mi ero mai avvicinato al quartiere "Camere Nuove". Bhè, sono rimasto sorpreso da quello che ho constatato con i miei occhi. Non è affatto il quartiere degradato che in molti disprezzano. Qui ci vive tanta brava gente insieme a qualche extracomunitario di cui non posso dire niente di male. Certo qualche "mela marcia" ci sarà, ma credete veramente che siano tutte lì? In ogni quartiere c'è il buono ed il cattivo, la brava e la cattiva gente, perciò smettiamola di etichettare la gente in base al solo posto in cui vive. L'omicidio di ieri sera poteva accadere in qualunque zona della città: Corso Umberto, il Lungomare, Rione Paradiso, Zona 167, Madonna dei Martiri, per citarne alcune; episodi del genere (lite tra genitore e figlio) avvengono in qualunque parte del mondo, non sono una prerogativa del solo quartiere in questione. Smettiamola, pertanto, di fare distinzioni tra quartieri di serie "A" e quartieri di serie "B" (come fa la Gazzetta del Mezzogiorno oggi in edicola), la città è una ed è di tutti. Se nel tessuto sociale c'è qualche problema, questo è un problema di tutti e non di pochi. Fatevi un giro tra le strade di cui parliamo e vedrete che anche quella è una parte della nostra Molfetta e che non c'è bisogno di reclamare una firma su un blog per iniziare un opera di legalità. L'opera è iniziata 10 anni fa ed ha già dato i suoi frutti, non sarà certo un episodio, sia pur increscioso, a farci tornare indietro.

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