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Omicidio Bufi, il caso esplode a livello nazionale Inchieste sugli inquirenti e polemiche su una vicenda ancora oscura
15 luglio 2002

Rimbalza sulle pagine dei giornali nazionali il caso di Annamaria Bufi, la ragazza di 22 anni assassinata la sera tra il 3 e il 4 febbraio di dieci anni fa. Ora ne parla anche Panorama. “Annamaria, uccisa anche dalla giustizia”: è un pugno nello stomaco il titolo scelto dal settimanale nazionale per riassumere l'intricatissima vicenda dell'assassinio di Annamaria Bufi. “Nei dieci anni che sono stati necessari a individuare il presunto assassino di Annamaria è successo di tutto: prove sparite nel nulla, verbali di perquisizione incompleti o falsificati, nastri delle intercettazioni telefoniche alterati, interrogatori dimenticati”. Parole dure, che hanno già fatto montare su tutte le furie alcuni magistrati che in passato si sono occupati del caso. Questi i fatti. Il corpo di Annamaria viene ritrovato sul selciato della SS 16 bis, in corrispondenza dell'uscita per la zona artigianale. L'hanno ammazzata “sei colpi alla testa inferti con grande forza”. Partono le indagini. Si scopre che la ragazza da otto anni aveva una relazione con Marino Domenico Bindi, insegnante di educazione fisica, di oltre vent'anni più grande di lei. Bindi viene interrogato il giorno dopo, fornisce un alibi per la sera precedente. Numerose le piste percorse dagli inquirenti: nessuna però porterà al colpevole. Il 18 ottobre del 1992 l'inchiesta viene archiviata. Passano quattro anni, lunghissimi per i familiari: Annamaria è stata uccisa perché? E da chi? Si brancola nel buio, ma un dato è certo: l'assassino esiste, ha colpito lui Annamaria, ha ferito lui per 24 volte il suo corpo. Nel 1996 si riaprono le indagini: la famiglia della ragazza centra il primo risultato. Bindi è per la prima volta un “indagato”. Il 16 settembre del 1997 è la data fissata per il suo interrogatorio. Mancato. Sì, perché la difesa di Domenico Marino Bindi esibisce un certificato medico: l'indiziato non può presentarsi perché affetto da una grave sindrome depressiva. Il 18 settembre per la seconda volta vengono archiviate le indagini. Il resto è storia. Due anni fa i faldoni dell'omicidio Bufi si riaprono ancora. Il 13 ottobre 2001 il Pm Francesco Bretone ottiene dal gip Michele Nardi l'ordine di arresto a carico di Bindi. Dopo un mese l'indagato numero uno viene però scarcerato: il tribunale del riesame riduce i termini della custodia cautelare. Intanto Francesco Bufi, il padre di Annamaria, scrive alla procura, al comando generale dei carabinieri, al ministro della Giustizia, al presidente della Repubblica. A gennaio di quest'anno la procura di Potenza apre un'inchiesta a carico degli inquirenti (magistrati e carabinieri) che per primi si occuparono del caso Bufi. Ad aprile la Cassazione rigetta il ricorso di Bindi, contro l'ordinanza del tribunale della libertà che aveva confermato gli indizi di colpevolezza a suo carico. Va avanti, dunque, la macchina della giustizia. E per il caso Bufi la parola fine oggi sembra più vicina. Tiziana Ragno
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