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Omicidio Bufi, forse clamorosa svolta dopo 13 anni: arrestata una testimone
01 febbraio 2005

MOLFETTA – 1.2.2005 Forse siamo a una clamorosa svolta dopo 13 anni nelle indagini sull'omicidio di Anna Maria Bufi (nella foto), la ragazza di 23 anni trovata morta la notte fra il 3 e il 4 febbraio del '92 sulla SS16 bis nei pressi dello svincolo della zona industriale di Molfetta, per il quale è in corso davanti alla Corte di Assise di Trani il processo a carico del presunto assassino, Marino Domenico Bindi, di 57 anni, professore di educazione fisica, che avrebbe avuto una relazione sentimentale con la vittima. E' stata arrestata Teresa Cafagna, 45 anni, sposata e madre di due figli, per “false dichiarazioni all'autorità giudiziaria” e si è cominciato a parlare dell'arma del delitto che sembra sia stata una mazza da baseball che sarebbe stata fatta sparire. L'arresto in carcere è stato disposto dal Gip del Tribunale di Trani, Michele Nardi, che nella sua ordinanza parla di «autentico show sviluppatosi a puntate di cui si è resa protagonista la Cafagna, fatto di piroette e volteggi su versioni differenti e sempre diverse dello stesso fatto. Un'evidente programmata e scientificamente premeditata attività di depistaggio continua, operata da un soggetto che ha deciso con tutte le sue forze non solo di non collaborare con la giustizia ma di difendere a tutti i costi l'impunità del Bindi». Secondo l'accusa del sostituto procuratore della Repubblica di Trani, Francesco Bretone, la donna avrebbe fornito agli inquirenti versioni fuorvianti su circostanze di sua conoscenza nel tentativo di eludere le indagini, favorendo così il presunto assassino. La Cafagna, infatti, secondo l'accusa avrebbe mentito in due circostanze: “sapeva che una mazza da baseball usata per colpire la Bufi era stata fatta sparire” e inoltre che sua cugina Anna Andriani, moglie di Onofrio Scardigno, coimputato di favoreggiamento nel processo in corso, avesse “visto il cadavere di Anna Maria riverso per terra”. Tali circostanze (che sarebbero state riferite agli inquirenti e confermate anche in un confronto diretto da un'amica dell'Andriani) sono sempre state sempre smentite dalla Cafagna che ha detto di non ricordare con certezza chi le avesse raccontato della mazza da baseball, negando di aver ricevuto le confidenze della cugina in merito al ritrovamento del cadavere. Affermazioni ripetute anche ieri in carcere nel corso del primo interrogatorio da parte dei magistrati (per questo il suo legale ha chiesto la scarcerazione). Ma questa versione dei fatti non viene ritenuta credibile dagli inquirenti: «il fatto che la donna – scrive il gip nell'ordinanza di custodia cautelare – abbia nascosto le circostanze che conosceva, e soprattutto quella del “cadavere per terra”, non è un caso. Questa scena non solo confermerebbe in modo inequivocabile la colpevolezza di Bindi, ma chiarirebbe definitivamente quale sia stato il luogo del massacro. Infine squarcerebbe un velo forse decisivo per comprendere la rete fitta e inestricabile di complicità di cui, inspiegabilmente, Bindi ha goduto finora». Al “giallo” del delitto Bufi si aggiunge questo nuovo episodio, che da un lato sembra fare luce su particolari importanti, dall'altro complica ancora di più una vicenda già complessa, che vede coinvolte anche le istituzioni. Infatti, davanti al Tribunale di Potenza sono indagati per favoreggiamento perfino alcuni carabinieri che prestavano servizio a Molfetta in quegli anni. Tra i lati ancora oscuri di questa vicenda, oltre alla sparizione dell'arma del delitto, ci sarebbe il mistero di un paio di scarpe sporche di terra che – secondo il Pm - sarebbero state trovate nel corso della perquisizione nella casa del Bindi e portate in caserma da un brigadiere e poi anch'esse scomparse. Il padre della ragazza, Franco Bufi, in tutti questi anni non si è mai arreso e vuole che la verità, quale che sia, venga a galla e ha anche aperto un sito internet sull'omicidio Bufi. Sul prossimo numero del mensile “Quindici” in edicola, altri particolari sul processo Bufi e su questo clamoroso arresto, forse destinato a imprimere una svolta decisiva alla vicenda.
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