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Olocausto, imparate che occorre vedere e non guardare in aria
15 febbraio 2017

Sono ritornati solo da alcuni giorni i 12 ragazzi del liceo classico e del liceo scientifico impegnati con quello che ormai è un appuntamento fisso con la memoria. Il liceo Einstein-da Vinci è infatti uno dei veterani partecipanti al cosiddetto Treno della memoria, un viaggio all’interno dei luoghi che hanno caratterizzato l’ultima fase del progetto di Hitler, definita «soluzione finale», cioè lo sterminio degli ebrei. Gli alunni, accompagnati dalla prof.ssa Marta Giancaspro, sono partiti lunedì 23 gennaio per un lungo, lunghissimo viaggio in pullman con meta intermedia Praga e destinazione finale Cracovia. Il loro percorso di formazione è iniziato, però, già da mesi fa con incontri di formazione e preparazione ad un’esperienza tanto forte. «In questo particolare momento storico – hanno affermato i rappresentanti dell’associazione Terra del fuoco e i docenti dell’università di Bari e del Salento che hanno collaborato all’organizzazione di questo evento – è meraviglioso come mille ragazzi provenienti da tutta Puglia abbiano deciso di partecipare ad esperienza di cui si rendano direttamente protagonisti, momento di cittadinanza consapevole. Ci auspichiamo che possa crescer in loro un senso di comunità, di indignazione e di appartenenza, prima che all'Italia all'Europa, che in questo momento più che mai ha bisogno che i giovani comprendano quello che è stato il nostro passato per costruire un futuro migliore. Così inizia un viaggio dentro l'umanità, che interiorizzata li porterà ad avere gli strumenti necessari per comprendere ciò che li circonda». Ed è stato proprio questo l’obiettivo dei 10 giorni passati nelle terre fredde della Repubblica Ceca e della Polonia: la formazione di un senso di responsabilità e di cittadinanza attiva. La neve ad accogliere i ragazzi a Praga, che nella prima parte del loro viaggio si son trovati a confrontarsi con visita a Terezin, campo di concentramento da sempre definito il “campo della propaganda”, perché era utilizzato dai nazisti come luogo per creare tutto ciò che sarebbe stato trasmesso all’esterno per dare al popolo una falsa immagine di ciò che realmente accadeva all’interno. A pochi chilometri da Terezin sorge la cittadina di Lidice, di cui pochi conoscono il triste destino. Completamente distrutta il 10 giugno 1942, come rappresaglia da parte degli occupanti tedeschi, in seguito all’attentato delle forze partigiane ceche in cui era stato ucciso Reinhard Heydrich. La rappresaglia causò la morte di 192 uomini, mentre le donne furono deportate. Una triste sorte fu riservata ai bambi-ni del villaggio: vennero o deportati in campi di sterminio o trasferiti in Germania per la germanizzazione. A tutti i bimbi coinvolti in questo tragico evento è dedicato un mausoleo davanti al quale i ragazzi sono rimasti commossi e hanno spontaneamente dedicato un minuto di silenzio. Ma il loro viaggio non terminava qui e anzi si accingeva a giungere al momento più importante. Non appena arrivati in Polonia ad accoglierli per le strade di Cracovia c’erano degli strani personaggi, attori che interpretavano persone di diversa estrazione sociale provenienti direttamente dal primo dopoguerra tedesco e che narravano dal loro punto di vista la crisi, la Repubblica di Weimar e l’ascesa di Hitler, permettendo ai ragazzi di comprendere a pieno il periodo storico e perché il programma di Hitler come possibilità di ristabilire l’ordine e la superiorità della razza ariana che nella prima guerra mondiale era stata violata ebbe grandi consensi in un periodo storico molto complicato. Ma il momento più intenso dell’intera esperienza è senza dubbio stato la visita prima alla fabbrica di Schindler e al ghetto ebraico di Cracovia e successivamente ai campi di Auschwitz e Birkenau. Nella fabbrica di Schindler prima della visita si è tenuto un incontro con un professore che ha spiegato tutta la situazione dell’est Europa e della Germania focalizzandosi sul concetto di spazio vitale, per poi contestualizzare la gradualità dell’ascesa al potere di Hitler e il passaggio da lavoro forzato a ghetto a campo di sterminio. Emblematica la visita della fabbrica perché nel museo è stato abilmente riprodotto il clima della prima metà del ‘900. Tutti sanno che Cracovia è attraversata da un fiume, e mentre oggi è un ponte meraviglioso che collega le due parti della città, solo qualche anno fa era lo stesso ponte che oggi collega a dividere il quartiere del ghetto ebraico, che con grande orgoglio mantiene ancora intatte le sinagoghe e dove è possibile riflettere nella piazza degli eroi di ghetto, in cui i ragazzi si sono imbattuti negli stessi strani personaggi incontrati il giorno prima per le strade di Cracovia entusiasti del programma di Hitler, incarnando tutto il popolo tedesco, che però in un nuovo spettacolo ambientato dopo l’emanazione delle leggi di Norimberga stavano iniziando a comprendere quello che poi sarebbe stato realmente il regime dittatoriale. Ciò che senza dubbio gli occhi stanchi e gonfi per il freddo dei giovani ragazzi pugliesi e di quanti hanno calpestato e calpesteranno la fredda neve polacca non dimenticheranno mai è tutto ciò che hanno visto nei campi di concentramento e di sterminio di Auschwitz e Birkenau: 8 ore complessive di visita, perfettamente coperti per fronteggiare i -20°, non hanno spaventato i ragazzi e anzi sono volate perché un esperienza del genere non può far altro che coinvolgerti emotivamente e trasportarti. Ad Auschwitz, ci si mette a piangere, ci si commuove, ci si emoziona pensando a tutto ciò che l’animo di un uomo ha potuto pensare e realizzare. Non si può restare indifferenti davanti a mucchi di capelli ormai scoloriti, cumuli di effetti personali come occhiali, spazzole, scarpe che potrebbero sembrare parte della comunità, ma che per gli ebrei venivano a mancare insieme alla dignità. A Birkenau, invece, più che piangere cresce un senso di grande indignazione: tutto ciò che è rimasto e che si può vedere sono chilometri e chilometri di rotaie ed ex case di legno utilizzate sia come dormitori sia per ogni tipo di perversione dei tedeschi, un luogo completamente abbandonato a se stesso. Treno della memoria non è soltanto forti emozioni, ma anche commemorazione: proprio a Birkenau si è infatti tenuta una cerimonia, nella quale ogni ragazzo ha scritto su una fascetta nome e cognome di uno degli ebrei che più l’aveva coinvolto in foto ad Auschwitz e dopo aver letto il suo nome ha detto «io ti ricordo», acceso un lumino e messo tutti i fogliettini vicino al monumento commemorativo all’atrocità dell’uomo. Tornati con l’immensa speranza che tali atrocità non avvengano mai più, il treno della memoria è un viaggio non solo nel passato, ma anche nel presente e soprattutto nel proprio animo.

Autore: Martina Pisani
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